Il giudizio di Rifondazione Comunista sul protocollo d'intesa governo-sindacati del 23 luglio.

 

 

 

 

 

 

PENSIONI E PRECARIATO

Il giudizio di Rifondazione Comunista sul protocollo di intesa governo-sindacati è negativo:

  • Calpesta gli impegni scritti nel programma dell’Unione sia per quanto attiene il superamento della legge 30, sia per la previdenza: abolizione dello scalone, rivalutazione annuale delle pensioni, aumento degli assegni minimi, recupero della rottura generazionale causato dal sistema di calcolo contributivo.
  • Delude profondamente le aspettative di una fascia consistente di quanti hanno votato i partiti dell’Unione.
  • Il governo subisce le scelte di politica economica e di bilancio sostenute dal Ministero del Tesoro, dalla Banca d’Italia, dalla Confindustria, dagli organismi monetari europei.
  • Il sindacato convoca le assemblee ed il referendum. Nella CGIL, il più grande sindacato di categoria, la FIOM, boccia l’accordo e non è certo sola.

I contenuti del protocollo anche se migliorano la normativa in essere e quella che entrerebbe in vigore dall’1/1/2008 non riforma lo stato sociale, non determina quei cambiamenti per i quali ci siamo e ci stiamo spendendo.

Le norme contenute nel protocollo di intesa spesso sono incerte e rinviate ad approfondimenti o al lavoro di commissioni (platea nuovi lavori pesanti ed usuranti, coefficienti di rendimento per il calcolo delle pensioni, finestre. Gli interventi previsti sono subordinati a rigide compatibilità finanziarie, non solo di ordine generale ma norma per norma (scalone, Enti, finestre, lavoratori in mobilità e quelli impiegati in attività usuranti, etc…).

La spesa prevista non tiene conto dell’avanzo certo (4 miliardi) dell’INPS nel 2007.

Nell’accordo vi sono alcuni punti positivi acquisiti soprattutto per merito di Rifondazione Comunista quali l’allargamento della platea dei lavori usuranti e pesanti, l’aumento delle finestre per quanti si pensionano con 40 anni di contributi, la garanzia che con 35 anni di contributi a 63 anni la pensione non può essere inferiore al 60% del salario. Questi risultati però non cambiano il giudizio negativo del PRC sull’accordo.

Rifondazione Comunista tenterà di modificare l’accordo in sede parlamentare.

Proporremo modifiche in accordo con il PDCI, SD, Verdi (cartello dei 150 parlamentari) ma anche come Rifondazione Comunista sui punti su cui vi sono divergenze di valutazione con gli altri.

Va chiarito che con l’approvazione in Parlamento del protocollo di intesa (modificato o meno) non si esaurisce il nostro impegno sullo stato sociale e sul precariato. Battaglia che continuerà in quanto i nostri riferimenti sono il programma dell’Unione, la nostra proposta di legge sul lavoro precario e i punti base per la riforma delle pensioni elaborati nel convegno di Gennaio.

La manifestazione del 20 Ottobre può rafforzare la battaglia parlamentare, può neutralizzare il pesante attacco alle posizioni della sinistra sulle pensioni ed il precariato portato avanti dai moderati presenti nel governo e dai grandi mezzi di comunicazione.

Il referendum, indetto da CGIL, CISL, UIL sul protocollo di intesa, lo consideriamo un fatto democratico di prima grandezza, al di la della sua gestione e persino del risultato abbastanza scontato. Come partito noi cercheremo di informare in modo corretto i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati, i precari, sui contenuti dell’accordo affinché scelgano con cognizione di causa. Il referendum è l’occasione per esprimere i dubbi, la contrarietà, la protesta. Il nostro comportamento è analogo a quello sul conferimento ai fondi pensione del TFR. Il risultato è noto, ai fondi pensione, malgrado la pesante campagna dei sindacati, del Ministero del Lavoro e dei mass-media ha aderito circa un milione di lavoratori. La grande maggioranza o non ha risposto o ha lasciato il TFR in azienda.

E’ la conferma che i lavoratori e le lavoratrici non si fidano dei Fondi pensione, che preferiscono la previdenza pubblica.

Sul risultato di questo referendum un peso lo avrà la decisione di bocciare l’accordo assunta dal comitato Centrale della FIOM.

E’ovvio che il risultato del referendum non è ininfluente anche se andrà letto categoria per categoria, territorio per territorio. Le nostre parole d’ordine saranno “informati e decidi liberamente”. “Fai sentire la tua voce, vai a votare”.

Invece con grande nettezza dobbiamo liberare lo stato sociale dalle menzogne sui costi.

  • In Europa, mediamente per lo stato sociale si spende di più che in Italia; Non pesa sulla previdenza l’assistenza; il TFR non è, come avviene in Italia, considerato pensione; sulle pensioni o non esistono o sono modeste le ritenute fiscali.
  • L’INPS chiuderà il bilancio 2007 con un attivo non inferiore a 4 miliardi, vanta un credito di 35 miliardi dalle aziende per contributi già definiti ma non versati, sfiorano i 40 miliardi i contributi evasi ogni anno.

Protocollo di intesa. Analisi dei principali punti riferiti alle pensioni ed al precariato. Proposte di modifica.

· L'aumento delle pensioni minime.

L'aumento delle pensioni minime lascerà con l'amaro in bocca milioni e milioni di anziani. Non è un vero e proprio aumento ma si configura come una “una tantum” annuale.

E' certamente importante che vengano aumentati dal 2008 gli importi delle pensioni a 3 milioni e 100.000 anziani che per il 2007 riceveranno 327 euro: è importante che vengano ritoccati gli assegni assistenziali percepiti da ciechi, sordomuti e invalidi civili a cui si assicura un reddito di 580 euro mensili: gli interessati sono circa 300.000. Agli stessi verrà erogata per l'anno 2007 un una tantum per un massimo di 327 euro.

E' importante che gli aumenti siano collegati agli anni di contribuzione versata: è il riconoscimento che le pensioni contributive hanno subito una perdita del loro potere d'acquisto.

Il provvedimento prevede che gli aumenti siano concessi solo a quegli anziani che hanno un reddito inferiore ai 655 euro al mese: dal reddito è esclusa l'abitazione se di proprietà, l'assegno al nucleo familiare, l’assegno di accompagno ed eventuali redditi a tassazione separata come ad esempio il Tfr.

Dagli aumenti sono esclusi più del 70 per cento dei pensionati e tra questi quei circa 4 milioni che percepiscono tra i 655 e i 1.200 euro al mese e che hanno crescente difficoltà a vivere dignitosamente. L'importo medio degli aumenti è di 256 euro l'anno (entità dello stanziamento diviso per il numero degli interessati): sono circa 20 euro al mese per tredici mensilità. Gli aumenti verranno pagati ogni anno in un'unica soluzione a luglio. L'aumento non è uguale per tutti. Riceveranno 336 euro annui (25,84 al mese) quanti hanno maturato una contribuzione fino a 15 anni; 420 euro (32,30) per una contribuzione tra i 15 e i 25 anni e 504 (38,40) per una contribuzione superiore. Per i lavoratori autonomi la contribuzione di riferimento per gli aumenti è di anni 18 e 28.

La media degli aumenti è inferiore a quanto previsto per le singole fasce in quanto vi sono un certo numero di anziani che hanno un reddito superiore di poco ai 655 euro al mese.

Esempio: il reddito annuo limite è di 8.504 euro, se quello posseduto è di 8.700 l’aumento annuo non sarà di 336 euro (fascia fino a 15 anni di contributi) ma di 140 euro, cioè la differenza tra l’entità del reddito superiore al limite e l’aumento.I titolari della sola pensione di reversibilità riceveranno il 60% dell'aumento. Quest’aumento non forma reddito ai fini fiscali né per le prestazioni assistenziali.

L'aumento viene concesso solo ai pensionati che hanno compiuto i 64 anni sia se uomini sia se donne. E' una misura che penalizza in particolare i percettori di pensioni di invalidità (pensione legata alla condizione fisica e non all'età), di reversibilità (pensione conseguente alla morte del coniuge) e soprattutto le donne che maturano il diritto alla pensione di vecchiaia a 60 anni. Si limita la platea dei beneficiari dell'aumento con il limite di reddito e la misura dell'età. Il provvedimento assume in parte carattere assistenziale in quanto è subordinato al reddito. Non solo, sembra voler indicare per il futuro in 64 anni l'età per il diritto alla pensione di vecchiaia per le donne. Il provvedimento prevede inoltre uno stanziamento di 100 milioni per la rivalutazione annuale delle pensioni a favore di quei titolari che ricevono assegni superiori (anno 2006) ad euro 1.258 al mese. Viene eliminata la riduzione del 10% della percentuale di rivalutazione per la quota di pensione che va da 1.261,30 euro a 2.120,15 e di conseguenza anche per quelle superiori. E’ una misura a favore delle pensioni medio, alte e d'oro ed interessa 3.740.000 anziani, anche l’entità, circa 21 euro all’anno, è modestissima.

E’ importante che l’accordo ipotizzi la possibilità di ulteriori aumenti delle pensioni rispetto a quelli conseguenti la rivalutazione del costo della vita già nella prossima finanziaria e si istituisca con i sindacati un tavolo di confronto. Ma questi aumenti non sono certi, in quanto sono subordinati agli andamenti (quali?) “dell’economia e della stabilizzazione del rapporto spesa previdenziale-PIL”. Così è scritto nel protocollo.

Proposte di modifica

1) Allargamento della platea dei beneficiari dell’aumento eliminando lo sbarramento dei 64 anni.

2)Prime misure per cambiare il meccanismo di rivalutazione annuale delle pensioni.

· Scalone

I lavoratori e le lavoratrici dipendenti da aziende private o pubbliche con 35 anni di contributi, dal 1° gennaio 2008 per pensionarsi dovranno aver compiuto 58 anni. L’età minima per il diritto alla pensione sale a 59 anni dal primo luglio 2009, a 60 dal primo gennaio 2011 e a 61 dal primo gennaio 2013, un anno prima di quanto previsto dalla vecchia legge. Lo scalone, come previsto dal programma dell’Unione non viene eliminato.

Se vi saranno “risparmi” l’aumento dell’età (61 anni) prevista dal gennaio 2013 potrà essere rinviata. Per i lavoratori autonomi l’età minima per il pensionamento è maggiore di un anno rispetto a quella dei dipendenti. Sono previste le cosiddette “quote” ma è bene chiarire la loro incidenza reale. La quota 95 in vigore dal 1° luglio 2009 non è la somma matematica di età e pensione ma dell’età (59) più i contributi maturati. Se un lavoratore o una lavoratrice avesse maturato 38 anni di contributi non potrà pensionarsi a 57 anni (38+57=95) ma dovrà aver compiuto 59 anni.

Con “quota 95” ci sono due possibilità: 59 anni e 36 di contributi o 60 anni e 35 di contributi; a “quota 96” 60 anni e 36 di contributi o 61 anni e 35 di contributi; a “quota 97” 61 anni e 36 di contributi o 62 anni e 35 di contributi.

E’ fatto salvo il diritto con quarant’anni di contributi di pensionarsi senza il limite dell’età e ciò significa aver salvaguardato i lavoratori che iniziano a lavorare molto giovani.

Non è chiaro se resta o meno in vigore la norma che permetterebbe alle donne di pensionarsi a 57 anni con 35 di contributi se scelgono il sistema di calcolo contributivo.

Sono salvaguardati:

- I 16.000 lavoratori in mobilità che potranno pensionarsi con la precedente normativa ed altri 5.000 che si prevede entrino in mobilità. Il numero di 5.000 non è chiaro se è riferito ad un solo anno.

- I lavoratori che siano stati autorizzati alla prosecuzione volontaria entro il 20 luglio 2007. Sarebbe stato più corretto che si fosse fissata come data il 31 dicembre, il giorno prima dell’entrata in vigore della nuova normativa. Non solo dovrebbe far testo la data della domanda e non dell’autorizzazione che dipende dai tempi impiegati dalla burocrazia per concedere l’autorizzazione.

Proposte di modifica

Le “quote” devono diventare la reale somma degli anni di età e di contribuzione;

· Finestre pensionistiche

Quando si matura il diritto alla pensione di anzianità si deve aspettare in ogni caso diversi mesi prima che il diritto diventi effettivo. Infatti se si matura il diritto nei primi mesi dell’anno, la pensione decorre dal primo luglio e via via di trimestre in trimestre (4 finestre). La legge Maroni dal primo gennaio 2008 riduce a due le finestre e la pensione ritarderà di ulteriori tre o sei mesi. L’intesa prevede il ripristino di 4 finestre ma solo per quanti si pensionano con 40 anni di contributi e se si introducono le finestre per le pensioni di vecchiaia, i due interventi devono avere un saldo finanziario nullo. Tale collegamento contabile è sbagliato.

· Lavori usuranti, pesanti, a turno

Si prevede un consistente ampliamento della lista delle attività usuranti e particolarmente faticose e pesanti elencate nel DLgs 374/93. Sono interessati circa 1.400.000 lavoratori e lavoratrici, di questi 362.000 sono quelli della vecchia lista a cui si aggiungono circa gli 870.000 che svolgono lavoro notturno (turni), 40.000 conducenti di mezzi pesanti pubblici, centomila impiegati nelle linee o catene di montaggio o nel lavoro in serie etc…

Un’apposita commissione, entro settembre 2007, dovrà definire la nuova lista rispettando rigorosamente il tetto numerico fissato in 1.400.000.

E’ importante che si riconosca che vi sono lavori che logorano di più rispetto ad altri e che accorciano la speranza di vita. Ma la platea individuata è ancora ristretta e contraddittoria.

Qualche esempio, ma gli autisti di mezzi pesanti dipendenti da privati non hanno la stessa “usura” di quelli pubblici? Gli addetti alla produzione in serie, alle catene di montaggio, che ripetono lo stesso ciclo lavorativo sono solo 100.000? Il lavoro nei cantieri edili non è forse pesante ed usurante?

Appare poi veramente incongruo per non dire ridicolo stabilire che ogni anno i beneficiari della riduzione non devono superare i 5.000.

L’accordo prevede per le attività usuranti una riduzione del requisito dell’età di tre anni, partendo però da un minimo di 57 anni. Non solo, per aver diritto allo sconto di tre anni si deve aver svolto “attività usurante” o per almeno la metà degli anni complessivi dell’attività lavorativa o sette anni negli ultimi 10.

La vecchia normativa per le pensioni di anzianità prevedeva una riduzione dell’anzianità contributiva e del limite di età e le due riduzioni potevano agire insieme. Il requisito dei 35 anni di contributi poteva essere ridotto di un anno ogni 10 di attività usurante fino ad un massimo di due: il requisito dell’età di un anno ogni sei per non più di uno. La riduzione era possibile, in quota, anche con un solo anno si lavoro in attività particolarmente usuranti. Non si fa cenno nell’accordo se la nuova normativa sui lavori usuranti comprende, oltre le pensioni di anzianità, anche quelle di vecchiaia.

Non è chiaro se per le attività particolarmente usuranti, già elencate in tabella, resta in vigore la vecchia normativa o se anche per questi si applicherà la nuova normativa che è peggiorativa.

- Vi è un peggioramento dei benefici rispetto alla precedente normativa in quanto stabilisce un tetto di permanenza al di sotto del quale non si ha diritto né a riduzioni di età né di contributi.

- Il diritto, se si è svolto lavoro usurante, non è soggettivo ma subordinato ad un tetto (5.000 ogni anno).

- E’ certamente positivo che si stia ampliando la platea dei lavori usuranti e si riconoscono alcuni di quelli faticosi e pesanti, anche se l’assenza di una analisi precisa e scientifica dell’odierna condizione di lavoro in presenza di nuove tecnologie, nuovi lavori, nuova organizzazione della produzione è una remora per definire i lavori usuranti. L’usura è provocata non solo dal lavoro svolto e cambia in relazione alla condizione psico-fisica del singolo, dal disagio per recarsi al lavoro ed altri fattori esterni.

Proposte di modifica

- Indagine sulle condizioni di lavoro (apposita legge)

- Salvaguardare i benefici previsti dalla vecchia normativa per i lavori particolarmente usuranti e per il pensionamento di vecchiaia

- Affermare che il diritto è soggettivo e quindi abolire il tetto dei 5.000 all’anno.

· Enti previdenziali

Il governo presenterà, entro il 31/12/2007 un piano definito industriale per limitare e razionalizzare le spese gestionali degli Enti (uffici legali, sedi, acquisti, sistemi informatici) con l’unico obiettivo di realizzare risparmi. Se i risparmi previsti (3,5 milioni di euro) entro il 2010 non si realizzeranno, scatterà un aumento dello 0,09 delle aliquote contributive.

La nostra proposta di unificare gli Enti Previdenziali non è stata accolta anche per un’incomprensibile contrarietà delle organizzazioni sindacali ed in particolare della CISL. L’unificazione, oltre a risparmi consistenti, avrebbe reso più trasparente ed efficiente la gestione della previdenza pubblica e rafforzato la lotta all’evasione contributiva. Sono ignorati gli altri Enti, cioè le casse dei professionisti che se si trovano in difficoltà vengono scaricate sull’INPS, come è avvenuto con la cassa dei dirigenti di azienda.

Proposte di modifica

Unificare gli Enti sia per realizzare maggiori risparmi, sia per rendere più efficace la lotta all’evasione contributiva, sia per rendere più trasparenti le gestioni, cominciando da quelli pubblici.

· Coefficienti di trasformazione

Sono i moltiplicatori che determinano gli importi della pensione. Una commissione approfondirà la materia e presenterà una nuova tabella che diventerà operativa dal primo gennaio 2010. La sua validità è di tre anni. Un punto importante è rappresentato dall’impegno di attivare meccanismi per chi lavora in modo precario e discontinuo affinché possa pensionarsi con non meno del 60% del salario. E’ una norma di garanzia in primo luogo per i giovani ma anche per i lavoratori stagionali. Andrà perfezionata, in quanto non sono chiari i riferimenti per determinare il 60%: età, anni di contributi, entità salariale. Pur con gli elementi di incertezza accennati, questa garanzia (60%) è probabilmente la norma più positiva dell’intero provvedimento che rafforza il sistema pensionistico pubblico e solidaristico. E’ bene provare a ragionare su questo 60%. Intanto questa ipotesi del 60% viene subordinata all’equilibrio funzionario del sistema.

Dalle tabelle si evince che quel 60% è riferito ad un minimo di 35 anni di contributi e 63 anni di età ma la sua entità dipende dal valore della contribuzione versata. E’ Fondamentale che vi sia una contribuzione alta e continua.

Il 60% ha un senso solo se si stabilisce che in ogni caso deve garantire un minimo, altrimenti diventerà aria fritta.

Ad un 60% di una contribuzione media di 2.000 euro mensili corrisponderebbero 1.200 euro di pensione. Ma ad una contribuzione media di 700 euro corrisponderebbe una pensione di 420 euro mensili.

Proposte di modifica

Minimo garantito pari ad euro 600 mensili, con 15 anni di contribuzione, compreso quella figurativa matura.

· Altri interventi

Solidarietà: - E’ previsto un contributo a carico dei lavoratori e dei pensionati degli ex Fondi Speciali (ferrovieri, trasporti, elettrici, dazieri, doganali, etc…) a cui si aggiunge il Fondo Volo ed il Fondo dirigenti d’azienda, in quanto in grave deficit a causa anche di norme più favorevoli rispetto agli altri lavoratori. L’entità del contributo a carico dei singoli e il periodo di applicazione non sono stati definiti: l’entità complessiva è fissata in 700 milioni in 10 anni. Il pesante deficit di questi fondi rimane comunque a carico del sistema pensionistico. Non è prevista nessuna misura particolare a carico dei dirigenti d’azienda tesa a risanare il loro fondo: eppure i 105.000 pensionati godono di una pensione media superiore ai 40.000 euro annui e il loro fondo è in deficit di circa un miliardo e 200 milioni ogni anno.

E’ previsto il blocco per un anno della perequazione automatica conseguente l’aumento del costo delle pensioni superiori a 3500 euro circa al mese. Sono misure per racimolare qualche spicciolo ma che non affrontano né la riorganizzazione delle gestioni in deficit né lo scandalo delle pensioni d’oro.

Proposte di modifica

Istituire una commissione che entro sei mesi avanzi precise proposte sugli importi massimi di pensione e sulla loro cumulabilità.

Aliquote contributive: - E’ previsto un aumento di 3 punti in tre anni delle aliquote contributive dei lavoratori parasubordinati. Non si fa cenno alle aliquote contributive dei lavoratori autonomi che restano inferiori di 10 punti di quelle del lavoro dipendente.

Proposte di modifica

Tutte le aliquote contributive in 5 anni vengono parificate a quelle del settore del lavoro dipendente.

Misure previdenziali per i giovani: - Attraverso gli ammortizzatori sociali (contribuzione figurativa), il riscatto agevolato della laurea, il cumulo di tutti i periodi di contribuzione si dovrebbero creare le condizioni di una continuità contributiva e quindi la maturazione di una pensione non inferiore al 60 % rispetto al monte contributivo versato. Ma qual è il monte?

E’ un percorso da costruire molto complesso. Il risultato dipende dal livello di copertura figurativa dei periodi di disoccupazione e di lavoro precario o stagionali.

Ammortizzatori sociali

Al momento si parla di un’ipotesi che prevede uno strumento unico sia per la mobilità sia per i sussidi di disoccupazione indirizzati al “sostegno del reddito ed al reinserimento lavorativo delle persone disoccupate”. Tutti i trattamenti prevedono la copertura figurativa. Si ipotizza l’unificazione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Sono ipotesi da rinviate nel tempo alla “concertazione”.

Si prevede un miglioramento dell’indennità ordinaria di disoccupazione, di quella a requisiti ridotti.

Aumenta il periodo di corresponsione dell’indennità di disoccupazione da 6 ad 8 mesi e per gli ultracinquantenni a 12 mesi. L’entità dell’indennità sarà pari a 60% dell’ultima retribuzione per i primi sei mesi, poi scenderà al 50 per il settimo ed ottavo mese, poi al 40%.

Dal miglioramento sono esclusi i lavoratori agricoli.

Proposte di modifica

Garantire la stessa misura dell’indennità per l’intero periodo di disoccupazione. Riconoscere gli stessi benefici ai lavoratori agricoli.

Mercato del lavoro

Vengono espresse buone intenzioni ma le misure concrete confermano la legge 30 e legittimano il lavoro precario.

Proposte di modifica

Cancellazione dello Staff-leasing ed il lavoro a chiamata.

Riduzione della possibilità di accendere contratti a termine e la loro non ripetibilità. Misure per combattere il lavoro straordinario. Eliminazione di ogni forma di detassazione e decontribuzione del secondo livello di contrattazione. Al contrario si alla detassazione degli aumenti contrattuali. Approvazione della legge di riforma del mercato del lavoro firmata da 100 parlamentari.

L’accordo tra governo e sindacati contiene un capitolo sulla competitività, uno sui giovani, uno sulle donne. Sono un insieme di osservazioni, di ipotesi da verificare. Precisi invece gli “aiuti alle imprese”. I più evidenti sono forme di detassazione e decontribuzione.

Proposte di modifica

Abolire ogni forma di incentivo (decontribuzione - detassazione) a favore delle imprese a partire dal lavoro straordinario.

Lavoratori immigrati

Si assume l’impegno di intervenire o attraverso convenzioni con i Paesi di provenienza o con altre misure per garantire la pensione (più del 50 % è orientata a rientrare nel proprio Paese). Ma anche in questo caso la clausola è il rispetto delle compatibilità finanziarie

Dobbiamo riconfermare la validità delle nostre proposte sia per quanto attiene il lavoro precario sia per le pensioni. Dobbiamo considerare questo protocollo un momento di uno scontro. Siamo infine interessati ad una grande inchiesta sul “lavoro oggi” ed alla elaborazione di una proposta sia per la sanità, sia per l’assistenza.