E' morto Mahmud Darwish, grande poeta palestinese !!!

                                                  

E' morto il grande poeta palestinese Mahmud Darwish. Sarà sepolto domani nella sua terra a Ramallah con funerali di stato.

Straordinario poeta arabo cantore della terra di Palestina come di tutte le terre, poeta senza retorica, intellettuale militante capace di adottare una lingua universale per comunicare a donne e uomini le sofferenze e le speranze non solo del suo popolo ma di tutti i popoli che "cercano domandando".

Nato nel 1941 ad al-Barweh in Galilea.   A sette anni (1948) segui le sorti del suo popolo cacciato dalla nascita dello Stato di Israele.  Fu in Libano, ma rientrò con la famiglia in Israele.   Tra il 1961 e il 1970 fu arrestato molte volte, finchè nel 1971 divenne profugo in Libano al seguito dell'OLP, fino all'invasione israeliana. Poi fu a Tunisi e Parigi.    Per molto tempo fu all'estero per una grave malattia.   Rientrò a Ramallah nel 1996,  in aperto dissenso con gli accordi di Oslo tra Palestina e Israele.  E' morto a Houston sabato, il suo cuore non ha retto all'ultimo intervento subito.

In una recente intervista rilasciata a Geraldina Colotti del manifesto, tra l'altro disse: "...a proposito di certi critici arabi... Da noi se ci sono divergenze politiche si può essere accusati di tradimento, se hai divergenze religiose con gli osservanti, vieni considerato miscredente, se hai un diverbio con gli intellettuali, dicono che tendi all'assurdo. La vita politica nel mondo arabo si è completamente trasformata, non esiste più il rispetto del punto di vista dell'altro, né un ascolto dell'altro privo di pregiudizi. Per questo cerco di inventarmi una speranza fuori dai dibattiti sterili, e di parlare dell'anima del mio popolo, dei suoi legami, della sua volontà e della sua fede mostrando il rapporto poetico tra libertà e bellezza. Alcuni palestinesi che vivono in un contesto drammatico chiedono al poeta di essere una specie di corrispondente di guerra, di parlare dei fatti tragici che avvengono. Ma ogni giorno ci sono martiri, e al poeta viene chiesto di celebrarli ogni singolo giorno. Quello che cerco di dire al mio popolo è che la lingua poetica non ha la funzione di un quotidiano, e che anch'essa come gli esseri umani si stanca e si esaurisce. Alcuni dicono che ho rinunciato al ruolo di poeta della resistenza. La mia risposta è che la poesia che resiste è quella che non ci rinchiudere negli stereotipi, diventando esseri che non sopportano più la vita. Il palestinese non è uno slogan ma un essere umano e la sua essenza viene prima dell'identita nazionale." 

Nonostante la statura del poeta e dell'intellettuale, in Italia è pubblicato solo da piccole e meritevoli case editrici, a dimostrazione della discriminazione alla quale è ancora sottoposta la cultura araba.

Nelle nostre librerie sono, con una certa difficoltà, reperibili cinque testi:

La mia ferita è lampada ad olio.    De Angelis Editore  € 7

Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine?    San Marco dei Giustiniani  €18

Murale.   Epoché  €15

Oltre l'ultimo cielo. (interviste).   Epoché  €14 

Una memoria per l'oblio (prose).   Jouvence  €15

A novembre uscirà per  Epoché  Il letto della straniera.

 

Ecco un frammento tratto da Murale (scritto nel 2000): 

A che vale l’anima se il corpo

è malato, se non può compiere

le sue funzioni primarie?

O cuore, cuore, restituiscimi

i passi per andare in bagno

da solo!

Ho scordato le braccia, le gambe e le ginocchia,

la mela della tentazione,

ho scordato la funzione del cuore,

il giardino di Eva all’inizio dell’eternità.

Ho scordato la funzione del mio piccolo membro,

il respiro dei polmoni.

Le parole.

Temo la lingua.

Lasciate tutto com’è

e riportate in vita la mia lingua!