Aggressione omofoba a Biella!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La notte tra il 13 e 14 Ottobre, il mio compagno è stato aggredito mentre si trovava a bordo della mia auto nei pressi dell'Ospedale di Biella, precisamente in Via Caraccio.
I cinque deficenti che oltre ad apostrofare con i soliti insulti e i soliti luoghi comuni il mio compagno e alcuni nostri amici, non hanno trovato niente di meglio da fare, da perfetti codardi che prendersela con la mia autovettura, danneggiandola, per fortuna molto lievemente.
Certo questo è solo l'ennesimo episodio di intolleranza che colpisce la comunità GLBTQ Biellese, ma tutti noi ci chiediamo da dove venga questo sfrenato desiderio di cercare di colpire le persone che si ritengono più deboli, in quanto soggetti di un'identà considerata fragile e quindi più facilmente attaccabile.
Forse se i sapientoni dei vari partiti di destra, di centro e i gerarchi cattolici usaserro parole meno eclatanti e discriminanti per dipingere una realtà che a loro non piace, ma è una realtà che trova espressioni e approvazione in tutto il mondo, forse agli imbecilli di turno, verrebbe la bella idea di bersi qualcosa in santa pace, senza per forza dover compiere dei crimini, che, purtroppo, la maggior parte delle volte rimangono impuniti.
La violenza, sulle donne, di cui tanto si parla in questi giorni adossando colpe solo agli stranieri che vivono in questo paese è puntualmete e logicamente smentita da questo e dagli altri episodi di intolleranza razzista che, senza tirare in ballo gli estremisti fascisti, colpisce a destra e a manca senza distinzioni.
Non sono solo Rumeni, Marocchini o Italiani, sono una serie di uomini, vuoti e cattivi che fanno della violenza una necessità per esprimere il loro non essere, la loro incapacità di affermarsi civilmente, provando a combattere per le cose in cui credono perchè già da troppo tempo hanno smesso di credere in loro stessi e questo è lo specchio dei tempi.
L'episodio è stato denunciato all'Ufficio Denunce della Questura di Biella, come dovrebbero fare, senza paura,tutti quelli e quelle che sono vittime di violenza, fisica o verbale da parte di, e passatemi il termine, bastardi, che per colpire una autovettura hanno bisogno di uscire in cinque, armati di manganelli e bastoni vari...poveracci, quanto ci fate pena!

Eurialo&Niso e Adriano Guala
coordinamento "Diritti e Culture delle Differenze"
Partito della Rifondazione Comunista.

Intervista ad Adriano Guala su "La nuova Provincia di Biella" del 10 novembre 2007 

BIELLA - «Non è la prima volta che un omosessuale viene aggredito da sconosciuti, anzi, a Biella capita praticamente ogni fine settimana».
A parlare è Adriano Guala, 47 anni, residente in città ed esponente dell'associazione Eurialo&Niso che lotta per i diritti di gay e lesbiche. Il suo compagno, Giacinto, un mese fa è stato insultato e minacciato da un gruppo di ragazzini esaltati. Lui ha fatto una scelta: quella di non nascondersi, ma, al contrario, denunciare l'accaduto. La speranza è che anche altre persone, vittime di aggressioni, fisiche o anche solo verbali, abbiano il suo stesso coraggio. «Spesso non si segnala la violenza subìta per paura: non si ha la libertà di ammettere che si è stati aggrediti perchè omosessuali», spiega Guala.
Il rischio, parlando di simili episodi, è che si diffonda un allarmismo ingiustificato, capace di creare, tra le persone che vivono questa particolare condizione, un senso di smarrimento e isolamento.
Sovente, infatti, chi è omosessuale ha il timore di uscire allo scoperto, ma le vittime o i testimoni di violenza dovrebbero sempre poter avere la forza di denunciare, di ribellarsi a questo spiacevole andazzo omofobico.
«Negli ultimi anni sono successi diversi episodi sgradevoli - continua Guala - soprattutto di sabato notte». La sua mente torna a un anno e mezzo fa quando, ai giardini Alpini d'Italia, quindici ragazzi hanno bloccato un giovane gay: «L'hanno immobilizzato - ricorda - e con un coltellino gli hanno fatto dei tagli su un braccio». Un episodio, quello citato da Guala, che purtroppo non è l'unico successo in città. «Una sera un ragazzo etero ha abbordato un uomo più grande di lui. L'uomo lo credeva compiacente, ma quando i due sono arrivati in un luogo appartato il giovane, che fino a quel momento aveva finto di essere gay, l'ha aggredito e rapinato dell'automobile. In un'altra occasione, uno omossessuale aveva fatto salire in macchina un'altro uomo che aveva poi cercato di spillargli del denaro. Al suo rifiuto, lo sconosciuto gli aveva preso le chiavi della vettura e gliele aveva buttate nel Cervo....».
Storie che lasciano l'amaro in bocca e che, soltanto quando riportate dalla cronaca, sono in grado di sensibilizzare l'opinione pubblica. Allora scatta una sorta di caccia al razzista, alla strega del momento, una caccia che, però, lascia il tempo che trova. Sono ancora in molti, infatti, a considerare i gay dei "diversi", o meglio persone inferiori a chi invece è eterosessuale. Intanto, mentre l'intolleranza, ancora oggi impera nella società, la comunità omosessuale si trova a dover affrontare i problemi di sempre, temi che purtroppo sono quanto mai attuali: «A Biella i gay sono molti, anche se non si direbbe - spiega ancora Guala -. Forse non li si vede, ma ci sono. Sono uomini, ma anche donne. Vedere due ragazze per mano, però, forse scandalizza di meno, o attira meno l'attenzione. Spesso si pensa che siano solo amiche...
«Ciò che manca, invece -prosegue - è una struttura a cui appoggiarsi: i punti di ritrovo più vicini sono nelle grandi città come Torino o Milano, o comunque distanti da qui. L' associazione Eurialo&Niso sta cercando di trovare un'identità di cultura, un'affermazione dei diritti che nella nostra società non esiste e non riguarda solo i gay».
Per questo, però, non basta la volontà di pochi: «Vorremmo che le istituzioni della città - aggiunge - capissero il nostro problema. Che comprendessero che abbiamo bisogno di trovare una soluzione, una sede dove scambiare idee e opinioni con chi la pensa come noi, una struttura dove le persone che vivono un'identità come la nostra possano ricevere informazioni, possano incontrarsi per scambiare conoscenze, esperienze di vita». Guala spiega la sua presa di posizione: il suo scopo non è quello di ghettizzare la società gay, ma di far capire alla gente che l'omosessualità non pregiudica lo svolgersi della vita quotidiana di tutti. Che l'amore, il desiderio di tenerezza, attenzioni, comprensione, sono bisogno dell'uomo, della razza umana...
Shama Ciocchetti