TUTTI PRECARI

Jobs Act: tutte/i precari e sotto ricatto?

Non ci stiamo!

 

I decreti attuativi del “Jobs Act” generalizzano la precarietà e riportano il lavoro all’800, prima delle lotte con cui le lavoratrici e i lavoratori hanno conquistato diritti e dignità. Renzi fa quanto neppure Berlusconi e Monti erano riusciti a compiere, e per questo riceve il plauso di Marchionne e Confindustria. Renzi fa i compiti dettati dalla Troika mentre in Europa il governo greco apre una breccia nelle politiche di austerità.

 

I decreti cancellano l’articolo 18 e il diritto alla reintegra per i nuovi assunti. D’ora in poi basterà ad ogni azienda dire che c’è una “motivazione economica” e che deve riorganizzare il ciclo produttivo, per avere piena libertà di licenziamento.  Anche nel caso in cui venga riconosciuta l’illegittimità del licenziamento, il lavoratore licenziato avrà diritto solo ad una mancia. Lo stesso accade per i licenziamenti collettivi, in cui la violazione delle procedure previste dalla legge non comporterà più la possibilità della reintegra, ma solo un indennizzo. Il risultato è la ricattabilità totale di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore anche se assunto a tempo indeterminato, il dominio pieno dell’impresa nei rapporti di lavoro. Tra qualche tempo si dirà che non è giusto che i nuovi assunti abbiano diritti inferiori ai vecchi e partirà l’offensiva per estendere le nuove norme a tutti. Così è andata in questi anni. Si sono divisi i lavoratori, se ne sono colpiti alcuni, per poi livellare tutti alle condizioni peggiori.

 

Il governo Renzi non ha abrogato i contratti precari, li ha peggiorati.il primo decreto Poletti  dà la possibilità di assumere a termine sempre, anche in assenza di motivazioni che giustifichino il ricorso al lavoro temporaneo. In questo modo si impedisce che, come avveniva prima, i lavoratori a termine possano fare causa e vedere riconosciuto il diritto ad essere stabilizzati. I nuovi decreti estendono l’uso dei voucher, cioè della forma massima di lavoro usa e getta. Mentre è falso che le collaborazioni siano eliminate e restano tutte le tipologie di lavoro interinale. Resta persino il lavoro a chiamata.

I decreti consentono inoltre di abbassare la mansione dei lavoratori anche in assenza di crisi, mentre si prevede la modifica delle norme che impediscono la videosorveglianza.

 

Il Jobs Act non porterà un solo posto di lavoro in più. L’abbassamento dei diritti del lavoro che c’è già stato in questi anni non ha fatto altro che incoraggiare le aziende a non investire su innovazione e qualità dei prodotti, perché certe di poter competere sulla compressione di salari e diritti. E’ questa la storia vera.

 

Il Jobs Act riduce le persone che lavorano a merce e impedisce l’organizzazione collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori.  Produrrà solo un ulteriore abbassamento dei salari e un ulteriore impoverimento di chi lavora.

 

Per questo sosterremo ogni lotta contro il Jobs Act e proponiamo che tutte le forze sociali e politiche che lo contrastano promuovano un REFERENDUM per la sua abrogazione. Per questo ci battiamo per un Piano per il Lavoro, che come avvenne con il New Deal dopo la crisi del ’29, invece di continuare a privatizzare come fa Renzi, costruisca nuovi posti di lavoro con politiche industriali pubbliche, con un piano per la manutenzione dell’ambiente, con il rilancio del welfare. E da subito chiediamo il reddito minimo  per le persone disoccupate.

 

Facciamo le lotte e il referendum!

Licenziamo Renzi

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