Gli articoli de "La Stampa" e di "Liberazione" sulla nostra posizione sui rifiuti
Rifondazione va alla guerra sul caso rifiuti.
Bocciata la linea di Provincia e Cosrab
“No al sopralzo e al patto con Vercelli”
BIELLA
«Non è vero che siamo in emergenza: la politica dei rifiuti è stata solo
gestita male, e manovrata per 15 anni dalla stessa area politica. Quella dei
Ds». Marco Sansoè, segretario di Rifondazione, lancia la campagna d’inverno
sulla «monnezza», demolendo la linea di Cosrab e Provincia: no al sopralzo
di Cavaglià, no alla riapertura di Masserano, no all’accordo con Vercelli
per trattare i rifiuti al polo tecnologico e bruciarli nell’inceneritore.
«Non siamo integralisti - spiega Sansoè -: vogliamo solo capovolgere il
sistema che s’è usato finora. L’immondizia è un costo, non un business, e va
sottratta al controllo dei privati. Perché qualcuno ci deve sempre
guadagnare? I rifiuti vanno prima di tutto ridotti». Su sopralzo e
bioreattore, Rifondazione si rimette all’esito del referendum di Cavaglià,
anche se è molto perplessa. Di riaprire Masserano, invece, secondo Roberto
Pietrobon «non si parla proprio»: «Se accadesse, oltre ai ricorsi al Tar
arriverebbero le denunce, perché la morte di Severino Salvan pesa ancora
oggi». Il patto Biella-Vercelli è considerato «una sciocchezza» da Sansoè,
perché costerà moltissimo rimodernare l’inceneritore, oggi uno dei più
inquinanti del Piemonte.
L’attacco è durissimo. E il segretario se ne rende conto, perché
Rifondazione ha assessori in Comune e (soprattutto) in Provincia: «Il
confronto con gli alleati resta aperto. Magari finirà che ci troveremo da
soli coi Verdi, e avremo perso la nostra battaglia nelle istituzioni. Ma la
continueremo fuori, incontrando la gente».
E raccontando la storia, riassunta in un documento di 3 pagine, della
gestione fallimentare dei rifiuti in provincia, dalla quale si può uscire
solo predicando il vangelo della «differenziata» spinta: «Non è utopia -
giura la consigliera regionale Paola Barassi -. Nel giro di pochi mesi,
Verbania è passata dal 30 al 70 per cento».
L’attacco al cuore della «monnezza» è una sventagliata di
«no», al punto che un addetto ai lavori, imprenditore della spazzatura, dice
che il documento di Rifondazione sui rifiuti «è un comunicato delle Br»:
«L’ha scritto Curcio», scherza. Invece l’hanno scritto quelli del Prc
biellese, contrari al sopralzo di Cavaglià, alla riapertura di Masserano e
al patto di ferro con Vercelli. Esattamente le tre carte su cui puntano
Provincia e Consorzio rifiuti, che si ritrovano sconfessati da uno dei loro
alleati politici.
Rifondazione, però, fa anche una proposta: «Il polo tecnologico deve
stoccare solo i rifiuti biellesi - dice il segretario Marco Sansoè -. Quelli
che vengono da fuori possono essere lavorati lì, ma i biocubi vanno portati
via». Lo chiede anche il Comune di Cavaglià, ma il Prc non vuole «confondere
questa lotta con la politica della famiglia Aiassa» (cioè il sindaco Augusta
Bortolotto e suo marito, ex sindaco): «Noi siamo con Legambiente e con i
cittadini - spiega Roberto Pietrobon -. Il movimento della Valledora non ha
nulla a che fare col Comune». Anche se rifiutano l’etichetta di
«integralisti», Sansoè e Pietrobon ammettono che riportarsi via i biocubi
potrebbe non essere conveniente, per chi arriva da fuori: «E’ possibile, ma
s’è mai provato a farlo?». Smaltendo solo la spazzatura biellese, fra
l’altro, i costi raddoppierebbero, come ripetono i sindaci e il Cosrab: «Su
questo vorremmo vedere i conti, è tutto da verificare».
Rifondazione nega che ci sia «emergenza», se la prende coi Ds che hanno
gestito male per 15 anni le politiche sui rifiuti e giudica «demenziale» la
partita giocata a Cavaglià: «Non si sono coinvolti i cittadini, ci voleva un
confronto vero. Quindi ben venga il referendum: se poi i cittadini
approveranno il sopralzo, noi ci adegueremo». Nel mirino c’è di tutto. Il
business dei privati, gli inceneritori, il polo tecnologico nato «enorme e
sovradimensionato»: «Per ridurre i costi e aumentare i guadagni, s’è scelto
di lavorare e stoccare rifiuti provenienti da fuori, con il risultato che la
discarica è ormai prossima alla saturazione».
Il più in imbarazzo, alla conferenza stampa di ieri, era l’assessore
provinciale Marco Abate. A dire che l’emergenza è vicina è il suo collega di
giunta Davide Bazzini, a difendere il sopralzo è il suo presidente, Sergio
Scaramal: «Io sto al programma elettorale - risponde Abate -, che parlava di
ridurre i rifiuti alla fonte. E su questo fronte non si è fatto abbastanza.
La differenziata è da migliorare, ma va detto che la Provincia ha speso un
milione di euro per potenziarla». Pattinando un po’, Abate rivendica di
essere «coerente». Come per dire che, a non essere coerenti, sono i suoi
compagni di giunta.
Resta il problema di che cosa fare, in attesa di ridurre i rifiuti alla
fonte. E secondo Paola Barassi, presidente della Commissione regionale
ambiente ed ex assessore a Verbania, la soluzione è la differenziata, con il
«porta a porta»: «Non occorrono tempi lunghi. A Verbania siamo passati in 4
mesi dal 30 al 50 per cento, e in 6-7 mesi dal 52 al 70. Se davvero ci si
impegna, i risultati arrivano in fretta». E in fretta, forse, si scatenerà
anche la bagarre col Partito democratico, su un tema che fa già scannare da
mesi i politici e gli amministratori biellesi.
Cavaglià non s’è piegata, ma i sindaci vanno avanti lo stesso. L’altra sera,
al Consorzio dei Comuni, s’è cercato un accordo in extremis sul futuro della
discarica: quello che era stato trovato il 21 dicembre, ma che poi il
Consiglio comunale di Cavaglià ha sconfessato qualche giorno dopo.
«Speravamo in un’apertura - dice Osvaldo Ansermino, il “rifiutologo” del
Consorzio -, ma non è arrivata. Il sindaco Augusta Bortolotto s’è astenuta,
anche se l’abbiamo invitata a riportare la questione in Consiglio, e a
rivedere la sua posizione intransigente. In ogni caso, ora, l’accordo ha
l’avallo di tutti gli altri sindaci, tranne alcuni che non hanno partecipato
al voto».
Il patto prevede tre cose: prorogare di 6 mesi l’arrivo di rifiuti da fuori,
cercare una soluzione alle richieste economiche di Cavaglià (che vuole
ricevere contributi in base all’immondizia portata al polo tecnologico, e
non in base a quella che finisce in discarica) e valutare l’ipotesi di un
«impianto pilota», capace di produrre combustibile da rifiuti (Cdr). Prima
di Natale sembrava andare bene a tutti. Anche a Cavaglià. Ma Augusta
Bortolotto ha spiegato che il Consiglio comunale voleva di più: «Abbiamo
chiesto che si stoccassero altrove i rifiuti in arrivo da fuori. In ogni
caso, le nostre rivendicazioni economiche non c’entrano nulla con il “no” al
sopralzo: siamo contrari solo perché la Valdora è una zona molto
vulnerabile». Diversi sindaci non ne sono molto convinti, e le cose più dure
le ha dette Stefano Zanone, di Masserano, anch’egli alle prese con un
progetto di riapertura della ex discarica: «Noi non abbiamo aspettato che si
chiudesse la conferenza dei servizi per incaricare i tecnici di fiducia».
Ansermino aveva aperto l’incontro sperando di mettere «una pietra tombale
sulla questione», e di trovare una mediazione con Cavaglià: «E’ tempo di
prendere decisioni, perché sta diventando tutto quanto una barzelletta: di
quelle che non fanno ridere, però». Silvio Belletti, presidente del Cosrab,
dopo aver ricordato che «con Cavaglià s’è tentato di tutto per trovare un
accordo», ha fatto presente che smaltire al polo tecnologico i soli rifiuti
biellesi, come ha chiesto Cavaglià, farebbe raddoppiare le tariffe. «Sono
rincuorato che la nostra linea sia stata avallata dai sindaci - commenta ora
Ansermino -: spero che Cavaglià ci ripensi, perché non vogliamo
cannibalizzare la Valdora. E i rifiuti sono un problema di tutti».
G. BU.
19.1.'08
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