La strage sul lavoro continua: si faccia subito lo sciopero generale!
di Maurizio Zipponi Responsabile Nazionale Lavoro di Rifondazione Comunista
Sciopero generale. Non esiste altro modo per rispondere alla quotidiana, sistematica strage sul lavoro.
Mentre la sinistra riflette sulle ragioni della sconfitta elettorale e
sulla crisi di rappresentanza che la ha travolta, mentre le grandi
organizzazioni sindacali tentano di evitate l’inevitabile
– ossia l’affondo diretto di Confindustria contro le ragioni della loro
stessa esistenza: la contrattazione solidale e collettiva – gli eventi
di questi giorni esprimono più delle parole la drammatica realtà in cui
viviamo e ci indicano il “che fare” subito.
La realtà è che il lavoratore vale meno della merce che produce e delle
macchine che servono a produrre, non ha bisogno di manutenzione, si può
cambiare alla bisogna con un altro lavoratore.
La realtà è che il lavoro non è più strumento di emancipazione, perché con 700, 1000 euro al mese sei comunque povero.
La realtà è che il lavoro non ha più valore, perché se fai l’operaio
tuo figlio fatica a dirlo a scuola; perchè per essere imprenditore
basta un giorno per aprire la partita iva, mentre per fare l’operaio
servono anni di apprendistato e poi comunque rimani precario.
La realtà è solitudine totale della lavoratrice e del lavoratore
dipendente. E’ questa la ragione principale della sconfitta della
sinistra.
Quando un giovane entra in una fabbrica o in un cantiere non trova più
nessuno che gli trasmetta memoria ed esperienza, perché comunque ha un
contratto precario e resterà per pochi mesi e se vorrà essere assunto a
tempo indeterminato dovrà dire sempre sì a tutto, dovrà accettare
qualunque condizione (straordinari, turni, lavoro al sabato e alla
domenica, mansioni nocive e pericolose).
Così la vita perde valore e viene ridotta a elemento a disposizione
della produttività e della flessibilità imposta dall’impresa.
Allora serve una reazione collettiva, identitaria. Allora un urlo deve
alzarsi nel paese: siamo operai, precari, donne e uomini che vogliono
un lavoro per vivere e non per morire!
Serve uno sciopero generale subito, per affermare che la morte non può
essere elemento strutturale della competitività, per obbligare le Asl,
gli ispettorati del lavoro, i magistrati, i vigili a fare la cosa più
importante del loro mestiere: difendere la vita e colpire i
responsabili degli omicidi sul lavoro.
Gli ispettori del lavoro devono uscire dagli uffici, devono avere a
disposizione strumenti informatici e mezzi per muoversi sul territorio.
In ogni provincia si può creare un coordinamento di tutte le forze che
hanno titolo per agire. Il sequestro dei cantieri e degli impianti non
a norma deve diventare prassi, insieme a forti penali economiche per
chi non rispetta le leggi e deve pagare anche per il danno enorme
generato dalla concorrenza sleale alle aziende che applicano le norme.
I processi per omicidio e infortunio grave devono avere una precedenza,
così come è per l’attività antisindacale.
La responsabilità degli appalti e dei subappalti deve essere sempre del
committente, per evitare gare al ribasso e il “risparmio” sui minimi
contrattuali e sulle misure di sicurezza.
In ogni città d’Italia lo sciopero può essere sostenuto, accompagnato
da una carta rivendicativa costruita con la partecipazione dei
lavoratori, del sindacato, delle associazioni dei famigliari delle
vittime e dei cittadini, di chi è portatore di conoscenza nei luoghi di
lavoro e sul territorio.
Insieme possiamo costruire la mappa dei rischi e mobilitarci per chiedere ai sindaci e ai prefetti di intervenire.
A Confindustria che lamenta, sostenuta dall’attuale ministro del
lavoro, l’eccesso di vincoli e penali per chi viola le leggi risponde
la drammatica realtà: le penali non bastano, così come servono maggiori
poteri per i responsabili della sicurezza che devono per legge poter
interrompere la produzione quando esistono rischi e devono essere
protetti dalle ritorsioni, così come è protetta dalla legge l’attività
sindacale.
Sciopero generale per alzare la testa. Sciopero generale non solo
perché i lavoratori non devono più morite, ma anche perché un lavoro
rispettoso della dignità e della vita delle persone impone a imprese e
imprenditori di investire nell’innovazione, nella formazione, nel
lavoro a tempo indeterminato.
Ecco il “che fare” immediato, per chi vuole costruire la sinistra.
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