E' morto il compagno Rocco Papandrea. Che la terra gli sia lieve!

 

 

E' morto questo pomeriggio dopo una malattia fulminante il nostro compagno Rocco Papandrea.

Nato a Martone (RC) il 28 agosto 1949. A Torino dal 1953, è stato operaio presso la Fiat dal 1969. Già membro del Consiglio di fabbrica a Mirafiori, è stato nel Direttivo della V Lega FIOM-CGIL dal 1990 e, dal ‘94, nell’Esecutivo della RSU Meccanica Mirafiori. Dirigente provinciale a Torino di Rifondazione Comunista, dal novembre 1998 ne è stato segretario regionale fino al 2004. Dal 1995 al 2005 è stato Consigliere regionale del PRC oltre che capogruppo. 

Tutta la comunità politica di Rifondazione Comunista di Biella si stringe intorno alla sua famiglia.

Che la terra ti sia lieve compagno Rocco.

 

il  funerale di Rocco avverrà sabato 13 dicembre. Alle ore 9,00 verrà allestita la camera ardente presso la Camera del Lavoro di via Pedrotti 5 e alle ore 11,00 partirà il corteo funebre verso il cimitero monumentale di Torino.
Chi volesse portare un ultimo saluto a Rocco può farlo anche domani dalle ore 14 alle ore 17 presso l'ospedale Molinette di Torino via Santena 5.

 

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Commenti

Ritratto di Anonimo

In queste occasioni sarebbe opportuno il silenzio, ma ho conosciuto Rocco e gli ho voluto bene. Dalla malattia non l'ho più visto: la morte è implacabile e così anche lui mi mancherà! Ti abbraccio Rocco. marco
Ritratto di ChouEnLai

Hai fatto molte cose buone, nella speranza della risurrezione un grazie per l' impegno politico profuso al compagno Rocco. L'uomo che ha seminato bene farà mietere dolci frutti di gioia e fratellanza alle generazione successive( Giustino Martire) -Aldo-
Ritratto di roberto

E' mancato Rocco Papandrea. La sua vita ha incrociato tantissimi e tantissime in una corsa dove non c'era spazio per il ripiegamento, la finzione, l'inumano. Ho corso con lui, a volte a ritmi frenetici, negli ultimi dieci anni. Già... quanto tempo da quell'abbraccio su un treno che ci portava a Roma, per tentare una nuova, ennesima e spericolata rinascita politica! Dieci anni zeppi di cose, di occasioni, di incazzature, di paure (spesso solo le mie), di sorrisi (spesso solo i suoi). Ora che per lui è arrivato il momento di uno "scarto laterale", di un insondabile allontanamento dalla sua amata vita, germina il ricordo dolce di uno stile inusitato per affrontare il quotidiano. Lo stupore per il bello che la natura sa esprimere, la fiducia profonda nella solidarietà possibile tra persone, la capacità di godere delle piccole cose offerte dalle situazioni in cui per avventura si trovava, questo è stato l'antidoto potente che Rocco aveva per mantenere sè stesso al centro di relazioni genuine. Se il suo viso non ha mai assunto la maschera tagliente e algida del politico di professione è perchè il calcolismo cinico non l'ha mai sfiorato, innanzitutto come persona. Ecco, allora, che questi ultimi dieci anni non sono rappresentabili per me come un blocco di tempo, ma si rompono in mille faglie, in un ricco prisma di umanità piena, in tanti episodi di un "oltre" già presente nelle nostre potenzialità, se le sappiamo leggere. Ancora lì, su quei terreni già conosciuti perchè vissuti insieme vorrò tornare, caro Rocco, per vedere se mi riesce di continuare il cammino con altri. Alberto Deambrogio
Ritratto di roberto

E’ morto Rocco Papandrea. Un dirigente del movimento operaio, protagonista degli anni settanta alla FIAT. Uno dei pochi che non ha mai mollato e che dopo 10 anni passati a fare il consigliere regionale e a dirigere Rifondazione Comunista è rientrato a lavorare in fabbrica, alle meccaniche di Mirafiori, dove ha passato la vita. Rocco è stato dirigente della Quarta Internazionale, di Democrazia Proletaria e di Rifondazione Comunista. Per me era soprattutto un amico. Un abbraccio a Daniela, Dafne, Gioele e Doriana, che in questi mesi abbiamo lasciato troppo sovente da soli. Paolo Ferrero
Ritratto di paola

ciao rocco,mi hai conosciuta nel 1974 ed ero la più giovane compagna della quarta, solo 13 anni, e tu mi hai chiamata tra i primi "paoletta"..sono cresciuta grazie anche alla tua scuola quadri... e l'affetto che sentivo provavi per me... ti ho sempre voluto bene...un abbraccio e ci sarai sempre con noi...a lottare contro le ingiustizie e per un nuovo mondo possibile!!! paoletta
Ritratto di Anonimo - Fappani Aldo

Grazie Rocco ! " ... Altre gioiose primavere verranno con verdi meravigliosi germogli per nuovi raccolti di varia umanità e altre stupende vicende terrene. Specie in quelle albe profumate si coglierà il senso della continuità, legato anche al tuo esempio, alla tua costanza e coerenza ... " Aldo Fappani
Ritratto di roberto

Non ci vuoi credere. Tempo fa avevi temuto il peggio di fronte ad una notizia cattiva e imprevista. Poi avevi parlato a lui e alla sua compagna e avevi ripreso a sperare. Avevi cacciato i cattivi pensieri. Ora, in questo momento drammatico, Rocco torna in mente come l'hai conosciuto sempre, quasi a non volerne sapere. E' stato un quadro operaio, un delegato dei consigli, un intellettuale formatosi nell'azione sociale e nella lotta. Un compagno tenero e caro. Ogni volta che lo incontravi si parlava di tutto, della politica e della vita, anche di quelle piccole cose che vi aggiungono un sapore particolare. Non gli ho mai sentito dire una cattiveria. Gli abbiamo voluto bene. A sua moglie Daniela ai suoi figli Dafne e Gioele in questo momento terribile vorremmo far sentire la nostra più intensa vicinanza e la nostra fraterna solidarietà. Con un abbraccio Lella e Fausto Bertinotti
Ritratto di roberto

La scomparsa di Rocco Papandrea lascia un enorme vuoto nella sinistra e nella nostra comunità politica. Nella lotta di tutta la sua vita per la difesa dei più deboli, Rocco ha sempre saputo immettere una straordinaria carica umana, che ho sentito sempre come una grande lezione di vita. Alla moglie, ai figli, a tutti i compagni e compagne che gli sono stati accanto vanno i più sentiti sentimenti di cordoglio. Con affetto Gennaro Migliore
Ritratto di roberto

Sono stravolto dalla notizia della scomparsa di Rocco Mi tornano in sequenza le immagini di tanti episodi di lotta vissuti insieme. Mi tornano in mente la sua radicalità, la sua generosità, la sua gentilezza, la sua dolcezza. Il tempo non potrà cancellare questi ricordi. Sono parte della nostra storia collettiva. Ciao Rocco. Rimpiango quel nostro discutere sulle tue radici, sulla tua Calabria che hai lasciato per trovare, come tanti, un lavoro operaio alla Fiat. Ti ho voluto bene. Frequentarti mi ha reso più ricco. Porterò sempre con me il tuo ricordo Franco Giordano
Ritratto di roberto

Ciao Rocco, così ti ricordo, sorridente e cordiale. Ti ho conosciuto il primo giorno che mi sono seduto in consiglio, quando ti guardavo come un mito per quello che eri e per le cose che avevi fatto. Siamo subito entrati in sintonia e presto siamo diventati amici. Tu comunista, se si può ancora dire, e io ambientalista, uniti dal desiderio di lottare per la giustizia sociale e civile e per la difesa dell'ambiente. Abbiamo trascorso davvero tante ore insieme, parlando, discutendo, cercando soluzioni. Il pensiero di trovarti per me era uno stimolo ed un piacere, che fosse in Val Lemme, come nella foto, alla festa per una battaglia ambientale, vinta, oppure in Consiglio regionale. Eri la dimostrazione di come si possa crescere sempre nella vita: la tua curiosità, la tua intelligenza, la tua apertura mentale, erano un arricchimento per chi lavorava con te. Anche chi non condivideva le tue, nostre, idee apprezzava il tuo modo di fare, di parlare, di ragionare. Ecco, ragionare. Tu ragionavi sempre su quello che si doveva fare, con pacatezza e spirito critico. Disposto ad ascoltare ma attento a non cedere sui principi che ritenevi irrinunciabili. È sempre difficile accettare le separazioni e la tua mi pesa e peserà a tanti. Certo mancherai soprattutto ai tuoi affetti più cari, ma anche ai tanti amici e compagni che hanno avuto la fortuna di conoscerti. Enrico Moriconi
Ritratto di arcangelo

di Franco Turigliatto Rocco Papandrea, protagonista di una lunga stagione di lotta e di battaglie del movimento operaio torinese, dal 1969, quando giovanissimo era entrato alla Fiat di Mirafiori, fino ad oggi, ci la lasciato. E’ stato un quadro esemplare della classe operaia a cui ha dedicato tutte le sue energie e capacità politiche e militanti. Ci eravamo incontrati per la prima volta in un giorno simbolico: il 3 luglio del 1969. Dopo alcuni mesi di lotte spontanee interne alla Fiat le nuove avanguardie operaie, insieme agli studenti, provarono a organizzare un corteo esterno per coinvolgere la città. La polizia caricò subito davanti alla porta 2 di Mirafiori, ma poco dopo il corteo si ricompose. Mi ritrovai a fare cordone insieme ad alcuni giovani: uno di loro era Rocco, una delle avanguardie della lotta alla Meccanica 2. Avemmo appena il tempo di presentarci, di dirci chi eravamo, io universitario, lui giovane operaio, figlio di una famiglia del Sud immigrata a Torino, perché, subito dopo, quando il corteo imboccò il grande corso davanti alla palazzina di Mirafiori, Corso Traiano, sullo sfondo si profilò un incredibile schieramento di polizia che aggredì, per la seconda volta, selvaggiamente i manifestanti che trovarono la forza e la volontà di ingaggiare una dura battaglia che si protrasse fino alla notte. Ritrovai Rocco, qualche settimana dopo, all’assemblea della avanguardie operaie al Palazzetto dello Sport, assemblea in cui predominavano largamente le posizioni estremiste e spontaneiste, ma per noi due fu invece l’occasione di fare una scelta precisa, quella di prendere contatto coi compagni della IV Internazionale, organizzazione a cui aderimmo all’inizio di settembre. Per vie diverse eravamo arrivati alle stesse conclusioni politiche ed organizzative. Una strategia politica che poneva al centro l’autorganizzazione democratica della classe, i consigli di fabbrica, l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori contrapposta alle forze e allo stato borghesi, l’internazionalismo come bussola per costruire un nuovo progetto socialista alternativo. Cominciò così per entrambi una lunga stagione di militanza comune nella IV internazionale e anche una intensa amicizia che ha attraversato quasi 40 anni di battaglie e di lotte politiche e sindacali. Rocco è stato in prima fila nell’autunno caldo; nel corso della grande ascesa operaia degli anni ’70 acquistò ruolo e credibilità sempre maggiore nel movimento dei lavoratori, alla Fiat e nella FLM torinese Era un operaio che sapeva parlare in modo chiaro a tutti i lavoratori; nello stesso tempo era anche un operaio intellettuale, lesse molto in quegli anni, acquisendo solidi strumenti politici, e la passione a riflettere sulle questioni teoriche e strategiche. Era caratterizzato da un forte ottimismo che lo portava sempre a valorizzare ogni potenzialità positiva e che gli permetteva di non disperare anche nei momenti più difficili. Spirito che non lo ha abbandonato anche durante la malattia contro cui ha combattuto senza timore con grande coraggio. Ma Rocco lo voglio ricordare anche in un'altra scadenza centrale della lotta di classe nel nostro paese, uno dei crocevia, la lunga lotta della Fiat nell’autunno del 1980. Siamo alla conclusione della lotta, la drammatica assemblea al cinema Smeraldo del “Consigliane” della Fiat, l’assemblea che riuniva tutti i delegati: sul palco, asserragliati e lontani, i dirigenti sindacali venuti lì per imporre l’accordo di svendita firmato a Roma; in platea il torrente disperato, se pur ancora combattivo, delle avanguardie operaie che non si rassegnavano a una sconfitta subita non sul campo, ma per il cedimento degli apparati burocratici. Alla fine dell’assemblea, Rocco sale sul palco per dare prospettiva alla resistenza, propone al voto le brevi righe che aveva scritto, una mozione che rigetta l’accordo e che venne approvato dalla totalità dei delegati. L’accordo però fu siglato lo stesso dai sindacati e si produsse la sconfitta alla Fiat. Dopo quella sconfitta Rocco, tra i pochi delegati rimasti in fabbrica, ritesse le file della resistenza e della organizzazione del sindacato. Scomparso il sindacato unitario della FLM, Rocco si impegna a fondo nella Fiom di cui diventa uno dei dirigenti in fabbrica e nella Lega di Mirafiori. Sul terreno politico alla fine degli anni 80 la LCR, la sezione italiana della Quarta, decide di confluire in Democrazia proletaria. Insieme lavorammo dunque a questa nuova esperienza e nel 1991 partecipammo alla costruzione di Rifondazione. Era politicamente importante che anche i lavoratori potessero esprimersi direttamente nelle assemblee elettive, Rocco era un candidato che aveva tutte le qualità per svolgere questo ruolo; fu grande l’impegno perché fosse candidato per il Parlamento europeo, elezioni dove ottenne un importante risultato e poi perché fosse eletto al Consiglio della Regione Piemonte nel 1995. Per 10 anni ha svolto un lavoro esemplare di opposizione alle giunte del centrodestra, chiamato anche nel momento più difficile per Rifondazione, quella della rottura coi Comunisti italiani, a reggere non solo il gruppo consigliare, ma anche la segreteria politica regionale, compito questo che ha svolto con incredibile pazienza ed abnegazione. Il Piemonte è molto vasto e Rocco ogni sera era in viaggio in qualche provincia per svolgere assemblee, per discutere con compagne e compagni. Lavorai con lui al gruppo consigliare, un periodo di grande impegno in cui provammo a costruire Rifondazione come forza politica di movimento e di alternativa radicata tra i lavoratori. Naturalmente nella nostra lunga militanza comune, avevamo avuto anche divergenze, discussioni, momenti di scontro, ma dentro un percorso politico condiviso. Più complesse e difficili le divergenze che si produssero tra di noi con la svolta di Rifondazione del 2004, la scelta strategica dell’alleanza di governo con il centrosinistra, discussa e confermata dalla maggioranza del partito nel congresso di Venezia. Quel congresso produsse una divisione politica più profonda, pur nel rispetto delle scelte politiche di ciascuno. Rocco che, progressivamente era andato allontanandosi dal riferimento politico della Quarta Internazionale, sostenne la posizione della maggioranza mentre, come è noto, insieme a altre compagne e compagne, il sottoscritto contrastò fortemente quella opzione strategica che ritenevamo profondamente sbagliata. Non a caso da quella battaglia di opposizione nacque Sinistra Critica, prima come corrente interna al partito e poi successivamente come forza politica autonoma. Queste diverse scelte non ci impedirono però di lavorare insieme nella segreteria regionale di Rifondazione fino alle elezioni politiche della primavera del 2006. Ma anche dopo quando le strade si erano separate sul piano organizzativo, le scadenze politiche e sindacali del movimento operaio torinese, costituirono sempre per noi momenti di incontro e di scambio di esperienze e di valutazione sui problemi della lotta di classe a cui tenevamo molto. Perché alla sua classe non solo Rocco ha dato molto, ma è rimasto fedele fino in fondo.
Ritratto di Anonimo

Rocco Papandrea era un operaio comunista «di terza generazione». Come tanti altri operai comunisti, aveva studiato sul piano professionale, passando da un lavoro dequalificato a uno qualificato. Come loro, nel lavoro ha saputo combinare rigore professionale e durezza di lotta. Come tanti di loro, la sua politicizzazione si è basata non solo sull'esperienza immediata di lotta, ma sulla lettura e sullo studio. Ma Rocco non si è formato su «il tallone di ferro» o altri libri analoghi, come fece la generazione più vecchia di operai comunisti, e neanche sui «brevi corsi Marx» (o Lenin, o Gramsci, o Stalin), su cui si è formata - nel bene e nel male - una generazione di operai comunisti nel dopoguerra. Si è formato su testi di quello che allora veniva considerato «comunismo eretico»: su Trockij, sulle elaborazioni della Quarta internazionale. Questo ha contribuito a costruire una sua forte autonomia intellettuale. Ma, diversamente da altri suoi compagni, questo non l'ha irrigidito in «percorsi obbligati»; ha saputo, quando lo riteneva necessario, cambiare idea (non certo «cambiare fronte»...). Anche per questo avevi voglia di parlare con lui e di confrontarti, perché non ti aspettavi da lui i «discorsi prevedibili» di altri compagni, che ascoltavi col dovuto rispetto ma con qualche disagio. L'apertura di idee si accompagnava in lui all'ironia. Sono tutte qualità che si ritrovano in tanti quadri operai (non abbastanza valutati e studiati - per imparare da loro), ma non sempre riunite in una stessa persona. Inoltre, Rocco era un compagno affettuoso, un affetto temperato dall'ironia, con cui riusciva ad esserti vicino in momenti difficili. Mi permetto qui di ricordare un episodio personale, perché rende l'idea di che tipo era Rocco. Quando il Prc ruppe col primo governo Prodi, io decisi di non rinnovare la tessera. Più tardi, incontrandoci a una riunione, Rocco mi disse: «ma se non ti iscrivi, molti penseranno che ce l'hai con me... io lo so che tu non ce l'hai con me, ma gli altri non lo sanno». Ebbene, tra i tanti argomenti che mi venivano presentati per convincermi a ri-iscrivermi, quello mi parve il più convincente! Così, sono tuttora iscritto al partito (ahimè!), «per far piacere a Rocco». So che c'è un «rituale commemorativo comunista» che a alcuni può sembrare retorico, e che in certi casi (penso all'epoca staliniana) è stato falso o addirittura orribile. Ma esso può avere una profonda verità (provate a rileggere «al servizio del popolo», un breve scritto di Mao Zedong del 1944).. Non è quindi retorico dire che non dimenticheremo Rocco, che ci verrà tante volte di cercarlo per parlare e discutere con lui su come affrontare i casini che ogni giorno la lotta di classe ci presenta - sperando di avere un po' della sua ironica lucidità e tenacia. il manifesto, 13/12/08