Loredana, ennesima vittima innocente

Loredana si è uccisa!

Era una giovane piccola donna, si perché io la penso cosi, non mi pongo mai la domanda su come persone transgender dovrebbero venire considerate, solo un mondo ipocrita che fa del pregiudizio, dell’intolleranza e dell’ignoranza l’alibi per non voler capire, vedere e quindi riconoscere, sta a domandarsi se era giusto metterla in una comunità di maschi o di femmine.

Se era uomo o donna!

Loredana era una donna, lei si sentiva donna, viveva da donna, si vestiva da donna, è morta da sola, nella sua infinita malinconia, soffocata dalla tristezza di un mondo che non ti considera, da un mondo che ti deride, da persone che non ti vedono e da una società che nonostante i ripetuti appelli lascia soli questi nostri giovani figli.

Loredana aveva sedici anni, se ne è andata cosi, trovando dentro di se quella forza che noi non abbiamo, se ne è andata anche lei come Matteo dicendo basta a tutto, si è impiccata con il suo foulard lei, si è gettato dal balcone di casa lui.

Due ragazzi a cui noi avremmo dovuto garantire un futuro, due ragazzi che più di tutto avrebbero dovuto trovare nella società che li circonda le risposte alle loro infinite domande, due ragazzi a cui “noi” avremmo dovuto rispondere , non interrogarci su come e perché!

Loredana e Matteo sono i simboli di questa realtà, di questo paese che non trova e nemmeno vuole trovare il coraggio di cominciare a riconoscere l’identità di genere di gay lesbiche, bisessuali, trangender e queer.

Non è che lasciando campo aperto al business dei locali per soli uomini o per sole donne, oppure alle serate alternative che molti locali hanno perché fa tendenza, si da visibilità alle identità di genere, la comunità GLBTQ di questo paese non si rispecchia nella musica di una discoteca, ne tanto meno negli articoli dei giornali che parlano di violenze perpetrate ai danni loro, la comunità GLBTQ di questo paese vorrebbe essere tutelata da leggi che condannano l’omofobia, da leggi che garantiscono alle coppie di fatto, anche omosessuali, gli stessi diritti ( i doveri sono impliciti ) delle altre coppie, vorrebbero vedere che alle loro esistenze sia concesso il diritto di esistere, di vivere, non di morire a sedici anni, soli, incompresi e derisi.

 

 

Loredana ha vissuto i suoi ultimi giorni in una comunità, circondata da un folto gruppo di ragazzi, tutti maschi extracomunitari e nessuno le ha torto un capello, invece i nostri “bravi ragazzi” italiani sono usciti in quattro, a Torino, ad aspettare il marocchino e l’hanno massacrato di botte, solo perché la sua ragazza italiana preferiva lui a loro, ancora quattro fascisti, ancora quattro contro uno, ancora vigliacchi.

Si saranno mica chiesti perché lei preferiva lui? Avranno mica capito che l’amore non ha colore (anzi ce l’ha ed è il rosso), che le nostre scelte sono dettate da sentimento e passione, mica ci si innamora per ideologia, quella poi! Omofoba, xenofoba specchio di un parlamento dove le libertà individuali, i diritti degli omosessuali sono ostaggio del vaticano a discapito della laicità dello stato sovrano, dove decrepite frigide estremizzano i loro concetti ideologici per non rispettare i cittadini di questo paese, che a lei per prima pagano lo stipendio.

Di ministri che usano la loro carica per colpire e destabilizzare i magistrati, i giudici e i pm che indagano su di loro, di neonati partiti che ancora prima di essere votati ci ricordano per modalità e tempi cose che speravamo morte e sepolte.

Di troppe, sempre troppe morti bianche, di aziende che alla faccia della legge 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, schiavizzano ancora oggi, tramite i contratti a termine, i “loro” dipendenti, che ovviamente come ci dice Confindustria sono tutti fannulloni e assenteisti, oppure come dice l’ex capo del governo puttane e comunisti se si vuole lavorare in rai.

 

Sarà mica che tutto questo è colpa dei gay?

Dopotutto se si litiga cosi tanto per una legge che non dovrebbe nemmeno essere discussa, si parla di diritti, se si scomoda anche sua santità (?), se il parlamento rischia di cadere perché si vogliono punire gli omofobi, se ci vuole una ricerca scientifica per capire se una donna è donna o no, se la violenzalegalizzata ti ammazza all’autogrill mentre vai a vederti la partita, se i colpevoli sono quelli che a Genova le hanno prese, se interi paesi stanno scomparendo vittime dell’Aids, se si sciolgono i ghiacci, se le stagioni non sono più quelle di una volta, se vai a lavorare, muori e non torni più a casa, se sei donna e dici no, ti ammazzano di botte, violentano e uccidono, se sei rumeno o marocchino sei sprangato dai fascisti, se sei un bambino di strada serve la tv perché ti si aiuti, se ….se è tutto questo io sarò anche gay, ma, secondo me, sarà mica che tutto questo è colpa degli uomini?

 

Adriano Guala per “Eurialo&Niso”

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La tragica scelta di una giovane transgender che cercava solo un po' d'umanità
Si sentiva donna e l'hanno messa tra i maschi

di Vladimir Luxuria
Innanzitutto la mia vicinanza a tutti coloro che hanno voluto bene a Loredana e che oggi sono costernati e addolorati da questa vicenda. Una giovane transgender che nell'età in cui tutti ti dicono «hai una vita davanti a te», a 16 anni si è tolta la vita impiccandosi nella più completa solitudine e disperazione. Un caso che ricorda il suicidio del giovane Matteo di Torino lanciatosi nel vuoto perché non ne poteva più di sentirsi insultato a scuola. Loredana ha avuto una vita travagliata, sia nel suo paese di origine, sia in famiglia, sia a scuola. E non è certo la sua condizione di transgender ad essere il problema ma il problema vero è l'ostracismo sociale e l'emarginazione. Questa vicenda mi ricorda un dramma di Annibale Ruccello dal titolo "Cinque rose per Jennyfer" in cui si parla di un serial killer che uccide molte trans in un quartiere napoletano usando come firma del delitto cinque rose sparse sul pavimento. E' solo alla fine del dramma che lo spettatore capisce chi è il vero assassino, cioè la solitudine e che tutte queste trans in realtà si erano uccise. Loredana era in affidamento nella comunità "Alice", una comunità che si occupa prevalentemente dei problemi degli adolescenti migranti: nonostante la buona volontà e l'impegno degli assistenti sociali non credo ci fossero le competenze specifiche di persone che conoscono i problemi legati all'identità di genere delle persone transgender. La regione Sicilia è amministrata dal centro destra, quello stesso centro destra pronto a criticare altre regioni quando attuano delle politiche inclusive. La regione Toscana ha da poco promosso un'iniziativa affinché ci siano delle borse di studio per finanziare dei corsi professionali per transgender affinché si possa sperare che una trans in quanto tale non sia obbligata alla prostituzione. Sempre la regione Toscana, ma anche l'Emilia Romagna e il Piemonte somministrano gratuitamente gli ormoni alle persone transgender per ottenere un equilibrio endocrinologico tra corpo e mente. Ogni volta che è stata annunciata una di queste iniziative esponenti dell'Udc di An, di Forza Italia e della Lega Nord hanno tuonato contro lo spreco di soldi invocando il "benaltrismo" ovvero dichiarando «ci sono ben altri problemi di cui occuparsi». Il mio j'accuse è questo. Cos'ha fatto il governatore della Sicilia Cuffaro per tutelare e riconoscere l'esistenza delle persone transgender in Sicilia? Nulla. La fase adolescenziale è critica per tutti e lo è soprattutto per le transgender che a quell'età si pongono le prime domande: perché non mi riconosco nel corpo che mi è stato dato? Perché preferisco giocare con le bambole? Perché sono stata male tutto il giorno in cui ho visto allo specchio la prima peluria ai baffi? Quando non c'è una famiglia, non c'è la scuola e non c'è un'associazione che ti sostiene e tenta di farti capire che non sei un mostro è difficile per persone che hanno magari un carattere più debole potersi rialzare da sole.
Così come ho contemplato nella mia proposta di legge, credo che bisogna fare molto di più sia a livello di assistenza sanitaria pubblica, sia a livello culturale per promuovere l'integrazione e l'inserimento sociale di cittadine che hanno la sola "colpa" di essere nate in un corpo che non rispecchia la propria psiche. Nella fase adolescenziale dei mille dubbi e mille interrogativi a volte può bastare una parola di scherno, una risatina, uno scimmiottamento per farti crollare il mondo addosso, per stroncare qualsiasi speranza di miglioramento, di realizzazione. E' quell'impulso all'autodistruzione di cui ad esempio sono vittime molte detenute transgender che in carcere si vedono negata la possibilità di continuare le terapie di adeguamento di genere. Una rondine non fa primavera ma mi piace qui ricordare un'esperienza esemplare: ho inaugurato a Imola una casa accoglienza per tossicodipendenti transgender che si chiama Il Sorriso. Le operatrici avevano capito che una struttura più specifica e conoscienze più approfondite delle persone in cura potesse essere propedeutico al successo della disintossicazione. L'iniziativa è nata dalla consapevolezza che avendo in precedenza trattato una trans come si tratterebbe un gay era sbagliato nel metodo, si sono rivolti al movimento italiano transessuale di Bologna per fare un corso cognitivo sulle problematiche transgender e ne hanno capito l'utilità: rivolgersi al femminile, tutti i problemi connessi alla somministrazione contemporanea di ormoni e sostanze stupefacenti, a problemi di tipo psicologico e quindi hanno attuato una politica più mirata a tali obiettivi, è l'unico punto di riferimento in Italia. Non bastano le lacrime a lavare via l'onta dei suicidi di Stato, occorrono politiche, corsi di preparazione, e un po' di umanità per non avere un'altra Loredana suicida domani.