Organizzare e partecipare alla manifestazione del 20 ottobre è cosa buona e giusta!

Una modesta risposta a Rutelli, Veltroni e D’Alema

Chiunque abbia letto l’appello che sta alla base della convocazione di quella manifestazione si sarà accorto che: è sottoscritto da tre testate giornalistiche, il manifesto, Liberazione e Carta, da “persone” della “sinistra diffusa”, intellettuali e figure proveniente dalla società in movimento; sviluppa una critica complessiva (in sette punti) alla politica del Governo, senza mettere in discussione l’adesione allo schieramento; si propone di contribuire e favorire una svolta nei contenuti di governo e rinnovare la politica partendo dal metodo, affinché “la politica sia politica di donne e di uomini - non più un affare maschile - e torni ad essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva”; si rivolge alla società innanzi tutto, che è la vera destinataria di questo appello.

Insomma si pone in un ambito molto caro al centro sinistra, quello del “protagonismo della società civile” e della partecipazione. Qualsiasi critica interna al centro sinistra nei confronti di questa manifestazione deve fare i conti con la cultura che sta alla base della nascita dell’Unione (anche se l’esperienza è ormai conclusa), e entra in contraddizione con le premesse politiche del programma con il quale si sono vinte le elezioni. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità: noi a quell’esperienza abbiamo creduto e per essa abbiamo limpidamente lavorato, forse per altri non è stato così, forse qualcuno ha pensato che per avere il nostro appoggio si doveva costruire un grande “trappolone” chiamato “Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”.

Dopo un anno stiamo andando a verificare, lo facciamo con quella stessa società alla quale tutto il centro sinistra si è rivolto per ottenere il consenso. Lo facciamo appellandoci alla democrazia e alla partecipazione. Ma sembra trionfare l’indicazione di “non disturbare il manovratore”. Sembra che il valore delle diversità interne alla coalizione debba essere taciuto e/o svilito, sembra che l’intelligenza delle proposte alternative non abbia cittadinanza, sembra che il palazzo sia il solo luogo delle decisioni e la partecipazione democratica non possa in alcun modo mettere in discussione le scelte degli esecutivi! E’ così? E’ questo che ci vogliono dire Veltroni, Rutelli e D’Alema? (lo spieghino chiaramente a quelli che dovranno votare per il Partito Democratico!)

Da parte nostra continueremo su questa strada: ci appelleremo alla società perché l’abbiamo sempre fatto, denunciando la crisi della democrazia rappresentativa (e non solo della politica!); perché crediamo che i “palazzi” debbano essere di vetro, trasparenti; perché crediamo che la critica sia uno strumento dell’intelligenza e della fantasia, utile e necessaria; perché solo dal basso, solo direttamente da coloro che sono portatori dei bisogni possono venire le indicazione per un “buon governo”.

E’ così che intendiamo governare, aprendo le porte del palazzo, in stretto rapporto con la società ma senza opportunismi, in perenne confronto con i soggetti sociali ma senza farci trascinare dalle suggestioni mediatiche, pronti ad esercitare la critica più dura ma anche a metterci in discussione. Mentre dico queste cose sento grande la distanza culturale dal Partito Democratico: sarà per questo che molti di loro pensano che siamo inadatti al governo? sarà per questo che pensano che si debba lavorare per fare a meno di noi in futuro?

Non nascondo quanto sia difficile fare politica in questo centro-sinistra, anche qui nel biellese, ma siamo sempre stati leali e lo saremo fino in fondo. Senza però rinunciare al dovere di interpretare la domanda sociale, invece di mettere al primo posto “i conti in regola”.

Non possiamo rinunciare a cambiare le scelte economiche e sociali quando queste penalizzano una grande massa di lavoratori dipendenti e i giovani precari, non è alla nostra identità che teniamo (che in confronto ai problemi della società è davvero poca cosa!) ma al patto sociale di rappresentare gli ultimi e i deboli prima di tutto!

Per questo facciamo un appello alla società biellese, ai sindacati, ai partiti della sinistra, affinché aderiscano alla costruzione di questa manifestazione; perché ci si possa ritrovare insieme per agire dentro e fuori le sedi istituzionali per condizionare la politica del governo, affinché diventi attenta alla domanda di equità sociale e realizzi una autentica politica redistributiva.

Biella, 1 settembre 2007

 

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