Cossiga (e Berlusconi) ordinano e i fascisti eseguono!
Quello che è successo mercoledì in Piazza Navona è la conseguenza delle parole espresse dall'ex ministro degli Interni (nonchè Presidente della repubblica) Francesco Cossiga in merito al'onda anomala studentesca. Cossiga e Berlusconi che continua a chiedere l'intervento della polizia contro il movimento hanno dato mano libera ai fascisti di CasaPound di pestare, provocare e riuscire addirittura (per poche ore) a diventare vittime di un'aggressione studiata e preordinata da tempo con la copertura della polizia di Roma e dopo le dichiarazioni di venerdì alla Camera del sottosegretario Palma, anche del Governo!
Alleghiamo le foto della prima parte della mattinata nella quale i fascisti si sono infiltrati nel corteo a suon di botte e cinghiate.
Testimonianza tratta da www.repubblica.it
Sono uno studente del liceo Tasso che il 29/10/08 si trovava a
manifestare a piazza Navona contro la riforma Gelmini, una
manifestazione pacifica con cori simpatici assolutamente non violenta
quand'ecco che si avvicina un camioncino con musica a tutto volume che
vuole raggiungere la testa del corteo, ma non c'è posto per avanzare
gli studenti sono troppi non possono smaterializzarsi, allora ecco che
la tensione cresce, inizia una discussione con questi nuovi venuti,
tutti ventenni di blocco studentesco, capisco che aria tira e mi metto
ad osservare la scena in una postazione più defilata anche se mi sembra
assurdo che si possa arrivare ad uno scontro violento, siamo ragazzi e
ragazze la maggior parte quindicenni, addirittura scolaresche
accompagnate dai professori e poi questi cantano "nè rossi nè neri ma
liberi pensieri". Ma alla fine di questo coro si scatena la violenza,
lo squadrismo di qusto gruppo di esaltati dichiaratamente neofascisti.
I ragazzi di Blocco fanno spuntare manganelli, catene, coltelli,
spranghe, un vero e proprio arsenale passato magicamente inosservato
alla polizia; é il panico caricano chiunque trovino di fronte, un
ragazzo prova a difendersi è circondato da 10 persone e massacrato di
botte, chi può si rifugia nei bar, cerca scampo a questa violenza cieca
scatenatasi tutt'ad un tratto davanti all'occhio sornione degli agenti.
Con questa prima carica Blocco si assicura la postazione migliore per
governare la manifestazione, noi ragazzi siamo confusi, spaventati, il
morale è a terra, ci si conta per vedere se un amico è rimasto ferito.
Quelle bestie di blocco intonano ironicamente un coro: "siamo tutti
studenti", i più temerari rispondono;"siamo tutti anti-fascisti" e di
nuovo parte un'altra carica più feroce che ci sposta ancora più lontano
dal centro di piazza navona, ancora feriti, ancora manganellate, ancora
quella noncuranza da parte delle forze dell'ordine che mi sconvolge, mi
atterrisce, perché in un paese democratico non posso essere difeso? E'
una sensazione stranissima, di smarrimento, lo Stato che avevo sempre
creduto dalla mia parte se ne fotte se prendo delle manganellate.
PS. sono venuto a sapere che il governo ha dichiarato che siamo stati noi studenti di sinistra ad aggredire Blocco, bene o noi siamo dei deficienti a non esserci accorti che un gruppo che massacra di botte dei ragazzi innocenti che avevano la colpa di trovarsi lì, lo fa per legittima difesa oppure forse siete voi che tentate di vendere ancora una volta la vostra vergognosa verità al punto di difendere anche lo squadrismo fascista.
(Lettera firmata)
(31 ottobre 2008)
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Commenti
roberto (non verificato)
Sab, 01/11/2008 - 14:02
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Il racconto dei militanti di
Il racconto dei militanti di Rifondazione: ci hanno chiamati, quelli avevano già fatto tre aggressioni
ROMA — «Parliamoci chiaro: prima che arrivassimo noi c'erano già state tre aggressioni contro persone finite all'ospedale o comunque rimaste ferite. Ammesso e non concesso che ce l'avesse avuta prima, quella gente non aveva più alcuna legittimità a stare in piazza. Abbiamo chiesto che fossero allontanati, e niente. Gli abbiamo gridato di andarsene, e niente. A quel punto li abbiamo caricati e sbaragliati. Basta, finito. Inutile stare a nascondersi o girarci intorno».
Partito della Rifondazione comunista, sede della Direzione nazionale, terzo piano. Simone ha 32 anni e un linguaggio diretto. Accanto a lui ci sono Emiliano, 30 anni e quasi due metri d'altezza, e Yassir, 33 anni e una denuncia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale: l'hanno fermato e liberato dopo una notte passata in gattabuia. Sono impiegati del settore organizzazione del partito (quello che un tempo si sarebbe chiamato Servizio d'ordine), e mercoledi scorso erano in piazza Navona. Raccontano la loro versione dei fatti con una premessa, affidata a Emiliano: «Per noi l'antifascismo è un valore irrinunciabile. E' il fondamento della nostra Costituzione, ed essere antifascisti oggi significa difendere la democrazia, la pace e la libertà di espressione».
Anche con l'uso della violenza? Risponde Simone: «A nessuno di noi piace andare in giro a caricare i fascisti, ma capitano situazioni particolari. Come l'altro giorno. Con la polizia che non ha fatto niente per impedire lo scontro fisico». Lo interrompe Yassir: «Sono diciotto anni che partecipo alle manifestazioni, e ti assicuro che non avevo mai visto prima un fascista così da vicino. Perché sempre si sono messi in mezzo per evitare il contatto diretto, o ci chiudevano piazze o strade presidiate da loro. Stavolta invece è come se avessero detto "prego, accomodatevi". Io non penso a complotti, però qualche cattivo pensiero può venire. Anche perché questa storia è cominciata molto prima di mercoledì».
Il riferimento è ai giorni precedenti, lunedì e martedì, quando «i fascisti» del Blocco studentesco hanno conquistato la testa del corteo degli studenti medi o issato il loro striscione al sit-in davanti al Senato. «Sempre con quel camioncino bianco pieno di mazze nascoste — insiste Simone — senza che nessuno lo fermasse. Noi in quelle due occasioni abbiamo abbozzato, per evitare problemi, ma in piazza Navona, mercoledì, s'è passato il segno». Racconta Yassir: «Io stavo andando al lavoro quando mi ha telefonato un ragazzo del liceo Tasso per avvisarmi che i fascisti stavano picchiando la gente. Temevo che esagerasse, ho chiamato altre persone, e tutti confermavano le aggressioni. Parlavano di sangue. Ho radunato altri compagni e siamo andati». Insieme a quelli dell'università: «E mica sono il Settimo Cavalleggeri! — sorride Simone —. Era già previsto che venissero anche loro, hanno solo accelerato un po' il corteo». Con il loro camioncino: «Certo — risponde Emiliano - quello c'è sempre, per gli altoparlanti e i megafoni. Mazze non ce n'erano, stai sicuro. Quando siamo arrivati abbiamo trovato la piazza terrorizzata dalle violenze precedenti e i fascisti schierati in formazione, coi bastoni pronti. A quel punto che fai?». Già, che fai? Yassir: «Abbiamo formato un cordone e fino all'ultimo abbiamo tentato di tenerlo, ma la piazza dietro spingeva e quelli davanti aspettavano co' 'sti bastoni come fossero giocatori di baseball». E voi coi caschi in testa: «Certo, per protezione. A mani nude, però. A un certo punto non abbiamo tenuto più e c'è stato lo scontro. Coi poliziotti a godersi lo spettacolo».
Sono volate le sedie dei bar. «Di vimini... Ne vola una, ti arriva addosso, la rilanci no? A me un fascista m'ha tirato una scopa — continua Yassir —, l'ho parata, ho visto arrivare i carabinieri dall'altra parte e ho avuto paura di restare in mezzo. Mi sono lanciato tra i tavolini dei bar. Mentre correvo mi sono sentito prendere alla gola e stringere, mi stavano soffocando. Poi mi hanno buttato a terra, e mentre temevo che arrivasse una coltellata ho sentito dire "soggetto immobilizzato". Erano poliziotti, per fortuna». Quindi sono intervenuti. «Per disperderci — puntualizza Simone —, dopo che avevamo neutralizzato i fascisti e ridotto quel camioncino come doveva essere ridotto. Questi sono doppiamente pericolosi: militarmente, perché picchiano la gente, e politicamente perché rischiano di avere un effetto catalizzatore su giovani cosiddetti "neutri", soprattutto in certe scuole e periferie, dove ci sono logiche più da comitiva che da gruppo politico, un po' da stadio». Emiliano: «Coi loro metodi: o ti adegui e fai quello che dicono loro oppure menano. A Roma da due anni le aggressioni si sono moltiplicate. Dicono di essere contro questo governo, ma non mi pare se poi spunta un sottosegretario che si appiattisce sulla loro versione. Comunque al corteo dello sciopero non si sono visti». Ancora Simone: «Noi da quando siamo rimasti senza parlamentari abbiamo molte più difficoltà a gestire la piazza, mentre loro si sentono protetti. Mercoledì qualcuno di noi s'è dovuto prendere un permesso dal lavoro per venire a cacciare i fascisti, ma ti pare normale?».
Giovanni Bianconi da www.corriere.it
01 novembre 2008
Anonimo (non verificato)
Lun, 03/11/2008 - 10:59
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fORZA nUOVA fUORI LEGGE
Anonimo (non verificato)
Lun, 03/11/2008 - 18:30
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Questa è l'italia
Anonimo (non verificato)
Mer, 05/11/2008 - 21:24
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Kossiga Boia