UCRAINA SULL'ORLO DELLA GUERRA CIVILE

Kiev brucia, sull'orlo della guerra civile

Si rinfiamma la protesta in Ucraina e le strade del centro di Kiev tornano a macchiarsi di sangue. Sono 25 le persone che hanno perso la vita negli scontri tra polizia e manifestanti scoppiati a Kiev nella mattina di ieri, secondo il bilancio ufficiale del governo ucraino, secondo il quale ci sono 241 feriti ricoverati in ospedale, tra cui 79 poliziotti e 5 giornalisti.
Tra le vittime, in base a questo bilancio, ci sarebbero sette agenti e 13 civili, ma il numero delle vittime potrebbe essere destinato a salire ulteriormente. Dopo una giornata tesissima infatti, segnata da una serie di raid di gruppi di dimostranti, centinaia di poliziotti in assetto antisommossa hanno assaltato in serata Maidan Nezalezhnosti, la piazza Indipendenza da tre mesi cuore della rivolta antigovernativa.
Nel pomeriggio, le autorità avevano lanciato un ultimatum ai dimostranti per sgomberare Maidan entro due ore (alle 18, le 17 in Italia). La polizia ha atteso due ore in più, poi, alle otto di sera in punto, è entrata in azione premendo su due lati della piazza. Gli agenti delle forze speciali 'Berkut' sono tanti e ben equipaggiati, ma devono vedersela con migliaia e migliaia di dimostranti, alcuni dei quali armati di spranghe, qualcuno anche di pistole. Alle granate lacrimogene della polizia i manifestanti rispondono con pietre, molotov e fuochi d'artificio, mentre centinaia di pneumatici vengono bruciati per creare una cortina di fuoco e fumo che freni l'attacco degli agenti.
Un copione purtroppo già visto più volte a Kiev nelle ultime settimane. Tra i morti negli scontri si contano sette poliziotti - alcuni dei quali uccisi da colpi d'arma da fuoco, denuncia il ministero dell'Interno - e almeno un militante del partito delle Regioni del presidente Viktor Ianukovich, la cui sede è stata presa d'assalto da manipoli di oppositori. Non meno di 12 delle altre 13 persone decedute sarebbero invece manifestanti antigovernativi.
Le violenze sono scoppiate ieri mattina, quando un cordone di agenti ha impedito a un corteo di migliaia di dimostranti di avvicinarsi al parlamento, dove si sarebbe dovuta discutere una riforma costituzionale chiesta dall'opposizione per ridurre i poteri del presidente. Non è chiaro chi abbia iniziato gli scontri. Fatto sta che i combattimenti si sono presto propagati in altri punti del centro di Kiev. Secondo il direttore sanitario del centro medico degli insorti, uno dei manifestanti morti è stato colpito alla testa da un colpo d'arma da fuoco. D'altra parte, anche gli insorti sono accusati di usare armi da fuoco.
Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l'opposizione sono più di 150. In serata, poco prima dell'attacco della polizia a Maidan, un gruppetto di insorti ha occupato nuovamente il municipio di Kiev, sgomberato domenica scorsa dai dimostranti per permettere l'entrata in vigore di un'amnistia.
La situazione in Ucraina rischia di sprofondare in una guerra civile, e violenze si segnalano anche in alcune città dell'Ucraina occidentale, tra cui Leopoli, roccaforte dell'opposizione più nazionalista, dove circa 5.000 insorti si sono impossessati di un deposito di armi. Nella notte è infine arrivata la notizia di due agenti della polizia stradale uccisi a colpi d'arma da fuoco a Kiev mentre inseguivano "un'auto con dei presunti criminali", ma non è chiaro se gli omicidi siano da collegare alle violenze tra polizia e manifestanti.
Condanne delle violenze sono arrivate intanto dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dal capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, dalla Casa Bianca, dalla Nato. Mentre Mosca accusa l'Occidente: il ritorno della violenza nelle strade di Kiev è il "risultato diretto" della politica di Usa-Ue, ha affermato il ministero degli Esteri russo in una nota. Si è concluso con un buco nell'acqua il tentativo dell'ex pugile Vitali Klitschko, voce moderata della leadership dell'opposizione, di convincere Ianukovich a fermare le violenze durante un incontro notturno nel palazzo presidenziale.

La reazione Ue. Una riunione straordinaria urgente dei ministri degli Esteri Ue, per valutare l'eventuale applicazione di sanzioni all'Ucraina, dopo gli scontri di ieri tra manifestanti e polizia è stata convocata per domani alle 14 a Bruxelles. Dato il riacutizzarsi della tansione, i servizi segreti ucraini hanno annunciato l'avvio di una "operazione anti-terrorismo" nel Paese. Preoccupa l'Europa, insomma, il rischio concreto di una guerra civile alle porte di casa, ma se la prende solo con il governo di Kiev. «Insieme ai miei colleghi europei rinnovo alle autorità ucraine l'appello più deciso affinché cessino reazioni violente, indiscriminate e sproporzionate alle proteste popolari, che devono svolgersi pacificamente, nell'ambito della legalità - attacca il nostro ministro degli esteri Emma Bonino - Non potranno essere più tollerati abusi nei confronti della popolazione, né provocazioni di frange estremiste e violente. Non escludiamo il ricorso a misure restrittive eccezionali in caso di continuazione delle violenze». Come ovvio anche la Casa Bianca ha definito «scandalose» le violenze di Kiev e ha rinnovato l'appello al presidente a calmare la situazione. Il presidente francese, Francois Hollande, giudica «inaccettabili» le violeze della polizia e sostiene che debbano «cessare immediatamente». A lui fa eco la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che punta a «sanzioni mirate e graduali» da parte dell'Unione europea nei confronti dei responsabili delle violenze. Per il ministro britannico degli Affari Esteri, William Hague, «la violenza contro i manifestanti pacifici è inaccettabile e il governo ucraino ne dovrà rispondere».

I partiti comunisti dell'ex Urss. C'è chi, però, vede le cose in un altro modo. In una dichiarazione congiunta otto partiti comunisti dell'ex Urss (Federazione russa, Belarus, Armenia, Georgia, Repubblica di Moldova, Kazakhstan, Azerbaigian, Pridnestrovie) denunciano un colpo di stato strisciante: «Gli avvenimenti attuali in Ucraina evolvono in modo sempre più inquietante e critico - si legge nel documento - In un certo numero di regioni, gruppi radicali ben organizzati si impadroniscono degli organi del potere locale con la forza. Non sono i difensori disinteressati dei diritti dell'Uomo a dare la linea, ma elementi apertamente fascisti.
Ammiratori di Hitler sono già al potere nei paesi baltici. Ora si lanciano all'assalto del potere in Ucraina. Hanno proibito l'attività del Partito Comunista di Ucraina in due regioni. La persecuzione dei comunisti è uno dei segni più evidenti dell'emergere del fascismo. Non c'è niente di spontaneo in ciò che accade in Ucraina. I metodi sono gli stessi sperimentati da esperti burattinai che si sono già guadagnati i galloni nella preparazione di rovesciamenti di governi in Jugoslavia, Georgia, Libia, in paesi di Asia, Medio Oriente, Africa e America Latina.
Politici e diplomatici occidentali dirigono apertamente le azioni eversive in Ucraina, come se essa non fosse uno Stato sovrano, ma una delle loro colonie - si legge ancora -  Sono attivi istigatori e agenti provocatori provenienti dalla Polonia e dagli stati Baltici. L'interferenza negli affari interni dell'Ucraina è oggi sfacciata e senza precedenti. Ogni tentativo di riportare l'ordine provoca l'accusa di eccessi di violenza, ricatti e la minaccia di usare le sanzioni.
La tecnologia impiegata per afferrare il potere è la medesima del 2004: il caos nelle strade e la violenza. Ma sembra che gli alti dignitari ucraini non abbiano appreso dalla storia.
La passività da parte del potere equivale a una capitolazione di fronte a coloro che hanno gettato l'Ucraina nella guerra civile e la stanno conducendo verso una dipendenza servile nell'Unione Europea. Noi non possiamo far finta di niente di fronte a una delle più pericolose manifestazioni di fascismo in Europa.
Denunciamo con fermezza il tentativo strisciante di colpo di Stato in Ucraina - si chiude il documento - Chiamiamo tutta la sinistra, le forze patriottiche e antifasciste ad alzare la loro voce contro il tentativo degli elementi fascisti di prendere il potere in Ucraina.
Esprimiamo la nostra solidarietà e sostegno ai comunisti dell'Ucraina!» (da solidnet.org, traduzione di Marx21.it)

in data:19/02/2014 Liberazione