Dolcino rivoluzionario o brigante?
Pubblichiamo questa risposta dell'Assessore provinciale Davide Bazzini, in merito ad un commento su Fra Dolcino del nuovo direttore de "il Biellese" (era prima caporedattore di "Famiglia Cristiana") che sta da alcune settimane ri-orientando in maniera sempre più confessionale (teo-con, direbbero negli USA) la direzione del bisettimanale della curia vescovile.
Egregio Direttore, il tono che Lei usa nel breve, lapidario commento che dà alla lettera di Eusebio Fantini, vice-Sindaco di Vallemosso, non ammette repliche. Lei, insomma, sa già tutto: Frà Dolcino, niente più che un brigante, i Catari e gli eretici in genere una banda di vigliacchi, mascalzoni e violenti che meno male che li hanno perseguitati e passati tutti per le armi. Ho il sospetto che se non fosse così sicuro delle sue ricostruzioni storiche e della sua superiorità teologica avrebbe speso qualche riga per provare a convincerci che la spada che stà nella mano di San Marco insieme al libro era in realtà un tagliacarte utilizzato per facilitare la lettura, che le crociate vanno riabilitate come primo esempio di turismo di massa, che Galileo Galilei aveva sbagliato tutto e hanno fatto bene a metterlo a tacere, che Giordano Bruno è morto di freddo, che il tribunale dell’Inquisizione si riuniva per giocare a freccette, che nei Lager in fin dei conti ci sono finiti gli ebrei, gli zingari, i comunisti e gli omosessuali, mica i bravi cattolici. E poi quel titolo, “brigante”, che assomiglia tanto a quell’ appellativo di “banditen” con il quale i nazisti qualificavano, avendo Dio dalla loro parte, i primi partigiani che appendevano ai lampioni delle strade delle nostre valli.
Stupiscono, il suo tono ed i suoi argomenti, anche perché azzerano quello sforzo ecumenico fatto dalla stessa Chiesa Cattolica e basato sul riconoscimento degli errori, delle violenze esercitate nei confronti delle “eresie” o delle altre religioni, nelle sproporzione di forze utilizzate nei confronti di comunità inermi.
Perché vede, la storia dipende molto da chi la scrive. Per l’inquisizione, è vero, Frà Dolcino era un brigante. Per quel che ne sappiamo era invece un perseguitato che decide di difendersi. Con le armi. Con gli stessi strumenti dei suoi persecutori. Quel pensiero egualitario, quell’afflato alla fratellanza , alla solidarietà, alla semplicità volontaria, al riconoscimento nell’altro del proprio fratello che erano le ragioni che portarono Dolcino alle armi sono le stesse potenti e drammatiche intuizioni teologiche che portarono il pastore luterano Bonhoeffer a coinvolgersi nella Resistenza tedesca.
Viveva a New York ma quando Hitler diventa cancelliere, Bonhoeffer ritorna in patria e prende coraggiosamente posizione decidendo di entrare a far parte della Resistenza tedesca. Lui, mite, colto, decide di resistere. Con le armi.
Viene arrestato a Berlino come congiurato della Resistenza a Hitler. E fu Hitler in persona a dare l’ordine di ucciderlo. Dicendo che era “un brigante”.
Per questo, nonostante il suo sarcasmo, credo sia giusto continuare a ricordare Dolcino o Bonhoeffer, le persecuzioni subite dai Catari, dagli Albigesi, dai Valdesi, le troppe violenze subite dagli ultimi della storia. Ricordarle, sempre, perché non ritornino più.
Davide Bazzini
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andres
Gio, 06/09/2007 - 11:24
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Q
Suggerisco di leggere Q (a parte, ovviamente, il Nome della Rosa). Q parla - in modo romanzato - dei movimenti eretici europei. Costa due soldi a Feltrinelli, ed e' disponibile gratuitamente e legalmente on-line.