ORA COSI' !!!

 


 

A NOI RESTANO LE LOTTE, LA COSTRUZIONE DI SPAZI PER LA GESTIONE CONFLITTUALE DEI BISOGNI, LA COSTRUZIONE DI SPAZI LIBERATI PER L’AZIONE SOCIALE E SOLIDALE, …E PER LA DIFFUSIONE DELLA CRITICA ALLA SOCIETA’ PRESENTE !!!

NEL BREVE TERMINE… IL CORAGGIO DI FARE UNA RIFLESSIONE FRANCA, APERTA E SENZA INFINGIMENTI E RISCRIVERE COSI’ UN PERCORSO POLITICO PER LA COSTRUZIONE DI UNA SINISTRA SOCIALE !!!

marco sansoé

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Commenti

Ritratto di daniele gamba

La "credibilità" politica (governativa o meno) era uno degli argomenti che avevo posto (dai più inascoltato)quale riflessione all'ultimo incontro pubblico promosso da Rifondazione presso l'ARCI, prima delle elezioni, relativo al progetto di sisnistra unita e plurale. Oggi la "credibilità" per una riflessione FRANCA, APERTA E SENZA INFINGIMENTI richiede almeno l'illustrazione di qualche atto. Queste elezioni impongono un PUNTO, A CAPO e la scrittura di un nuovo CAPITOLO. Bertinotti ha rinunciato a questa scrittura per lasciare spazio a una riflessione vera (diversamente sarebbe costretto a difendere il proprio operato). Nel biellese chi farà altrettanto ? E con quali, necessarie e dolorose ricadute nelle amministrazioni locali ? daniele
Ritratto di andres

Ciao Daniele,

tu sei convinto che sia un problema di credibilita' - o piu' semplicemente parte del problema e' nel fatto che l'Italia e' un paese di destra, da fin troppo tempo?

cambiare la mentalita' della gente non e' la cosa piu' semplice del mondo - e il migliore dei programmi politici andra' sempre a scontrarsi con la visione conservatrice che predomina in Italia.

per quanto mi riguarda, me ne rimango qui a Milton Keynes....

    Andres

Ritratto di daniele gamba

Caro Andres, possiamo trovarci in qualsiasi situazione polito e/o sociale, anche peggiore di quella che tu descrivi, ma le cose che proviamo a portare avanti devono comunque essere credibili, e credibili innazittuto nei confronti delle persone che vi hanno, o avevano, posto affidamento. Il che non vuol dire tutto e subito. Diverso, non credibile, è invece stato il ricorso continuo ed esasperato alla strategia di piccolo cabotaggio governativo ove sei costretto, per ragioni di alleanza a deglutire tanti si, qualche ni, e i pochi no sono solo di facciata. Per poi accorgersi che quanto hai realizzato nella tua attività di governo è sostanzialmente un programma liberista, moderato, scarsamente sociale: il programma della margherita (ora PD). Rifondazione, sia a livello nazionale che nei governi locali (biellesi), ha così perso credibilità presso il proprio elettorato, che ha orientato il voto sostanzialmente in tre direzioni: le piccole formazioni a sinistra (circa il 35%) il resto (65%) suddiviso tra voto utile-mediamente-coercito verso il Pd e l'astensione. Sono nell'analisi di questo tracollo identificabili tanti fattori ma io ritengo alla fine che la credibilità, ricondursi all'essenziale, possa essere una buona chiave di lettura. Ti faccio un esempio, per intenderci. Nella propria attività di governo Rifondazione a Biella si è assunta l'Assessorato alla partecipazione. Qui, non per colpa di altri, avrebbe dovuto giocarsi quel rapporto con i movimenti, aprendo, obbligando l'amministrazione comunale a confronti diversi, smettendo di privilegiare commercianti ed industriali. ZERO. Ripeto ZERO (rifondazione ha svolto per i poteri forti contenimento e argine secondo la logica chi ragionna e fa critica è contro di noi). Allo stesso tempo andava ripetendo i soliti slogans : "aperti ai movimenti". In questo, come in altre circostanze ha perso credibilità, creando scollamenti (e le fuoriuscite interne o le espulsioni non sono mica casualità). E quindi ti inviterei, benchè sia difficile a chi non conosce la realtà biellese, a sforzarti comunque sulle ragioni interne di una debacle poichè diversamente tutti i fattori esterni potrebbero solo essere utilizzati quali scusanti o divagazioni e non aiuterebbero a focalizzare gli errori propri. daniele
Ritratto di AdrianoBiella

Noi non ci fermiamo qui. Noi non rinunciamo a nulla. Eravamo già punto e a capo da un pezzo, convinti, ma non convincenti. Coscienti (forse) che niente e nessuno si sarebbe ricordato di noi? Parole, parole, parole. Le conoscevamo già, le avevamo già sentite, abbiamo gridato per farci sentire, forte e più volte che c'era bisogno di impegno differente, di un’altra politica, della politica del fare e che niente e nessuno avrebbe appoggiato le nostre richieste di gay e lesbiche, di operai maschi e femmine, di cittadini pacifici e pacifisti, avevamo auspicato che appena dopo la vicenda Binetti, anzi anche prima, qualcuno prendesse davvero per mano la sinistra e l’accompagnasse fuori dal governo, avevamo già ingoiato troppo, le guerre, la base a Vicenza, una finanziaria di sangue, niente lotta al precariato, i diritti civili della comunità GLBT calpestati in nome di che? Per cosa? Per vederci, alla fine, sfilare di mano la nostra illusoria magia del tesoretto che nessuno ha mai visto e mai vedrà. Sempre con la bocca amara, sempre con solo un centesimo in mano, senza mai contare nulla, con discorsi che nessuno ha recepito, ma come fai a dire agli altri di resistrere quando prendi uno stipendio a cinque zeri, come fai a dire laicità se poi abbracci le teorie religiose in nome di un sano ragionamento (?), come puoi credere che l'ambiente e tutto quello che rappresenta abbia importanza (si lo so che ne ha molta) quando dopo il 20 non hai più i soldi per mangiare, come fai a parlare di accettazione se non sei in grado di sopportarla, come gestisci lo stato sociale se anche il sindacato va a raccontare storie nelle fabbriche e su altri luoghi di lavoro, come combatti la guerra rifinanziando le missioni all'estero, come fai a farti comprendere se la sola ideologia è distruggere (da entrambe le parti), che rabbia combattere il fascismo schifoso, puzzolente quando sono gli squadristi a pestarti a Genova, ai concerti, quando nessuno dice niente a Forza Nuova, quando basta un'immigrato colpevole e la Lega va al 20%. Dovevamo arrivare a questo? Dovevamo davvero morire per ricominciare, scontare due anni di inferno per noi e per i nostri per capire che niente era ciò che eravamo, che noi, i comunisti, siamo un’altra cosa, siamo la Gente comune quella che riempie la piazza, siamo quelli che prendon le botte, siamo quelli che sanguinano e gridano, ma che non rinunciano ai loro ideali, quelli non ce li cancelleranno mai, saremo anche fuori dal gioco, da “quel” gioco, ma “dentro” al nostro gioco, a quello a cui noi siamo capaci, a quello a cui non ci batte nessuno, quello delle piazze, del quartiere, di casa per casa, del mercato rionale, delle fabbriche. Di “bella ciao, del Che e dei partigiani”. Adesso dobbiamo ricominciare , ricominciare da dove ci siamo fermati due anni fa, pronti alla lotta, pronti a riempire le piazze, pronti a ricominciare saltando a piè pari un periodo di buio in cui abbiamo oscurato insieme a storia e valori la falce e martello e pure la bandiera rossa. Io sono ancora comunista! A.G.
Ritratto di Anonimo

daniele gamba...che simpatico umorista!...
Ritratto di Robyilrosso

..ma non vi sorge il dubbio che non vi abbiano votato magari perche chi doveva rappresentare gli interessi del proletariato ..a pensato bene di fare il Presidente della Camera..e cosi come una ballerina alla scala, volteggiare in lungo e in largo per il paese senza portare nessun beneficio a chi l'ha votato che invece sperava almeno in qualcosa di concreto ??? Di fatto appare che bertinotti questo l'abbia capito ( dimettendosi ) ma non mi pare che il resto della dirigenza del partito voglia fare altrettanto ..anche dopo uno scempio simile... e scusatemi ma da operaio comunista che sono non ne capisco la relazione ...indi resto solo con la mia bandiera la falce il martello che magari sono poche cose ..ma mi danno la forza e il coraggio di continuare a sperare in un mondo migliore. Sempre Comunista
Ritratto di roberto

Ognuno è libero di trarre le conseguenze che vuole dall'esito di queste elezioni. Pensare per esempio che tutto era già scritto, che la sinistra (e Rifondazione) non avevamo capito nulla mentre altri (dentro e fuori dai quattro partiti) sì, è una malattia atavica di una certa sinistra, difficile da curare. Io rimango della convinzione che prima di essere convinti delle proprie verità meriterebbe provare ad indagare il voto.

La sinistra arcobaleno perde quasi tre milioni di voti. Il 50% dei quali vanno al PD e Di Pietro. Perchè? Perchè si aveva paura di Berlusconi e perchè si è considerata quella l'unica opzione di governo. Come dire: votare voi è inutile non siete serviti quando eravate al governo figuratevi se servite adesso...E questo è un primo punto della riflessione (pesante!).

Secondo: quasi il 20% ha preferito stare a casa, ovvero nessuno più mi rappresenta e quindi scelgo di non scegliere.

Oltre il 10% ha votato (al Nord) per la Lega e questo si spiega molto facilmente (credo) e quindi non mi dilungo oltre.

I 330.000 voti dati alle due liste alla sinistra dell'arcobaleno non rappresentano neanche il 10% dei voti ottenuti dal PRC, VERDI e PdCI alle scorse elezioni del 2006. Insistere che il problema è il simbolo o la presunta maggior radicalità, è la triste costatazione di preferire il guardarsi l'ombelico, piuttosto che indagare il messaggio che gli elettori ci hanno consegnato (a tutta la sinistra nessuno escluso). Perchè se è vero che SA ambiva a ben altre percentuali e ad entrare in parlamento, Sinistra Critica e PCL erano sicuri (anche grazie alla grande esposizione mediatica non corroborata da un reale insediamento territoriale) di superare l'uno per cento per poter così concorrere al rimborso elettorale (un euro all'anno per cinque anni, per ogni voto ottenuto).Questo nessuno lo dice ma è il motivo vero per il quale almeno uno dei due gruppi (dividendosi fra loro) ha deciso di presentarsi alle elezioni.

Un'ultima considerazione riguarda il voto nazionale e le scelte locali. Per alcuni (minoranze di RC e PdCI e dirigenze di SC e PCL) si dovrebbe uscire dalle giunte locali immediatamente. A parte, che anche qui si fa finta di non vedere i risultati delle amministrative di Roma o altrove dove SA raddoppia o addirittura triplica i voti rispetto al dato nazionale e al contrario, le liste alla sua sinistra, rimangono drammaticamente al palo non discostandosi minimamente dall'esito nazionale. Quindi l'automatismo non c'è e pesano le scelte locali nel voto locale e quelle nazionali in quello nazionale. Il meccanicismo mentale con cui alcuni, in nome di presunte superiorità morali, vorrebbero decidere sempre in casa d'altri, meriterebbe al contrario una riflessione che qui, non ho voglia di fare. Mi piacerebbe però capire se alle sollecitazioni di Sansoè qualcuno è disponibile a ragionare o se, al contrario, come sempre, si cerca un riconoscimento postumo delle proprie inossidabili verità....senza rendersi conta che la sconfitta è per tutti, nessuno escluso!

Ritratto di daniele gamba

Pietrobon è molto preoccupato per una malattia atavica di "certa sinistra", definita di difficile cura. In cosa consiste questa malattia ? L'aver ragione. Questa Sinistra non può mai avere ragione su niente e nemmeno su parte di niente. Aveva espresso critiche alle scelte politiche di Rifondazione(e dunque alle sue)prefigurando il disastro elettorale prossimo venturo ? Ha sbagliato ? Non può rivendicare la saggezza di quella triste previsione ? Non sia mai, voi siete "malati" ed io sano. Ed è così sano da fare pastrocchi. Ad esempio nella lettura dei dati elettorali non esamina con completezza dove sono andati a finire i voti di Rifondazione, valutando solo che il 50% sia andato al PD e Di Pietro. Il resto è ignoto. Tre sono state le componeneti di fuga: una di queste, la più certa, è la fuga di voti verso le liste SC, Bene Comune, Ferrando per 422mila al Senato e 495mila alla Camera. La percentuale totale è 1,4 ovvero quel quid che avrebbe permesso il raggiungimento del quorum alla Camera all'Arcobaleno. Quanto pesano questi voti sul totale dei voti persi dall'Arcobaleno ? Nel 2006 a senato e camera i voti erano rispettivamente 2.518.361 e 3.898.394. Nel 2008 1.053.154 e 1.124.418. Sulla differenza il voto ai tre partitini cui si irride per la percentuale telefonica è stato al senato di quasi il 30%, meno alla Camera. A Biella e nel Biellese la percentuale al senato è stata superiore al 35% Per un partito che aveva come mission UNITI e PLURALI questo è stato un fallimento ma a Roberto non risulta. E' sempre "certa sinistra" ad avere gli occhi foderati di burro. (leggere l'articolo di Barenghi su LA STampa di oggi, domenica ) Sulle altre due direzioni di fuga, centrosinistra o lega e astensionismo, è molto difficile dare indicazioni percentuali se non che gravitano complessivamente al 70 % della differenza assoluta di voti tra il 2008 e il 2006. E a due settimane dal voto si possono solo fare congetture, non vi sono le condizioni per un esame "sociologico" del voto. Io personalmente propendo più verso l'astensionismo che non per il voto al PD. Farneticazioni ritengo invece quelle relative allo scopo primario delle liste minori: assicurarsi l'1% per ottenere il rimborso elettorale. Legittimo auspicio ma non certo obiettivo. Dica Roberto quanto l'Arcobaleno ha speso in campagna elettorale e poi compari il costo procapite, riferendosi ai voti ottenuti. Scoprirà cifre incredibili perchè, con l'acqua alla gola, l'Arcobaleno ha profuso non pochi milioni di euro in questa campagna elettorale. Valori molto maggiori rispetto a quelli possibili delle liste minori. In conclusione sarebbe da auspicare che ognuno, rispetto al proprio peso organizzativo e ruolo, valutasse in termini di responsabilità questo risultato. Io credo che SC, Ferrando, Bene comune, astensionismo siano effetti e non cause. L'elettore, collettivamente, ha con il suo voto dato misura del disagio. Che il malato, la causa, che in questi giorni si sta dibattendo in feroci assemblee congressuali, non si riconosca malato non mi sorprende. Nella sua malattia persiste nel non valutare peso ed incidenza della sua partecipazione ai governi locali (decisa a suo tempo a "pioggia" ma che ora deve essere ragionata puntualmente, caso per caso, sul programma realizzato). Ed è scocciato se alcuni lo fanno presente. Confondere "banale evidenza" attribuendo ad altri spocchiosa "superiorità morale" è segno dell'affanno che anima i burocrati di partito. daniele
Ritratto di valter

tra le diverse colpe del nazionale sulla nascita della sinistra arcobaleno ve ne sono due che hanno contribuito, secondo me, al calo di voti. una è stata di non aver capito che la divisione col pdci e la distanza dai verdi, nelle specificità locali è più che un semplice discorso di strategie politiche, ma tocca la sensibilità personale e politica di molti compagni che cosi non hanno votato. due il simbolo è anonimo,in questa fase di personalizzazione della politica, non vi è ne un nome ne un simbolo che dimostri appartenenza. l'arcobaleno è il programma di veltroni, di tutto di più.
Ritratto di Anonimo

5 PUNTI PER RIPARTIRE PROGRAMMA POLITICO PER LA RINASCITA DELLA SINISTRA DI CLASSE 1. ORGANIZZARE LA RESISTENZA A PARTIRE DAGLI ENTI LOCALI Gli Enti Locali sono fondamentali, ci garantiscono – e tramite noi garantiscono ai cittadini e ai movimenti – uno spazio di democrazia. 2. CHI HA SBAGLIATO SI FACCIA DA PARTE Non ci possono essere uomini e donne che vanno bene in tutte le stagioni. 3. TORNARE SUI LUOGHI DI LAVORO, ABBANDONARE I SALOTTI È una questione di stile, ma non soltanto di stile. 4. PROMUOVERE LA CONTROINFORMAZIONE L’informazione è tutta in mano al nemico di classe. 5. ORGANIZZARE UNA NUOVA PRESENZA SINDACALE La C.G.I.L. non basta più, dobbiamo andare oltre. ORGANIZZARE LA RESISTENZA A PARTIRE DAGLI ENTI LOCALI Resistere negli Enti Locali, preparare bene le elezioni amministrative del prossimo anno. I governi locali sono un baluardo fondamentale, un presidio strategico per dar voce e spazio alle istanze di base della società italiana, uno spazio di democrazia da difendere, uno spazio di iniziativa di governo capace di contrastare il governo centrale e le politiche della destra (vedi, ad esempio: Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace; politica dell’acqua e dei servizi in generale; politiche sociali; democrazia e partecipazione; …). Il nostro obiettivo è dunque quello di rafforzare e potenziare la nostra presenza nei governi locali e nelle assemblee elettive dei comuni, delle province e delle regioni. CHI HA SBAGLIATO SI FACCIA DA PARTE Il gruppo dirigente nazionale del partito va interamente ripensato. È politicamente e moralmente inaccettabile che chi ha governato questa fase che ci ha condotti alla sconfitta, governi anche la fase della rinascita; chi ci ha guidati fino ad ora deve – almeno momentaneamente – farsi da parte: non ci possono essere uomini e donne per tutte le stagioni. La discussione deve avvenire su un piano di assoluta parità. Chi occupa posizioni di vertice è in grado di condizionare il dibattito, di pilotarlo nella direzione voluta, di precostituire le sue conclusioni. Occorre aprire a tutti i soggetti politici e sociali che hanno a cuore la rinascita di una politica autenticamente di sinistra, ogni compagno deve poter esprimere la sua opinione su un piano di assoluta parità. Il partito in questo momento non può essere al servizio di questa o quella corrente; la discussione al suo interno deve essere una discussione libera: chi ha gli argomenti migliori saprà farli valere, e per migliori non intendo dal punto di vista della capacità dialettica. TORNARE SUI LUOGHI DI LAVORO, ABBANDONARE I SALOTTI È una questione di stile e di scelta di campo. Dobbiamo cambiare mentalità: basta salotti romani, salotti televisivi e non. È inaccettabile che i responsabili del nostro partito preferiscano la televisione ai luoghi di lavoro. La politica deve tornare sui luoghi di lavoro: un ottimo esempio in tal senso mi sembra sia stata l’assemblea nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori tenutasi nel mese di febbraio davanti allo stabilimento torinese della Thyssen Krupp. Da oggi mi sembra doveroso ripartire dai luoghi di lavoro anche con iniziative di questo tipo. Discutiamo di politica con le lavoratrici e con i lavoratori, con le cittadine e con i cittadini, non con Bruno Vespa. PROMUOVERE LA CONTROINFORMAZIONE Quello dell’informazione è un altro tasto dolente. Bisogna promuovere un nuovo sistema dell’informazione e della comunicazione. Una volta c’era la controinformazione: bene, sulla controinformazione (televisioni di strada, internet, stampa alternativa, …) occorre investire risorse umane e materiali ingenti, dobbiamo produrre il massimo sforzo possibile alle condizioni date. Le competenze non ci mancano, quel che manca sono le risorse: per questo occorre uno sforzo colossale. ORGANIZZARE UNA NUOVA PRESENZA SINDACALE Una maggiore e più incisiva presenza (anche organizzata) all’interno del sindacato è indispensabile. Dobbiamo incalzare la C.G.I.L. e gli altri sindacati, attaccare da sinistra, fare sentire nei luoghi di lavoro e nelle strutture sindacali le nostre posizioni, far pesare le nostre istanze nel mondo sindacale, costringere le compagne ed i compagni a discutere di problemi del lavoro, del precariato, dei salari, delle pensioni, della politica dei prezzi, … Care compagne e cari compagni, queste poche righe non sono altro che una semplice bozza, uno sfogo, se preferite; mi piacerebbe, insieme a tutti voi, far convergere tutte le riflessioni che stanno maturando in queste ore in un vero documento politico-programmatico. Vi propongo, in conclusione, di aprire 5 tavoli di lavoro locali su queste 5 tematiche che io giudico di capitale importanza. Un abbraccio. Alberto Zola
Ritratto di daniele gamba

Va da se che anche per ZOLA la questione "CHI HA SBAGLIATO SI FACCIA DA PARTE" è derimente. Avrà questo coraggio ? Lasciare quell'Assessorato alla Partecipazione che non è mai riuscito a condurre ? O farà il salto della quaglia, più prossimo al PD che a Rifondazione stessa ? daniele
Ritratto di giorgio

Ma hai finito di rompere i coglioni? Hai qualcosa da dire anche sul fatto che la Madonna di Oropa è nera per caso? Lo sai che io una volta ho preso sotto un gatto? Forse meriterebbe un tuo commento anche su questo...
Ritratto di daniele gamba

mi sembra che vi siate rotti da soli... daniele
Ritratto di ocrablues

Solo una riflessione seria e non superficiale sulle cause della sconfitta di tutta la sinistra di alternativa, in particolare de lasinistral’arcobaleno, (oltre l’interpretazione dei numeri, mai come questi opinabili, si parla di tendenze ipotetiche: non è scienza; oltre il tentativo di fregiarsi del merito o della responsabilità della sconfitta; oltre la tentazione di attribuire ad altri la causa di questa sconfitta; oltre qualsiasi giustificazione o alibi) può dare forza alla ripresa di un percorso politico che abbia come obiettivo la ricomposizione sociale per arginare l’individualismo proprietario e riaprire alla ripresa della conflittualità diffusa. In Rifondazione siamo tutti responsabili, perché le scelte sono state condivise (anche i vantaggi della presenza in Parlamento e negli Enti locali); dobbiamo cercare strade, non coprirle di cadaveri: tutti i gruppi dirigenti sono dimissionari, i fatti lo hanno deciso! Lo strutturale spostamento a destra dell’asse politico ci impone tempi che non possono essere troppo lunghi. Le difficoltà economiche crescenti, le incerte condizioni di vita quotidiane, il rischio che corrono le “minoranze” (sotto qualsiasi forma), l’attacco alle agibilità politiche e alle libertà individuali ci impongono di riflettere, scegliere e agire rapidamente anche se con rigore e profondità! L’imperativo diventa ri-costruire il rapporto con i bisogni concreti, la loro condivisione e l’uscita definitiva da velleità idealiste (e ideologiche): dobbiamo capire come è cambiata la società, come sono cambiati i bisogni e la percezione degli stessi, …cioè dobbiamo fare inchiesta. Favorire ora, subito ed insieme ad altri, l’apertura di spazi di aggregazione secondo bisogni ed esigenze diversi; di spazi di elaborazione collettiva di piattaforme rivendicative; di spazi per la diffusione della critica al pensiero unico (scientifico e economico), alla società contemporanea, alla democrazia rappresentativa, ecc... Contribuire con altri alla costruzione di “aree liberate” nelle quali sia possibile dare vita ad azioni alternative sul piano dei consumi, della gestione della risorse, delle pratiche educative, artistiche, ecc… Predisporre strumenti di difesa e soccorso per le persone “senza voce”, senza diritti e/o marginali ed emarginate. Per tutto ciò indispensabile non è tratteggiare la forma dell’organizzazione di partito, ma definire la pratica concreta dell’agire politico: le modalità di incontro con le persone, i soggetti sociali e i loro bisogni, le associazioni, ecc. Indispensabile è condividere con altri, con pezzi della società, l’elaborazione delle scelte e la costruzione delle azioni da intraprendere. Dei Comunisti si può fare a meno, la storia l’aveva già detto! Ora l’abbiamo scoperto tutti! Da qui si può ripartire: ri-costruire una comunità che metta “in comune” non un progetto vago di società, ma ora, subito, la condivisione dei bisogni e dell’azione politica collettiva atta a soddisfarli. Non può essere questo il comunismo oggi? ocrablues
Ritratto di valter

se rifondazione vuole essere momento di incontro e dibattito tra i soggetti antagonisti e tra la gente che non arriva alla prima o alla terza settimana,come può esserlo, deve lasciare perdere le polemiche e i battibecchi con i soliti personaggi o non movimenti. lega ambiente, i verdi biellesi, il pdci biellese non sono soggetti da considerare se davvero si vuole ricostruire o costruire momenti alternativi. se davvero si vuole partire oltre che dal territorio anche dalle amministrazioni locali questi elementi sono deleteri, non portano nulla che vada in difesa della gente o del territorio. cossato docet. ciao