Adesso siamo tutti meno liberi. di G.Russo Spena
Adesso siamo tutti meno liberi
Da oggi tutte e tutti siamo meno liberi. Abbiamo di fronte una vergognosa e devastante normativa sicuritaria, incostituzionale per razzismo esplicito, che non solo costruisce un diritto penale speciale e un processo penale speciale contro migranti, ma demolisce lo stato di diritto di tutte le cittadine e i cittadini. Mutilazione delle libertà democratiche. Non si parla solo dei migranti; è di noi che si parla; di come immaginiamo la nostra società, la nostra futura organizzazione sociale e statuale. Da un lato vi è la società meticcia della condivisione, dall'altra, necessariamente, la società disciplinare e autoritaria. E' questo, per la sinistra anticapitalista, un punto centrale di identità e strategia; per evitare di inseguire il "leghismo di centrosinistra" dei Penati e dei Cofferati che, di fatto, ha contribuito ad alimentare rancori xenofobi, intreccio tra razzismo di stato e razzismo popolare. Al contrario: agiremo conflitto unitario su territorio e disobbedienza civile; e comunque, da subito, organizzeremo osservatori e nuclei di difesa legale per i migranti.Dovremo attivare le possibilità giurisdizionali affinché le norme razziste arrivino al più presto davanti alla Corte Costituzionale e siano denunciate alle corti internazionali. Dovremo rovesciare il punto di vista: attuare pratiche continuate di resistenza culturale, informativa, formativa, sociale. Con il respiro di un progetto radicalmente alternativo, non difensivo, che si basi sul diritto di cittadinanza collegato alla residenza, su una legge organica per il diritto di asilo (contro la pratica omicida dei respingimenti), sulla regolarizzazione di chi vive e lavora in Italia, sui permessi per ricerca di lavoro, sul diritto di elettorato attivo e passivo. Non è solo un tema che riguarda i diritti di cittadinanza; riguarda anche il mondo del lavoro, se è vero che le leggi razziste servono ai padroni anche per creare, nel mercato del lavoro globalizzato, il nuovo esercito industriale di riserva, gli schiavi ricattabili ed espellibili in base al ciclo delle ristrutturazioni aziendali. In questo senso l'introduzione del reato di immigrazione clandestina allude a un infame salto di qualità negativo che incide sulla vita stessa delle persone insieme al prolungamento fino a sei mesi dei tempi della detenzione amministrativa nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. Sarà impedita al migrante irregolare la già modesta possibilità di denuncia dei caporali e del lavoro nero. Sarà ostacolato l'accesso alle procedure di protezione internazionale. Non sarà possibile neppure riconoscere un figlio, praticare atti presso anagrafi o uffici pubblici, completare corsi di studio, accedere a cure sanitarie. Si eleveranno, nella quotidianità, muri all'interno della nostra stessa società: le schiave e gli schiavi del lavoro supersfruttato diventeranno un mondo sommerso, invisibile, all'interno del quale, come dimostrano i fallimentari modelli anglosassone e francese, possono crescere processi identitari autistici perché circondati dal razzismo istituzionale che alimenta rancori popolari e ossessioni fascistiche di massa. Non potremo dirci comuniste e comunisti contemporanei se non tenteremo di abbattere questi muri.
Liberazione, 3/7/2009
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