G20 Londra come Genova : un morto, cariche della polizia e l'assordante silenzio dei media.
da www.osservatoriorepressione.org
A Londra come a Genova la protesta è finita nel sangue. Sangue che ormai accompagna troppa spesso le manifestazioni e i cortei "dei no global" nel mondo. Di seguito la testimonianza, lucida e agghiacciante di chi a Londra c'era ed ha potuto vedere in prima persona il clima irrespirabile che c'è. Quanto alto è il regime repressivo messo in campo dai 20 "grandi".
E a luglio alla Maddalena cosa succederà?
INVITO TUTTI COLORO CHE HANNO O TROVANO MATERIALE IMMAGNI FOTO TESTIMONIANZE DA LONDRA DI INVIARLE E/O SEGNALARLE SUL SITO!!!
BYPASSIAMO LA CENSURA CE IL SILENZIO CHE C'E' INTORNO A QUESTA VICENDA!
VOI G8 NOI 6.000.000.000!!!
Sequestrati dalla polizia. Cronaca dal G20
Ieri
mattina ho pensato fosse una buona idea andare alla manifestazione anti
G20. Non vado spesso a manifestare, ma stavolta un po’ per volontà un
po’ per curiosità ho preso macchina fotografica, cellulare e bicicletta
e mi sono avviato a Cannon street dove si ritrovavano gli anarchici o
presunti tali [gli altri partivano da altre tre stazioni]. Ora lo so
che è difficile essere oggettivi quando hai passato tutta la giornata
lì in mezzo, e non ci neppure voglio provare. Questo piuttosto è quello
che ho visto.
A Cannon Street
A Cannon Street
Alle
11.20 arrivo davanti alla stazione: non faccio in tempo ad incontrare
il mio amico Enrico che assisto ai primi spintoni. La situazione è
piuttosto paradossale: ci sono circa 150-200 persone, non di più, che
avanzano lentamente, letteralmente circondati dalla polizia. O dentro
questo cerchio, o fuori, e gli uomini in divisa ci mettono poco a far
capire questo concetto. Volano diversi ceffoni [sono tutti a mani nude,
pochissimi hanno i manganelli], piuttosto inutili. Un tizio su una bici
prova ad uscire pù’ volte, ma viene rispedito sempre dentro in malo
modo. Un «anarchico» con una bandierina sorretta da una sorta di
piccolo bastoncino viene malmenato e gli provano a strappare la
bandiera.
Bank
Bank
Giriamo al
largo, ed arriviamo a Bank [davanti alla bank of England, dove c’è il
concentramento con gli altri piccoli cortei in arrivo] da Queen
Victoria Street. C’e’ un po’ di gente, non moltissima, molti giovani,
gente colorita, che balla, bambini, vecchi, un gioioso mix. Ci sono
tanti, tantissimi giornalisti, non ne ho mai visti così tanti ad una
manifestazione. Ci sono diversi black block, anarchici o pseudo tali,
ma sembrano tutti molto tranquilli. Come al solito da queste parti, è
tutto piuttosto composto. E’ una sorta di grande presidio, ma ci sono
pochi slogan, pochi sound system, assai diversamente da una
manifestazione italiana. Qui incontro un’altra amica, mentre Enrico
riesce ad uscire appena in tempo da Bank [siamo circa a mezzogiorno].
Davanti, vicino alla Banca di Scozia e nella direzione della city, c’è
qualche movimento, ma non si percepisce nulla di che [questo è
probabilmente il momento dell’assalto alla banca di cui parlano tutti i
giornali, ma io ero più in là].
Ce ne andiamo
Ce ne andiamo
E’
mezzogiorno e mezza, e io e S, la mia amica, decidiamo di tornarcene
verso l’università. Ma evidentemente dall’alto hanno un altro programma
per il nostro pomeriggio. Tutte le strade per uscire dal presidio sono
infatti bloccate. Prova una, prova l’altra, è tutto chiuso. Dentro
rimangono almeno 4 o 5 mila persone. Tutti dentro, chiusi, in questo
spazio non troppo grande e non troppo accogliente: non c’è un bagno,
non c’è un bar, nulla. Dopo un po’ la gente comincia a fare i propri
bisogni agli angoli delle strade, si crea addirittura un’area nascosta
per le donne. Chi ha da mangiare, comincia a mangiare, mentre il tempo
passa. Si improvvisano concertini, piccoli comizi [molto corti, di
solito], in tanti si gettano a terra a chiaccherare. Uno si arrampica e
piazza un paio di striscioni in un posto assurdo. Insomma, quello che
la polizia fa è praticamente chiudere tutta questa gente in un’area
delimitata. Sul corriere si legge che: «È una pratica di contenimento
già sperimentata in altre manifestazioni, spiega Scotland Yard».
L’avranno già sperimentata, ma non è una sensazione piacevole. En
passant, va detto che c’era gente anche arrivata lì per caso, come
qualche lavoratore della city, qualche turista, e via dicendo. Niente,
non esce nessuno. E’ un’idea quantomai curiosa di rispetto del diritto
di manifestare.
Arresto
Arresto
Ad
un certo punto un poliziotto, da solo, ad un angolo di una strada,
cerca di arrestare un giovane. Questo tiene le mani in alto, in
atteggiamento pacifico, facendo il segno della vittoria con le due
dita. In un attimo i due [poliziotto e giovane] sono circondati da
fotografi, cameraman, giornalisti. Arriva un altro poliziotto, sempre
in pettorina fluorescente [non tenuta antisommossa quindi], a dar man
forte, prendono a schiaffi il malcapitato, provano a mettergli le
manette in maniera piuttosto brutale. Ora, io cerco di credere nella
buonafede della polizia, ma bisogna essere coglioni per provare a
mettere le manette ad uno quando tutto intorno c’è gente che
chiaramente non la prende bene. E bisogna essere stronzi per trattare
una persona in quel modo. Il passo successivo è inevitabile. Arrivano
una ventina di poliziotti, spingendo e buttando a terra chiunque fosse
a portata di mano [donne e bambini inclusi] e portano fuori di forza il
giovane.
La tensione sale
La tensione sale
Piano
piano la tensione sale: non prendiamoci in giro, a nessuno piace stare
chiuso in «gabbia», senza acqua [c’era il sole, forte ogni tanto],
senza cibo, senza bagni. Non occorre essere dei facinorosi per
cominciare ad arrabbiarsi. Qua e la provano a spingere, ed ogni tanto
si crea un discreto parapiglia. Eppure, tutto sembra sempre sotto
controllo, e ho l’impressione che l’unico episodio davvero «grave» e
causato dai manifestanti sia stato l’assalto alla banca, ma tutti i
media, anche qua in Gb, lo stanno montando. La situazione infatti era
moderatamente tranquilla da entrambe le parte: la polizia carica molto
raramente e sempre leggermente, tranne in qualche occasione [ci sono i
video su internet]; di qua i manifestanti spingono, ma mai troppo
forte. E’ vero, volano lattine, qualche bottiglie, e via dicendo, ma
credo che la pazienza di chiunque sarebbe finita. Provate ad immaginare
una situazione del genere in Italia, con 4 o 5 mila persone circondati
e impossibilitati ad uscire e pensate cosa sarebbe successo. Molto,
molto di più.
Alla fine si esce
Alla fine si esce
Il
tempo passa, e solo verso le 3 [sono passate quindi tre ore dall’orario
di ritrovo del presidio] viene aperta un po’ una delle strade laterali.
Ma è solo un allargamento del recinto. Ancora non si esce. Passa
un’altra mezz’ora buona, con ancora episodi di tensione, finché viene
aperta una stradina laterale, e molti riescono ad uscire, tra cui io e
S. Rimonto in bici che avevo incautamente parcheggiato molti vicino a
Bank ma fuori dal «recinto», e giro un po’ intorno, controllo le
stradine laterali, c’è sempre un’atmosfera piuttosto tesa, continuano
gli spintoni, e mi sembra che abbiano richiuso molte se non tutte le
entrate ed in molti siano ancora «sequestrati». Appena tornato a casa
attacco la BBC e ne ho la conferma, si vedevano ancora casini di vario
genere. Siamo stati chiusi in un recinto per ore, senza poter espletare
i più basici bisogni umani [mangiare, bere, andare al gabinetto]. E
come al solito, è un piccolo episodio quello che viene esaltato e non
tutto quello che è successo intorno.
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