TRADITO L'ART. 11 DELLA COSTITUZIONE

SCIACALLI E IPOCRITI GUERRAFONDAI

 

DAL CAPO DELLO STATO FINO A VENDOLA PRONTI A METTERSI L'ELMETTO PER DIFENDERE INSORTI CHE FINO AD ORA HANNO SOLO DIMOSTRATO DI ESSERE SEGUACI DEL VECCHIO REGIME DEL RE, NON A CASO LA BANDIERA SCELTA PER LA LIBERTA' E' QUELLA PRECEDENTE A GHEDDAFI.

PRONTI A CHIAMARE EFFETTI COLLATERALI LA MORTE DI CIVILI IN SEGUITO AI BOMBARDAMENTI, OPPURE A NON CREDERE ALLE NOTIZIE DEFINENDOLE DI REGIME.

IPOCRITI E FALSI OPPOSITORI ALLA PENA DI MORTE  PRONTI A CONVALIDARE QUELLA DATA SENZA PROCESSO ALCUNO A GHEDDAFI, IN CAMBIO DEL SOLITO PETROLIO.

Valter

 

Fermiamo la guerra Siamo alla quinta guerra “umanitaria” in vent’anni. L’Italia partecipa ad una ennesima aggressione imperialista in violazione palese della sua Costituzione ed anche degli interessi nazionali, che la vorrebbero ponte di pace e cooperazione nel Mediterraneo, piuttosto che enorme portaerei al servizio di inglesi, francesi e statunitensi.

Ancora una volta la politica italiana ha dato il peggio di sé. Divisi sul "bunga bunga" o sulla data delle prossime elezioni il Partito Democratico ed il Popolo delle Libertà si sono trovati concordi nell’attacco militare alla Libia. Anche Di Pietro e Vendola si sono allineati, nei fatti, a questa scelta. Il primo con una risoluzione parlamentare non dissimile da quella del governo, il secondo con una ambigua retorica che, predicando "saggezza", manca di chiarezza. Entrambi cercano di non alienarsi le simpatie del popolo (e dell’elettorato) di sinistra, storicamente contrario alla guerra. Ma, così facendo, non aiutano a costruire un più vasto fronte unitario contro la guerra, oggi la necessità principale della Politica (con la P maiuscola).

Considerazioni queste, che certo non faranno venir meno lo spirito unitario che da sempre i comunisti e la Federazione della Sinistra, hanno nei confronti di queste forze, e che non possono fermare il necessario impegno unitario per costruire il più vasto ed unitario movimento contro la guerra.

Per queste ragioni l’impegno prioritario, già dalle prossime ore, è organizzare presidi e mobilitazioni contro la guerra in ogni città, convocare assemblee nelle scuole, università e luoghi di lavoro, costruire tavoli contro la guerra con tutte le realtà associative, politiche e sindacali. Solo una vasta e poderosa mobilitazione popolare può costringere il Governo a non concedere più le basi militari italiane per operazioni di guerra o ad evitare un nostro diretto coinvolgimento nel conflitto armato.

È il primo, urgente, bisogno che abbiamo:
FERMIAMO LA GUERRA!

 

COMUNICATO  stampa dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia - Cuba

 

 

 

“ Quando l’ipocrisia comincia a essere di pessima qualità, è ora di incominciare a dire la verità.”   Bertolt Brecht

Non siamo mai stati dalla parte del colonnello Gheddafi e, per il nostro modo di pensare, non lo saremo mai.
Ma non siamo mai stati né mai lo saremo dalla parte di chi, facendosi scudo con la propria ipocrisia, vuol far credere di avere a cuore la protezione della vita del popolo libico: meschini interessi economici per il dominio del petrolio mascherati da preoccupazione per i diritti umani.
La recente storia ci ha insegnato che coloro che oggi si ergono a portabandiera dei diritti dei popoli sono gli stessi che per anni hanno massacrato civili in tutto il mondo. Dal sostegno a tutte le dittature nell’America Latina agli eccidi perpetrati contro il popolo palestinese. Dai bombardamenti indiscriminati sulle città irakene alle stragi di innocenti civili in Afghanistan. E la lista potrebbe continuare.

Eppure, ad esempio, esistono risoluzioni delle Nazioni Unite che nessuno dei nostri governanti ha mai chiesto fossero rispettate: di condanna per l’occupazione dei territori palestinesi; di condanna (diciannove risoluzioni) per l’illegale blocco a Cuba; contro i paesi che ospitano o sostengono i terroristi. Per quale motivo?

Ai nostri governanti piace molto riempirsi la bocca con la parola pace. Ricordiamo loro che il primo passo per avere la pace nel mondo è quello della non-ingerenza nei fatti interni di una nazione e il secondo è quello di utilizzare i propri eserciti solo per difendere i confini nazionali, a meno che non vi sia una richiesta di aiuto da parte di un governo legittimo.

 

 

 

 

 

 

 

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