Lettera aperta al Presidente della Zegna-Baruffa sulla crisi dello stabilimento di Vallemosso
Lettera aperta al Presidente della “Zegna Baruffa – Lane Borgosesia”
Dott. Alfredo Botto Poala.
Biella 13 Marzo 2009
Egregio Sig. Presidente,
non è certo questo il modo in cui speravo di “incontrarLa”, ma le alternative sono finite e quindi non ci resta altro che questo per riuscire a farci ascoltare da Lei.
Sono uno dei suoi dipendenti, uno che da quindici anni lavora per Lei e sinceramente non avrei mai e poi mai pensato di arrivare a questo punto, ma tant’è, la situazione lo esige e qualcuno doveva pur farlo.
Sappiamo e lo abbiamo riscontrato nel corso di questi anni quanto Lei ha fatto perché nessuno di noi, suoi dipendenti, uscisse dall’azienda in maniera sgradevole, ha sempre voluto che ci fossero tutte le condizioni migliori affinché ogni suo dipendente avesse tutto ciò che era possibile in materia di ammortizzatori sociali per “accompagnarlo” alla pensione e molto probabilmente aggiungendo anche del suo a volte, pur di far si che il nome dell’azienda restasse immacolato.
Di questo io e sono sicuro anche tutti i/le miei colleghi/e le siamo e saremo sempre grati.
Quello che oggi ci opprime e con questa speriamo di riuscire a farlo pervenire anche a Lei, è la situazione che si è creata nello stabilimento di Vallemosso.
Durante le assemblee ci era stata illustrata la “cassa integrazione”, ma in maniera abbastanza diversa da come oggi, purtroppo, si sta svolgendo.
Ci era stato detto che avreste fatto il possibile per far ruotare gli operai nei reparti dove ci sarebbe stata la possibilità di lavorare, ci avevano detto che l’accordo prevedeva l’inserimento di alcuni di noi in reparti nei quali non avevamo mai lavorato per poterci “insegnare” un'altra mansione, cosi da avere un curriculum più soddisfacente, più ricco, più appetibile caso mai qualche altra azienda avesse avuto bisogno di assumere del personale.
A tutt’oggi noi questo non lo riscontriamo, non solo, ma alcuni di quei posti dove qualcuno aveva la possibilità di lavorare per qualche settimana sono stati, e nessuno sa perché, annullati da logiche aziendali che ci piacerebbe conoscere.
In Europa abbiamo esempi straordinari di aziende che hanno attuato politiche sociali molto redditizie sia per l’azienda stessa che per i dipendenti, penso al “lavorare meno, lavorare tutti” in Germania, penso anche a quella famosa acciaieria italiana che ha fatto lo stesso, penso a quanto anche noi a Vallemosso, nel nostro piccolo, abbiamo già fatto per venire incontro all’esigenze della fabbrica, ci abbiamo rimesso dei soldi e in un momento in cui ci sarebbero stati estremamente utili e penso anche che sia io che i suoi dipendenti tutti non avremmo alcun problema ad “aiutarLa” a traghettare, se ci sarà la possibilità, la Zegna Baruffa fuori dal mare della crisi.
So che sono cose difficili da fare e ovviamente io non ho la soluzione, ma possiamo almeno provare a parlarne, con i sindacati, con gli esperti che lavorano per Lei, possiamo vedere se c’è un modo di far guadagnare uno stipendio decente a tutti i dipendenti, non che uno a Borgosesia guadagni 1.500 euro al mese ed invece uno a Vallemosso debba vivere con i 750 euro della cassa integrazione.
Per non parlare poi di alcuni privilegi di cui i “dirigenti” godono e ai quali anche loro potrebbero in parte rinunciare (macchina aziendale, stipendi da favola ecc…ecc…) trovando cosi ulteriori risorse in cui investire per il bene stesso dell’azienda.
Ci sono persone, famiglie intere che lavorano per Lei che hanno dato tanto e che vogliono continuare a dare tanto, gente che non si fa Natale o Capodanno a casa da anni (per scelta certo, ma quanti lo farebbero?), ci sono persone che lavorano per Lei e prima per Suo padre e i Suoi zii da quando hanno iniziato a lavorare, anni e anni dedicati all’azienda e credo che anche in nome di questo sia giusto quello che Le chiediamo.
Ecco io termino qui, ovviamente scusandomi per averLa importunata in maniera tanto clamorosa, ma sono sicuro che con una mano sul cuore perdonerà sicuramente questa mia invadenza, è dal giorno del BiellaPride quando salendo sul palco ad inaugurare la manifestazione mi sono trovato davanti 5000 persone che non sentivo dentro di me tanta determinazione.
Non fosse per questo apprezzi almeno il mio “coraggio” e di quelli e quelle che condivideranno le mie parole. Ed oltretutto da comunista non avrei potuto fare diversamente, me lo chiede anche il cuore.
Un
cordiale saluto, un suo dipendente
Adriano Guala
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Commenti
l'arcangelo (non verificato)
Ven, 13/03/2009 - 16:21
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