PETTINATURA DI VERRONE VENERDI' 26 NOVEMBRE LICENZIAMENTI RIENTRATI LA LOTTA DEI LAVORATORI HA PAGATO

 

 

 

 

 

GRAZIE SERGIO

 

LO SCIOPERO DELLA FAME DI SERGIO D'ANTINO E LA LOTTA DEI LAVORATORI HANNO PORTATO AL RITIRO DEI LICENZIAMENTI COL RELATIVO PASSAGGIO AGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI.

 

 

OGGI PURTROPPO DOBBIAMO CONSIDERARE VITTORIA LA CASSA INTEGRAZIONE, LA DELOCALIZZAZIONE SELVAGGIA DEGLI INDUSTRIALI BIELLESI CI COSTRINGE SULLA DIFENSIVA CON LE ISTITUZIONI INCAPACI A DARE DELLE RISPOSTE.  

 

GLI INDUSTRIALI BIELLESI HANNO SFRUTTATO LA LORO TERRA E I LORO LAVORATORI CHE DA SEMPRE HANNO DIMOSTRATO DI AVERE CAPACITA' E DIGNITA' TALI CHE LI HANNO VISTI SEMPRE IN PRIMA FILA A DIFENDERE LE "LORO FABBRICHE" E NON SOLO A RIVENDICARE DIRITTI.

RICORDIAMO L'ALLUVIONE DEL 68 DOVE GLI OPERAI, PRIMA CHE PULIRE LA LORO CASA SONO ANDATI NELLE FABBRICHE SOMMERSE DAL FANGO A RIPULIRE PER SALVAGUARDARE QUELLO CHE ERA LA LORO DIGNITA' DI LAVORATORI SENZA PENSARE CHE REGALAVANO MILIONI AGLI INDUSTRIALI. 

RICORDIAMO  I LAVORATORI BIELLESI ALLE PRESE CON CONTRATTI STRANI DAL WEEK END, AL6X6, AL NOTTURNO FEMMINILE TUTTO PER FAR SI CHE I LORO DATORI DI LAVORO FOSSERO COMPETITIVI.

 

IL PREMIO PER TUTTO QUESTO RICEVUTO DAI FILANTROPI INDUSTRIALI BIELLESI SONO LICENZIAMENTI E CASSA INTEGRAZIONE.

IERI LA TINVAL PER LA TUNISIA OGGI LA PETTINATURA DI VERRONE PER L'EGITTO, A SFRUTTARE ALTRI UOMINI E ALTRE TERRE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I LAVORATORI E I CITTADINI SONO INVITATI A PARTECIPARE AL PRESIDIO CHE CI SARA' VENERDI' 26 ALLE ORE 9 DAVANTI ALL'UNIONE INDUSTRIALI DI BIELLA.

 

SI CHIEDONO: RITIRO DEI 30 LICENZIAMENTI E UTILIZZO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI.

 

 

 

 AL MATTINO ALLE 8 E NEI CAMBI TURNO SEGUENTI CHI PUO'  DEVE PARTECIPARE PER UN AIUTO CONCRETO AI LAVORATORI IN LOTTA E UNA SOLIDARIETA' ATTIVA AL DELEGATO IN SCIOPERO DELLA FAME

 

 

Pettinatura Verrone, 30 licenziamenti ma megastipendi per i manager. Sciopero della fame di un delegato Cgil

 

Tessile di Biella, la crisi è solo per gli operai

 

 

 

Maurizio Pagliassotti
Biella
Chi riceverà domani mattina la lettera di licenziamento? Qualcuno lo sa già, altri lo sospettano, tutti sperano di sfangarla. La vicenda della Pettinatura Verrone, storica azienda del settore tessile biellese, racconta il capitalismo che piange per la crisi e come unica soluzione propone il bastone per i suoi lavoratori. Ma racconta anche l'Italia che non si piega, o quantomeno ci prova.
La storia della Pettinatura è semplice e uguale a tante. A Verrone, come in tutta Italia, le frasi che giustificano i licenziamenti sono sempre le stesse: "C'è la crisi, è necessario ridurre il personale, la colpa è dei cinesi, dei rumeni, del mercato, del destino. Ci dispiace tanto signori operai ma non c'è spazio per nessuna trattativa, non c'è spazio per nuovi ammortizzatori sociali, lo spazio c'è solo per la mobilità per trenta persone su novanta. E non importa che ci siano gli ammortizzatori sociali in deroga oppure un accordo di solidarietà tra i lavoratori. Tutto dipende dal calo degli ordini di lavoro, non è colpa nostra".
Strana situazione a Biella: un minimo di ripresa c'è nel settore tessile biellese, gli ordinativi non stanno più naufragando come qualche mese fa, però le ore di cassa integrazione aumentano. «E' facile da spiegare: stanno spremendo i lavoratori che non sono in cassa integrazione o mobilità», commenta Romana Peghini dei tessili Cgil. E, infatti, chi esce dal capannone della Pettinatura Verrone non fa che confermare le corse da un reparto all'altro, testa bassa e gran lavoro: un po' per dovere, un po' per paura.
Nel parcheggio semivuoto antistante al capannone nuovo, sotto un diluvio tristissimo, va in scena la protesta di chi non ci sta. Un operaio si scaglia contro i megastipendi dei manager fatti sulle spalle di chi guadagna seicento euro al mese. Dice: «Non serve a nulla raccontare solo la crisi della fabbrica. E' necessario indagarne anche le cause. Io so che anche adesso c'è chi guadagna megastipendi e i poveri operai non arrivano alla fine del mese. Questa è anche una delle cause della crisi di questa fabbrica ed in generale dell'economia italiana».
Chi davvero ha deciso di mettere tutto in campo si chiama Sergio D'Antino. Lavora alla Pettinatura Verrone da venticinque anni, ha due figli, è un militante di Rifondazione Comunista presso il Circolo Che Guevara di Candelo ed è un delegato sindacale Cgil. Lui ha deciso di presidiare la fabbrica da solo e contemporaneamente ha iniziato uno sciopero della fame ad oltranza. Si è piazzato con la sua utilitaria tappezzata di cartelli e fiocchi rossi davanti al portone d'entrata domenica sera e lì soggiorna. Questa notte, sotto il diluvio universale e sei gradi centigradi sei, in pancia un po' d'acqua e basta, lui vivrà "l'Italia che non si piega". Il mattino del primo giorno di sciopero è stato avvertito che per ragioni di sicurezza - non mangia ed è debilitato - anche lui era in cassa integrazione.
Al quarto giorno di astensione dal cibo Sergio D'Antino è stanco ma ancora ben deciso ad andare avanti, racconta: «Ho deciso di dare tutto perché la posta in gioco è troppo grande. Qui non stiamo parlando di ridimensionamenti produttivi. Qui è in gioco il futuro di tutta la fabbrica perché se non blocchiamo questo processo di smantellamento alla fine tutto sarà chiuso».
Dargli torto è davvero difficile. La deindustrializzazione in corso nel Biellese è inesorabile e coinvolge tutto il settore tessile, travolto dalla concorrenza cinese e dalla sua stessa foga di delocalizzazione. Al posto delle fabbriche, centri commerciali e nuove strade verso Torino. Continua Sergio: «Ho incontrato grande solidarietà da parte dei colleghi. Mio figlio mi ha detto che sono un pazzo e che non vale la pena rovinarsi la salute per il lavoro. Ma non è solo una questione di lavoro: è una questione di valori e principi e io non posso restare a guardare. Chiedo che si prenda tempo, che si tentino tutte le strade degli ammortizzatori sociali straordinari e anche i contratti di solidarietà».
Sergio D'Antino ripercorre la strada che fu di Rosanna, operaia Stabilus di Villarperosa, accampatasi per un mese fuori dalla sua fabbrica in sciopero della fame. Lei perse perché lasciata sola da troppi colleghi, da troppi sindacalisti e da troppi politici. La notte i carabinieri passavano a vedere se era viva o morta e le portavano qualcosa di caldo. Oggi i colleghi che la incontrano le dicono: "Che errore non averti sostenuto".
Renato Nuzzo, anch'egli militante di Rifondazione e amico di Sergio D'Antino sta tentando di creare un po' di mobilitazione: «La situazione di questo territorio è drammatica, non ci sono prospettive e ogni fabbrica in bilico è diventata una trincea da difendere. Il gesto estremo di Sergio dimostra che il partito ha la forza di tornare in mezzo alla gente lottando, ma per fare questo è necessario uno sforzo comune da parte di tutti. Invito coloro che si riconoscono nei nostri valori a far pervenire a Sergio ed ai suoi colleghi supporto morale e non solo».

 

Dove:

Commenti

Ritratto di valter clemente

La Consigliera Regionale della Federazione della Sinistra, Eleonora Artesio, ha presentato un ordine del giorno sulla "Crisi della Pettinatura di Verrone".

Premesso che:

- La Pettinatura di Verrone (Gruppo Schneider), azienda che impiega circa 90 lavoratori che operano nel comparto del lavaggio, della pettinatura e della lavorazione della lana e di altre fibre tessili, ha da tempo avviato un processo di ristrutturazione con diminuzione del personale, ricorso alla cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga

 

- Per una trentina di dipendenti è stata recentemente avviata la procedura di mobilità

- I lavoratori sono impegnati in prima persona nella difesa del posto di lavoro e uno di loro, Sergio D’Antino ha iniziato uno sciopero della fame per porre all’attenzione pubblica la drammatica situazione della Pettinatura

Considerato che:

- Il Gruppo Marzotto ha costituito una joint venture con l’azienda tessile Pettinatura di Verrone e Simest, per la realizzazione di un impianto produttivo di pettinatura e carbonizzo della lana a Sadat City, in Egitto per cui, a detta dei lavoratori e sindacalisti della Pettinatura, vi è un concreto rischio di delocalizzazione produttiva

Il Consiglio regionale impegna la Giunta Regionale e l’Assessore competente

- A convocare un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e la proprietà per trovare una soluzione alternativa al licenziamento e scongiurare l’ennesima chiusura di una fabbrica su un territorio già colpito dalla delocalizzazione e dalla crisi del settore tessile

Torino, 19 Novembre 2010

 

Ritratto di valter clemente

FEMCA-CISL     FILCTEM-CGIL    UILTA-UIL

                             Segreterie Territoriali Biellesi


 


SOLIDARIETÀ AI LAVORATORI DELLA PETTINATURA DI VERRONE

LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

 

HANNO CHIESTO E CHIEDONO : IL RITIRO DEI 30 LICENZIAMENTI INTIMATI DALL'AZIENDA

HANNO CHIESTO E CHIEDONO :

L'UTILIZZO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI ANCORA DISPONIBILI


INVITANO


 



I CITTADINI A SOSTENERE LA LOTTA DEI LAVORATORI PER DIFENDERE IL DIRITTO AL LAVORO E LA SALVAGUARDIA DELL'OCCUPAZIONE IN UN TERRITORIO GIÀ MARTORIATO DALLA CRISI

INVITANO :

     I LAVORATORI EDI CITTADINI A PARTECIPARE AL PRESIDIO DI VENERDÌ 26 NOVEMBRE alle ore 09,00 DAVANTI ALL'UNIONE INDUSTRIALI BIELLESI