la vittoria degli operai della Innse. L 'autunno è già caldo!
da www.ilmanifesto.it di Loris Campetti
AUTUNNO IN CALDO
L'autunno caldo è già iniziato, scrivevamo otto giorni fa commentando
la lotta dei 49 operai della Innse. Tre giorni dopo, in ore non
sospette, titolavamo in prima pagina «Quando vince l'operaio». Troppo
ottimismo, ci era stato contestato e invece avevamo ragione noi per un
motivo molto semplice: avevamo capito che quel nucleo operaio che non
si accontentava di uno stipendio e un altro lavoro quali che fossero, o
di un prepensionamento, ma voleva salvare il «suo» lavoro, la «sua»
fabbrica, il «suo» territorio, avevano dalla loro sia la ragione che la
forza. E anche, cosa che non guasta, un sindacato come la Fiom - di
servizio, in senso nobile - disposto ad ascoltare la sua gente, a
condividerne anche fisicamente lotte e sacrifici, a rappresentarla e a
sottoporre qualsiasi ipotesi di accordo al suo giudizio. Il nucleo
operaio dell'Innse, ai cancelli e sul carro ponte, non ha vinto solo
per sé e manda un messaggio all'insieme del mondo del lavoro e a una
parte di società sconfitta ma non pacificata: si può cambiare lo stato
di cose presenti, e si può fare insieme. Persino nella latitanza -
quando non ostilità - di gran parte della politica.
Avevano
la ragione dalla loro, quei 49 operai, e durante 14 mesi di lotta
ostinata quanto razionale si sono costruiti anche la forza, che risiede
nella solidarietà generale. Si sono fatti capire da tutti, non hanno
fatto la fine dei combattenti giapponesi nella giungla. Hanno bucato il
video senza però farsi fagocitare dalla prepotenza mediatica. Non hanno
accettato l'accordo all'ora giusta per apparire sul Tg3, hanno preteso
di discutere punto per punto la bozza portata dai sindacalisti, hanno
fatto notte, hanno «imposto» ai loro rappresentanti di tornare alla
trattativa con un mandato: migliorare due o tre punti contestati
dell'accordo. Con le armi dell'unità, della lotta e della democrazia,
hanno vinto.
L'accordo siglato dopo la mezzanotte alla Prefettura di
Milano salva - insieme alla professionalità operaia e a una grande
storia industriale iniziata con i tubi Innocenti, la Lambretta e le
automobili - un pezzo di territorio milanese aggredito da una
speculazione edilizia che tutto rade al suolo al suo passaggio, storie,
vite, culture, disegnando un futuro senz'anima e senza solidarietà.
Soprattutto,
però, la vittoria degli operai dell'Innse, insegna. Riconsegna il
futuro nelle mani di chi è disposto a lottare per costruirselo, con
gesti tradizionali e con gesti radicali, sempre con scelte generose,
collettive, coinvolgenti. È giusto interrogarsi sulle forme di lotta,
sulla spontaneità, sulla radicalità del conflitto, in una stagione in
cui la violenza della crisi talvolta spunta la lancia dello sciopero,
con i lavoratori in cassa integrazione, o peggio. Più urgente sarebbe
però interrogarsi sul lavoro e la sua rappresentanza e sulla scomparsa
dell'uno e dell'altra dall'agenda dell'«opposizione» parlamentare.
Un'opposizione che oggi è capace solo di chiedere alla Cgil di
rientrare nei ranghi, firmare accordi indecenti con padroni e governo,
diventare finalmente un sindacato complice come hanno scelto di essere
Cisl e la Uil. O come l'Ugl. Se l'estate è stata calda, vedrete
l'autunno.
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