I neofascisti vanno di moda? Per noi dovrebbero andare altrove...

 


 

«La nostalgia del Duce esiste, ha il volto di ragazzi normali e parla di valori tradizionali: Dio, Patria e famiglia». Sono alcune delle parole con cui inizia un lungo articolo che il mensile TopGirl ha dedicato alla nuova moda degli adolescenti: il neofascismo. La rivista, edita da Gruner+Jahr/Mondadori, è una delle più lette tra le teenager italiane. E ha pensato bene di dedicare sei paginate a quella che loro descrivono come una moda, una nostalgia tornata in voga. Per farlo, quelli di TopGirl hanno usato le voci di tre ragazzi. È così che il leader dei giovani milanesi di Forza Nuova finalmente ha la sua ribalta per sfogarsi: «Immagina che il giorno prima dell'esame di maturità la Digos si presenti a casa tua con un mandato di perquisizione e l'accusa di aver picchiato una persona. No, questa non è una vita tranquilla». Angelo racconta di aver imboccato la strada del neofascismo per «distaccarmi dal materialismo dilagante, cercavo qualcosa che si alzasse al di sopra della mediocrità».

 

Basta scorrere qualche riga per capire che cosa intende Angelo quando parla di «alzarsi dalla mediocrità». Parlando dei fatti di piazza Navona, quando ci furono duri scontri in occasione delle manifestazioni studentesche, spiega che avrebbe voluto essere «al fianco dei camerati attaccati ingiustamente... ho avuto invidia per quelle immagini: invidia dello scontro. Sia chiaro però: non giustifico la violenza a scopo offensivo, ma solo difensivo».

Angelo, però, non ce la fa a tranquillizzarci. Né ci lasciano indifferenti le parole di Claudia, 16 anni, che si è avvicinata a Forza Nuova «l'anno scorso, perché nella zona dove abito si è riversata una vera e propria ondata di zingari». I rom «sono riusciti a mandarli via» e lei ha trovato la sua casa: «Mi sento diversa dalla maggior parte dei miei coetanei: non mi interessa andare a ballare e detesto qualsiasi tipo di droga». Preferisce cacciare gli zingari.

Anche Federico si rende conto che «i ragazzi sono più attirati dai centri sociali che non dalla nostra attività: noi promettiamo disciplina, lavoro e poi, forse, divertimento. Il nostro è un movimento fortemente gerarchizzato, non esiste iniziativa personale e si obbedisce a un capo».

Intorno, un corollario di immagini, fotografie di vite devote al neo fascismo. I concerti degli Hobbit e delle Morrighan, cinture con la croce celtica, tatuaggi che raffigurano Mussolini, il fascio littorio, la svastica. Insomma, apologia del fascismo, come ben hanno evidenziato le persone che hanno apposto delle “pecette” gialle sulle pagine incriminate (GUARDA LE IMMAGINI), per ricordare che difendere il Ventennio e i suoi ideali, nel nostro Paese, è ancora reato.

Per fortuna, il caso non è passato inosservato. A indignarsi sono state proprio alcune delle lettrici di TopGirl: «Ciao a tutti e a tutte – dice RagazzaAntifascista – scrivo su questo forum per protestare sonoramente contro l'articolo comparso su Topgirl dedicato ai "giovani neofascisti". Trovo che trattare l'argomento del nuovo fascismo che avanza come una cosa "in" (al pari dei pantaloncini alla moda, degli occhiali grossi eccetera) sia stata una scelta sbagliata, fuorviante, che non approfondisce i legami dei movimenti di estrema destra con la nostra storia (sempre meno conosciuta, ahimè), che incita al razzismo e spinge verso un "essere alternativi" che altro non è che mettere a proprio agio coloro che, per esempio, nelle stazioni danno fuoco ad altre persone, giustificandosi con un "mi annoiavo" davvero poco credibile. Ricordo alla redazione di Topgirl che l'apologia di fascismo è reato. E che le riflessioni sulla famiglia, sulla religione, sull'immigrazione e sulla cultura, se non si ha idea di come affrontarle, forse è meglio non farlo. Mi auguro che la redazione di Topgirl vorrà pubblicare un editoriale in cui si scusa con tutta l'Italia, per aver quasi sputato sulla sua Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza».

Sono in molte anche a dire «io ho girato pagina», altre ancora a sostenere che «l'intento non era quello di elogiare il fascismo, ma solo di raccontare una realtà che esiste e che si sta diffondendo nel nostro paese». La discussione arriva pure su Facebook dove interviene anche la direttrice del mensile, Annalisa Monfreda. Risponde a un professore indignato e gli spiega: «Si tratta di un reportage sui movimenti neofascisti. Siamo andati a vedere cosa fanno, cosa pensano, cosa indossano quelli che si sono resi colpevoli degli attacchi di piazza Navona. Secondo le buone regole del giornalismo non abbiamo "giudicato", abbiamo lasciato che i pensieri espressi dai ragazzi si facessero giudicare da soli. Quanto alle immagini dei tatuaggi, nell'articolo c'è scritto che contravvengono alla legge Scelba (c'è scritto anche che i neofascisti vorrebbero abrogarla, ndr). Possiamo discutere sul fatto che i ragazzi abbiano o meno strumenti di discernimento, ma di certo l'intento del reportage non era apologetico (e se compra il numero successivo, oggi in edicola, oltre alla mia risposta alle lettere in merito all'articolo, troverà un pezzo sui ragazzi dell'Onda)».

Poi, una conclusione illuminante: a chi l'avverte che dopo questo passo falso potrebbero crollare le vendite del suo giornale, la Monfreda risponde: «Si ricordi che questo e' il paese di Povia e Berlusconi. Uno ha quasi vinto Sanremo e l'altro... Inutile che glielo dica. Ovviamente non era mio obiettivo quando ho commissionato quel reportage, ma cosi è se vi pare». Parlando di neofascisti, nel paese di Povia e Berlusconi, le vendite possono solo aumentare.

(articolo tratto da l'Unità.it)

Dove: