ALTRO CHE POSTI DI LAVORO

CONTRIBUTI PUBBLICI ALLE IMPRESE: INDAGINE SVELA COME NON SI CREINO NUOVI POSTI DI LAVORO

Artesio: “Forse le istituzioni dovrebbero iniziare a occuparsi solo dei compiti che sono loro propri”

 

Le politiche messe in atto dalle istituzioni pubbliche per il sostegno all’economia locale non sempre riescono a conseguire uno degli obiettivi principali che si pongono e cioè aumentare il benessere sociale, ad esempio  attraverso l’aumento dell’occupazione. È il caso dei finanziamenti a fondo perduto alle cosiddette piattaforme tecnologiche piemontesi, come  rivela uno studio condotto nell’ambito del progetto CAPIRE (Controllo delle Assemblee sulle politiche e gli interventi regionali), presentato nelle scorse settimane al Comitato per la qualità della normazione e valutazione delle politiche del Consiglio regionale.   

Dal 2006, anno di attivazione dello strumento, al 2012, le piattaforme hanno ricevuto una dotazione finanziaria pari a 120 milioni di euro, suddivisa in quattro settori d’intervento: 30  milioni per l’areospazio (più 20 milioni per il bando riaperto nel 2012), 30 milioni per il settore automotive, 20 milioni per le biotecnologie e 20 milioni per l’agroalimentare.

Destinatari di tali fondi sono stati raggruppamenti, anche temporanei, di soggetti sia pubblici sia privati, attivi nel campo della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, che con il loro progetto hanno aderito a un bando e superato la fase di selezione.

Lo studio, si concentra sui primi tre bandi, risalenti al 2008-2009, per cui erano stati messi a disposizione 70 milioni di euro e finanziati complessivamente 13 progetti di ricerca, nei settori aerospazio, biotecnologie e  agroalimentare, per un totale di 143 soggetti beneficiari.

Mettendo a confronto, attraverso l’incrocio di diversi data-base, la performance a due anni delle piccole e medie aziende che hanno ottenuto i contributi pubblici con quella delle imprese che ne sono state escluse, CAPIRE ha dimostrato come nel breve periodo la dinamica occupazionale delle prime non differisca sostanzialmente da quella delle altre e quindi come i contributi pubblici non abbiano sortito uno dei principali effetti che si erano proposti (vedi scheda allegata).  

 “Quest’analisi – conclude la consigliera della Federazione della sinistra, Eleonora Artesio – per quanto ancora parziale e non esente da limiti, così come le poche altre condotte su altre misure  simili adottate nel corso degli anni in tutta Italia, dovrebbero far riflettere qualunque decisore pubblico su quali politiche siano effettivamente in grado di avere delle ripercussioni positive sulla collettività, obiettivo per cui un amministratore è autorizzato a impiegare soldi che sono di tutti i cittadini. Basti pensare a questa contraddizione: da un lato, concediamo milioni alle aziende senza la certezza di creare nuovi posti di lavoro; dall’altro, perdiamo ogni giorni posti di lavoro in sanità a causa dei tagli consistenti che si praticano. Probabilmente bisognerebbe iniziare a convincersi che il modo migliore per le istituzioni di contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese, migliorando contemporaneamente la qualità della vita delle persone, sia quello di concentrarsi sullo svolgimento dei compiti che sono loro propri, come la gestione efficiente dei servizi alla cittadinanza o il finanziamento della ricerca pubblica. Ma questo confligge con il pensiero unico dominante per cui la l’arretramento dello Stato dalla società è l’unico modo per risanare Paese”.

“Forse allora non è un caso - continua Artesio - che si eviti accuratamente di parlare di questi temi e soprattutto che si producano pochissime indagini come questa, volte a misurare i risultati delle cosiddette politiche per lo sviluppo. In Piemonte, un esempio in questo senso è rappresentato dai Piani per la competitività e l’occupazione, di cui la Giunta continua a vantarsi, senza poter disporre, almeno al  momento, di dati concreti su quali effetti stia producendo”.

Proprio a questo scopo, già nel 2010 Artesio aveva presentato una proposta di legge per l’istituzione di un Osservatorio per il controllo degli interventi a favore delle imprese, che, tuttavia “giace ancora in commissione, a riprova che misurare gli esiti prodotti dall’erogazione di fondi pubblici alle imprese non interessa a nessuno, o quasi”.

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