lettera di un bambino nato

 

Quando mamma rimase incinta, ci fu una violenta litigata, papà urlò che lei lo aveva  fregato, che non era pronto a fare il papà, che voleva godersi ancora la vita.

Mamma pianse, però anche lei non era pronta, non se la sentiva. Fecero visite, esami e prenotarono per un aborto. Strada facendo incontrarono persone irreprensibili che difendevano il valore della vita fin dall’embrione, parlarono a mamma, parlarono a papà, li convinsero a farmi nascere , promisero contributi, bonus bebè e quant’altro. Finalmente nacqui, contributi e bonus bebè finirono subito. Mamma e papà ce la misero tutta,  però a loro piaceva anche uscire, divertirsi; mi lasciarono molto dai nonni, poco all’asilo perché costava, non pagarono rette e chiesero contributi che non venivano erogati perché lavoravano entrambi, ma la vita costa, costa molto se tutte le sera vai al bar se hai la BMW, il telefonino, gli abiti firmati ecc.

E io? E io? Mi ritrovo in quarta elementare, papà non paga lo scuolabus, il pre e post orario, la mensa, il centro estivo, la piscina, la gita didattica.

Vado a scuola a piedi, sto a casa quando gli altri bambini si divertono, piango.

Papà e mamma dicono che bisogna fare sacrifici che oggi senza la BMW non sei nessuno, senza il cellulare e il computer non hai vita sociale. E i sacrifici chi li fa? Io, ma che cosa c’entro, perché il sindaco, il direttore didattico non mi lasciano mangiare a scuola, divertirmi con i miei compagni, mica posso andare a lavorare. Aiutatemi per favore.

Questo potrebbero essere i pensieri di un bambino, oggi, in un paese a maggioranza leghista e non solo, di fronte a provvedimenti assunti ultimamente da varie giunte.

Si parla di difesa della vita, contro l’aborto, contro la pillola del giorno dopo, si danno bonus bebè, si fanno corsi per baby sitter, ma alla prima occasione i bambini vengono buttati a mare.