ECCO IL PIANO SANITARIO REGIONALE

LA STAMPA

 

Caterina Ferrero si dimette.
L'accusa è di turbativa d'asta.
Altre sette persone arrestate

torino

Un tornado si abbatte sulla sanità piemontese. L’assessore regionale Caterina Ferrero riceve un avviso di garanzia (e restituisce le deleghe) per turbativa d’asta, cinque persone - tra cui il suo braccio destro Piero Gambarino - finiscono in carcere, altri due vanno agli arresti domiciliari e altri due vengono indagati a piede libero.

È l’inchiesta "Dark Side" della guardia di finanza, che ha spalancato uno scenario fatto di appalti truccati, concorsi pilotati e tentativi di neutralizzare le iniziative dello Spresal, l’ufficio che si occupa di sicurezza sul lavoro. Il tutto nell’arco meno di otto mesi. Il procuratore Gian Carlo Caselli rispondendo alle domande dei giornalisti, parla di «una sanità buona e una cattiva». «Una sanità "pret-a-porter" confezionata su misura per favorire alcuni soggetti - ha aggiunto il colonnello Carmelo Cesario, che ha coordinato l’operazione delle Fiamme Gialle del Gruppo Torino - alla quale si è opposta una sanità composta di figure molto attente al buon andamento della pubblica amministrazione».

Il riferimento è a Paolo Monferino, nuovo direttore generale della sanità, che si è adoperato per bloccare alcuni illeciti; il gip Cristiano Trevisan osserva, nelle carte processuali, che è stato «fortemente voluto dal presidente della Regione, Roberto Cota». Tutto ruota attorno a Piero Gambarino, un imprenditore edile che all’improvviso, dopo l’insediamento di Caterina Ferrero, senza avere mai lavorato per la Regione e senza avere competenze specifiche in tema di sanità, ne diventa l«’alter ego». «Sembra che l’assessore sia lui», si dice in una conversazione intercettata dagli inquirenti. L’assessore è indagata solo per due vicende. La procura non ne ha chiesto la sospensione dalle funzioni perché - ha detto Caselli - questa misura non è applicabile a chi è stato eletto; e la Ferrero, prima di entrare nella giunta, era in consiglio regionale.

Gambarino spunta in quasi tutti gli episodi contestati: risponde anche di concussione. Il primo caso è l’appalto di 50 milioni per la fornitura di pannoloni («ausili monouso per incontinenza») da consegnare agli anziani. La gara fu bloccata dall’assessore Ferrero il 23 settembre e lo stesso giorno ci fu un accordo sottobanco con Federfarma per assegnare la commessa alle farmacie. Il secondo è un concorso per una consulenza, disegnato su misura per un ex funzionario di una Asl. Il terzo riguarda una «punizione» inflitta allo Spresal, colpevole di fare controlli troppo solerti su un’azienda: il titolare dell’azienda si lamentò con un consigliere regionale del Pdl, Rosanna Valle (che non è indagata), la quale si rivolse a Gambarino. Non potendo toccare la direttrice dello Spresal («è una consulente di Guariniello, è un rischio» si legge in una intercettazione), si preferì impedire che una funzionaria salisse di grado. Qui la Ferrero non è indagata, ma nel capo d’accusa si sottolinea che fu «soddisfatta» dall’andamento della vicenda.

Per altri episodi sono stati arrestati Piefrancesco Camerlengo, figlio di un noto imprenditore del settore delle case di cura private; Franco Sampò, sindaco di Cavagnolo (Torino); Vito Plastino, commissario straordinario dell’Asl 5; Marco Mozzati, titolare di uno studio dentistico. Arresti domiciliari per Luciano Platter, presidente di Federfarma Piemonte, e Marco Cossolo, segretario di Federfarma Torino. L’architetto Maurizio Pasqualino Fico è stato interdetto dalla professione per due mesi. Indagato a piede libero è Sergio B., considerato il beneficiario del concorso.

 

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Ritratto di valter clemente

Artesio (FdS): la non soluzione di Monferino assessore

Nel corso del dibattito sulla sanità è intervenuta la Capogruppo della Federazione della Sinistra Eleonora Artesio:

“Si è verificata una lesione del rapporto di fiducia tra i cittadini e la pubblica amministrazione  che sarà difficile sanare. E inoltre sarà arduo per l’attuale Giunta relazionarsi con la conferenza dei Sindaci, gli operatori sanitari, i pazienti e tutti gli altri soggetti interessati dalla “rivoluzione sanitaria” e chiedere loro sacrifici, quando non si agisce nella logica di valutazione delle scelte e nell’interesse esclusivo della cosa pubblica.

Questa perdita di credibilità delle relazioni politiche poterà a conseguenze concrete sugli atti e sulle decisioni che dovranno essere assunti e quindi, di fatto, all’immobilismo della Giunta, uno stile che non può essere consono ad un’amministrazione pubblica.

In questo contesto le parole del Presidente Cota che “a caldo” ha cercato di operare una distinzione tra la sanità “buona” (quella che fa riferimento a lui, al suo partito e al Direttore generale dell’assessorato) ed una “cattiva” (quella dell’assessore, al suo entourage e a Pdl) suona piuttosto stonata.

Le responsabilità in campo politico non funzionano così; tali dichiarazioni costituiscono anzi un’aggravante: se esiste quel rapporto diretto tra il Presidente e Monferino, allora Cota non poteva non conoscere le preoccupazioni del Direttore Generale sui procedimenti accantonati. Cota inoltre è colui che formalmente nomina assessori e Commissari di Asl e dunque non può essere escluso da responsabilità oggettive.

Se la soluzione prospettata è quella di rovesciare l’asse, nominando Monferino come assessore e lasciando al Pdl i ruoli di direttore dell’Aress e Direttore Generale il prodotto finale non cambierà. Si modificano assi di potere e di relazioni, ma non le modalità di gestione del delicato comporto sanitario”.