il biellese: una provincia intollerante e violenta?
Ancora violenza, ancora contro una donna, ancora per motivi di razzismo.
Genere, etnia, diversità. Sono le categorie con le quali il maschio bianco, eterosessuale nasconde le proprie "debolezze" e le riversa contro chi fisicamente è più indifesa/o. La nostra società dovrebbe reagire, con determinazione per dire basta. Prima che le barbarie abbiano il sopravvento.
su Lessona
Grazie all’informazione dei media, molti episodi di bullismo giovanile vengono denunciati pubblicamente costringendo le comunità locali ad interrogarsi sui rapporti sociali e interpersonali.
Non sono esenti da queste azioni nemmeno i piccoli centri dove le persone si conoscono magari fin dalla nascita: gravi atti sono stati commessi anche nel biellese, da Tollegno a Lessona.
Episodi di bullismo che non vanno sminuiti o sottovalutati e nemmeno considerati totalmente estranei a riferimenti politici.
La svastica di Tollegno o le botte alla ragazzina di Lessona a cui va tutta la nostra solidarietà, nascondono una forte componente politica, dal razzismo al nazismo fino alla sopraffazione del più debole in questi casi la donna.
Si obietterà: “ ma cosa sanno dei ragazzini di politica?” Obiezione che ha un suo fondamento, i ragazzini non sono completamente condannabili, ma le famiglie e la comunità in cui crescono si, perché questi tipi di comportamento non sono solo emulazione, ma spesso manifestazione di modi di pensare trasmessi.
Sostenuti anche da partiti politici che del razzismo, della omofobia si nutrono, da chi parla dell’uomo forte, della difesa del proprio orto incapace di aprirsi al dialogo multietnico, multirazziale.
In questi giorni in cui l’eco della manifestazione denominata Family Day è ancora forte, siamo costretti a registrare episodi gravi di violenza all’interno della famiglia nucleare, dall’omicidio fino al bullismo di Lessona.
La comunità scolastica si è interrogata e stando alle notizie ha adottato una serie di provvedimenti lodevoli, ma la comunità lessonese, l’ amministrazione comunale cosa ha fatto o cosa fa per evitare queste gravi manifestazioni di intolleranza?
Non è stata capace nemmeno di cancellare le scritte fasciste apparse sui muri del paese, segno di una scarsa attenzione a fenomeni sociali che possono e sono diventati pericolosi.
Cossato 10.06.'07
La segreteria del circolo “Cossato-Vallestrona” del P.R.C.
Su Tollegno
Ma è possibile tutto questo? Ce lo stiamo chiedendo in queste ore con preoccupazione, sconcerto e anche rabbia. Ciò che riferiscono le cronache, sulla reiterazione del gesto ignobile nei confronti della giovane cittadina tollegnese, è sconvolgente e meriterebbe un’attenzione particolare. Nuovamente una svastica, nuovamente per il colore della pelle, nuovamente un marchio ignobile sulla pelle viva di chi è più debole. Se fosse verificato tutto questo, se la denuncia si tramutasse in condanna, emergerebbe un interrogativo che chiama in causa le istituzioni, le forze dell’ordine e la comunità locale che non hanno saputo proteggere questa ragazza. Non solo quindi le responsabilità soggettive dei criminali di questo ignobile gesto razzista, ma anche quelle oggettive di tutti coloro che potevano fare qualcosa e non l’hanno fatto. La cultura dell’odio verso il diverso, della caccia allo "straniero", della violenza come strumento di affermazione delle proprie idee, sono i retaggi di alcune culture politiche che con grande seguito stanno fomentando gli istinti più bassi di questa società. Noi vogliamo ribellarci a tutto questo, lo facciamo con forza perché crediamo che solo la denuncia costante, la lotta contro le discriminazioni, la ricerca continua del dialogo possano rappresentare gli unici antidoti a tutto questo.
Rifondazione Comunista oltre a esprimere la propria vicinanza alla ragazza e alla sua famiglia, vigilerà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane per accertare i contorni e le responsabilità dell’intera vicenda. La settimana prossima il Gruppo parlamentare di RC-Sinistra Europea attraverso la deputata piemontese Anna Cardano presenterà un’apposita interrogazione al Ministro dell’Interno Giuliano Amato in merito alla vicenda di Tollegno.
roberto pietrobon
Matteo Sacco
Rifondazione Comunista_Biella
Biella 25.05.'07
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andres
Lun, 11/06/2007 - 11:43
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Che il Biellese e'
Che il Biellese e' intollerante e violento spero non sia messo in discussione da nessuno di noi. Puo' essere messo in discussione solo da chi ha sempre tenuto la bocca chiusa e quindi non ha sperimentato nessuna di queste cose. E a volte non bastava tenere la bocca chiusa.
Essere adolescente a Biella e' un incubo che non ha limiti e confini - e che finisce solo lasciando Biella - per riniziare spesso e volentieri a qualunque eta' quando uno ci torna.
Possibile che uno debba selezionare i locali in cui andare per non rischiare di avere problemi?
Possibile che ci siano persone che pensino che tutto sia lecito - e che le istituzioni non facciano niente?
Mi ricordo come se fosse ieri le lezioni di pugilato con gli studenti piu' grandi, al Liceo (eufemisticamente chiamate "educazione fisica").
Mi ricordo i deficienti che entravano negli spogliatoi e iniziavano a cantare:
Chi mi conosce sa che ovviamente non tenevo la bocca chiusa, e alla prima nota di facetta nera, intonavo (io solo) Bandiera Rossa. Il risultato erano, invariabilmente, risse. 5 a 1, ovviamente, ma questi sono dettagli.
Come possono succedere queste cose dentro la scuola? Dentro le mura degli edifici scolastici? Marco, se leggi questo post - dicci qualcosa! Dicci cosa state facendo a scuola per tentare di minare la violenza dalle sue radici.
Ai 5 deficienti che avevano fatto una processione con un accendino attorno a una ragazza ebrea il preside, il caro Colombo, ha dato una sospensioncina. E basta. E non e' cambiato niente di quello che facevano o di quello che succedeva al liceo. La mia percezione, allora come oggi, e' che fosse stato molto piu' efficace quello che aveva fatto il suo ragazzo del tempo - oggi noto politico biellese (e non nel nostro partito...) - quando aveva "suggerito" a uno di questi deficienti di smetterla...
E' stato piu' efficace ed e' stato l'unico modo in cui abbiamo risolto i nostri problemi.
Forse abbiamo sbagliato noi, a nostro tempo, a non denunciare cio' che succedeva. Ci siamo, coscientemente, ritirati da gran parte degli spazi di aggregazione di Biella.
Io andavo al Pluto, piuttosto che non in Boheme (o come si chiama ora), ai Cammelli (o come cavolo si chiamava quando ci andavo io) o al John Lennon (che non esiste piu'). Ci andavo perche' i locali mi piacevano, e costavano poco e mi sentivo piu' a mio agio li' che in altri posti.
Ma ci andavo, e ci andavamo, anche perche' ci sentivamo piu' sicuri.