MAI PIU' VIOLENZA DI GENERE

Oggi 25 novembre, un fiocco bianco contro la violenza di genere

di Castalda Musacchio

 Ogni 8 minuti viene uccisa una donna nel mondo, ogni tre giorni una donna subisce la stessa sorte in Italia. E negli ultimi anni, nel nostro Paese, c'è una vera e propria escalation di omicidi "rosa". Centouno nel 2006, 107 nel 2007, 112 nel 2008, 119 nel 2009 con un 50% di delitti contro donne che si consumano principalmente al Nord, di cui ben 23 casi in Lombardia e 8 solo a Milano. Sono queste alcune delle cifre che fotografano un dramma che si consuma quotidianamente, principalmente all'interno delle mura domestiche. E dati e dossier non fanno altro che denunciare quanto manchi un "piano di sicurezza" al femminile per dar voce a quel silenzio di cui ormai non si può più tacere. Il fatto - denunciano le onlus come le Donne in rete contro la violenza - è che questo Governo, sostanzialmente schizofrenico sulle violenze di genere nonché a dir poco incommentabile sulla considerazione del ruolo femminile, ha sostanzialmente tagliato con una finanziaria lacrime e sangue tutti quei centri antiviolenza già operanti sul territorio. Hanno già chiuso Cosenza e Polignano a Mare, a Lugo (Ravenna) stanno per abbassare i battenti. Così è per Palermo, Cosenza, Viterbo, Pescara, Udine, Messina, Napoli e Roma. Mancano i fondi - denunciano le associazioni - ma, soprattutto, manca una politica che sia attenta alle questioni di genere. E le attività dei centri vengono portate avanti grazie alla volontarietà degli operatori e delle operatrici sociali di fronte all'indifferenza delle istituzioni. «Il Governo - commenta Elisa Ercoli, responsabile del centro di Roma - a parole fa politiche per donne, come il Piano Anti violenza della Carfagna che noi per primi abbiamo voluto, o come la legge anti-stalking, ma nei fatti non ci sono politiche stabili e finanziamenti certi e quindi molti centri si trovano al collasso». Il che comporta che in migliaia non hanno più la possibilità di avere un sostegno contro maltrattamenti quotidiani. Senza contare che queste strutture costituiscono non solo un investimento sociale ma anche economico, dato che una donna accolta in un centro costa allo Stato sette volte in meno rispetto al caso in cui dovesse venire ospitata dai servizi sociali. Ed ancora altre cifre, presentate a Roma, alla casa internazionale delle donne in occasione della giornata internazionale contro la violenza, dimostrano come, ormai, i maltrattamenti stiano emergendo sempre di più determinando un vero allarme sociale. Sono quasi 14mila le donne che, nel 2009, si sono rivolte ad uno dei 54 centri antiviolenza della D.i.re. Con un tasso di crescita del 14,2% in più rispetto al 2008. «Il governo - denuncia Titti Carrano dell'associazione Differenza Donna - affronta la violenza sulle donne solo in termini di emergenza, con leggi ad hoc dopo qualche brutto caso di cronaca. Ma le violenze sono quotidiane e avvengono per la stragrande maggioranza in famiglia. Ci vuole una profonda rivoluzione culturale e, naturalmente, politiche sociali». Le stesse che vengono raccomandate dall'Onu e dall'Unione e che, al contrario, restano sostanzialmente disattese dal Governo italiano. Eppure "uscire dal silenzio" non solo si può, ma si deve.

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