Per gestire i rifiuti non serve De Gennaro

Repressione. Questa sembra essere, per ora, l’unica soluzione messa in campo dalle istituzioni per affrontare la difficile situazione che si è creata in Campania.

Come si spiegherebbe altrimenti la nomina di Gianni de Gennaro, responsabile della mattanza cilena compiuta nei giorni del G8 genovese, a Commissario Straordinario per l’emergenza rifiuti campana? E’ l’ultimo atto di 15 anni di fallimentare gestione del ciclo dei rifiuti da parte delle istituzioni campane che, per incompetenza o peggio per collusione con gli interessi di criminalità e lobbies economiche, non hanno saputo sviluppare soluzioni concrete ma hanno creato un circolo vizioso sempre più insostenibile di discariche spesso abusive e incompatibili con uno smaltimento dei rifiuti nella salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini.

A fronte di questa situazione, ormai alla deriva, i cittadini hanno deciso di riprendersi la parola e di entrare da protagonisti nella gestione del territorio per rimettere al centro il bene comune e la qualità della vita delle comunità. Come nella Val Susa contro la TAV e a Brindisi contro il rigassificatore, anche in molte località campane come Acerra sono nate imponenti mobilitazioni promosse da ampi movimenti che hanno saputo opporre alle logiche dettate dal mercato un modello alternativo di sviluppo che costruisca il futuro a partire dalle persone e non dai profitti di ristrette oligarchie.

Invece che applicare una sistematica repressione delle proteste, le istituzioni farebbero meglio ad ascoltare le ragioni delle popolazioni e le innumerevoli alternative concrete supportate da studi scientifici ed esperienze efficaci messe in pratica in numerosi Paesi stranieri.

Crediamo quindi che, accanto alla proposta di organizzazione del ciclo dei rifiuti esposta nel documento presentato da poco dal PRC, il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali e la ricerca del bene comune siano il fulcro di qualsiasi politica che voglia affrontare e risolvere il problema rifiuti in modo efficace e lungimirante, sapendo anche mettere in discussione il modello di sviluppo energivoro e incompatibile con la finitezza delle risorse disponibili.

Barbara Canova

Luca Giacone

Matteo Sacco