In Europa non si può lavorare più di 48 ore settimanali. Passa la linea della Sinistra.
di Roberto Farneti da Liberazione
In nessun
paese dell'Ue può essere consentito un orario di lavoro superiore alle
48 ore a settimana. E ogni deroga a questo principio va eliminata nei
prossimi 3 anni. Il pronunciamento della commissione Lavoro del
Parlamento europeo, che ieri ha approvato a maggioranza la relazione
dello spagnolo socialista Alejandro Cercas, rappresenta un deciso
schiaffo all'intesa sulla direttiva sull'orario di lavoro faticosamente
raggiunta dai 27 nello scorso giugno. Intesa che, di fatto, mira a
portare l'orario complessivo settimanale a 60-65 ore attraverso norme
ipocrite come quella dell'"opt out", per cui si affida al singolo
lavoratore una illusoria libertà di scelta rispetto all'eventuale
richiesta, da parte dell'azienda, di farlo lavorare di più.
La commissione lavoro, con 35 sì, 13 no e 2 astenuti, ha respinto
questa impostazione e si è anche pronunciata contro l'esclusione dei
turni di guardia dal computo totale delle ore lavorate, così come hanno
invece stabilito dai ministri Ue a giugno. Gli europarlamentari
ritengono infatti che tutti i turni di guardia, attivi o inattivi,
siano da considerarsi nell'orario di lavoro. Una vittoria della
sinistra, insomma, in vista del voto in seconda lettura da parte della
plenaria di Strasburgo, fissato per il prossimo 16 dicembre. Per quel
giorno è in preparazione una manifestazione europea. Nel frattempo si
dovrebbe avviare un negoziato col Consiglio per avvicinare le
posizioni, dato che la direttiva deve essere approvata in co-decisione
col parlamento.
«Vogliamo che la settimana lavorativa non sia più
lunga di 48 ore. Difendiamo il diritto alla salure e sicurezza dei
lavoratori. Vogliamo la dignità nel lavoro e vogliamo che la gente sia
ben pagata ed abbia tempo per la vita familiare», ha dichiarato ieri
Cercas. Soddisfatto anche Roberto Musacchio, del Prc-Gue: «Con il
nostro voto - dice Musacchio - abbiamo contribuito a respingere la vera
e propria provocazione fatta dal consiglio. Ora occorre il massimo di
mobilitazione affinché non venga riproposto questo testo
inaccettabile». La battaglia del Prc-Gue va tuttavia oltre «in quanto -
spiega Musacchio - riteniamo comunque improponibili le 65 ore, anche se
contrattate, e siamo contrari al calcolo annualizzato dell'orario. Per
questo abbiamo riproposto il rigetto dell'intera direttiva».
Storcono
il naso i rappresentanti delle imprese. Secondo Ernest-Antoine
Seillière, presidente di BusinessEurope, se dovesse prevalere alla fine
la posizione espressa ieri dall'Europarlamento «risulterebbe minata la
flessibilità necessaria per operare nell'economia globale». Di diverso
avviso i sindacati. «Quella della commissione Lavoro dell'Ue - commenta
Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil - è una scelta importante e
che bisogna supportare perché diventi scelta definitiva del Parlamento
Europeo». La Confederazione europea dei sindacati aveva giudicato
inaccettabile questa proposta, «peraltro - ricorda Fammoni - approvata
grazie al parere favorevole del governo italiano di centrodestra,
perché - spiega il sindacalista - oltre a esporre i lavoratori ad un
regime di orario insostenibile, pericoloso anche per la loro sicurezza,
introduce un principio, quello della possibilità di deroga da parte del
singolo lavoratore, che tende a destrutturare la contrattazione
collettiva».
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Commenti
Anonima (non verificato)
Ven, 07/11/2008 - 21:40
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Non Basta!
Anonima (non verificato)
Sab, 08/11/2008 - 11:36
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Chiesa Agli Orsi
roberto (non verificato)
Sab, 08/11/2008 - 12:41
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Spero sia solo una
Anonimo (non verificato)
Sab, 08/11/2008 - 17:54
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Ma Dio gioca a dadi per vincere?
Anonimo (non verificato)
Mar, 11/11/2008 - 21:21
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sCIOPERO!
Aldo (non verificato)
Ven, 14/11/2008 - 09:24
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Diaz Vergogna totale
Anonimo (non verificato)
Ven, 14/11/2008 - 11:01
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assolti tutti i mandanti di