intervista a Ferrero

POLITICA

Ferrero: «Saremo in piazza con la Fiom, deve parlare chi non ha voce»

intervista di Frida Nacinovich a Paolo Ferrero

Segretario Ferrero, perché proponi una manifestazione in autunno? Tutti dicono che le manifestazioni non vanno più di moda.

La straordinaria raccolta delle firme per la ripubblicizzazione dell’acqua - un milione e quattrocentomila - il dignitosissimo “no” dei lavoratori di Pomigliano dicono che c’è una parte di paese per nulla soddisfatta di come vanno le cose. Uomini e donne che vorrebbero cambiare le cose ma non sanno come fare. La loro è una domanda politica, l’espressione di un disagio sociale che però ha difficoltà ad emergere. La manifestazione può essere un luogo adatto, un catalizzatore, una prima risposta.

Segretario, l’idea non è molto originale. Negli ultimi mesi il popolo viola è sceso in piazza per difendere la legalità, i magistrati, la democrazia.

C’eravamo anche noi. Il punto è un altro, ed è la separazione della protesta per argomenti. La richiesta di legalità spesso non trova alcun legame con la questione sociale, parlo delle condizioni di vita dei giovani precari, dei cassintegrati, dei licenziati. Sono tanti, sempre di più in questi anni di crisi. Tante delle forze che si oppongono al governo Berlusconi chiedono di togliere il bavaglio ai giudici ma stanno zitti di fronte ai comportamenti di Sergio Marchionne, così facendo imbavagliano i lavoratori della Fiat. Tutto questo accade mentre Fincantieri denuncia i delegati Fiom solo perché fanno attività sindacale.

Intanto il governo Berlusconi sta per approvare una manovra economica da 25miliardi, che ridurrà ulteriormente le prospettive di crescita sul paese.

La destra è divisa quasi su tutto. Ma non sulla manovra economica. Da parte sua il leader del Pd Bersani contesta il come ma non la ratio della manovra. In Parlamento nessuno cerca di invertirne il segno, che è quello di Confindustria e delle politiche dell’Ue. In Europa centrosinistra e centrodestra fanno la stessa politica. Non per caso il socialista Zapatero ha proposto una riforma del mercato del lavoro simile a quella di Berlusconi, che distrugge il contratto nazionale. Il 29 settembre i lavoratori spagnoli sciopereranno, manifesteranno, scenderanno in piazza. Tenere insieme i temi della democrazia e la questione sociale è l’unico modo per battere Berlusconi e il berlusconismo.

Chi ci sarà in piazza? Senza girarci troppo intorno, è stata notata la risposta quantomeno tiepida di Sinistra ecologia e libertà.

Ad oggi è arrivata la risposta negativa di Vendola mentre ci sono state interlocuzioni positive con le forze alla nostra sinistra. Ma c’è una novità. C’è una manifestazione indetta dalla Fiom che tiene insieme democrazia e lavoro, va proprio nella direzione che auspichaimo. Bisogna lavorare perché sia una grande manifestazione, di massa, e metta insieme il popolo della sinistra, quella parte di società arrabbiata che soffre ma non trova una risposta al proprio disagio.

Ti ha sorpreso la risposta negativa di Vendola?

Sì, sono rimasto sorpreso. Infatti l’ho invitato a ripensarci. Penso che battere Berlusconi e mandarlo a casa non sia per niente facile. E credo che le primarie, senza un movimento di massa che protesti contro le politiche antidemocratiche ed antisociali, non siano efficaci per cacciare Berlusconi. Nel “no” all’accordo di Pomigliano c’è un pezzo di soggettività operaia che si esprime, dice “no” alla Fiat anche se sa che il padrone è più forte. Il punto è che questa soggettività deve esprimersi. Altrimenti sul palcoscenico mediatico il popolo diventa un semplice spettatore. E vince Berlusconi.

Berlusconi sta vincendo da un bel po’.

L’immaginario della politica segue sempre più gli schemi della pubblicità. Un meccanismo di spoliazione. I soggetti si identificano in qualcun altro. A Genova dicevamo: voi G8 e noi sei miliardi, noi comitati, movimenti, sindacati, associazioni siamo più importanti di voi. In questi giorni cade il nono anniversario di quella straordinaria esperienza contro il sistema dominante neoliberista. E non possiamo non ricordare Carlo Giuliani, che a Genova fu ucciso.

Sei miliardi, appunto. Ma quando siamo pochi tutto si complica.

Il punto è un altro. Il movimento di Genova aveva ragione sulla critica al neoliberismo che infatti ci ha portato alla crisi. In America latina la sinistra è riuscita a rappresentare politicamente quel movimento, senza far accordi con il centrosinistra liberista è riuscita a cambiare la faccia di un continente. Invece da noi il governo Berlusconi sta trasformando la crisi economica in crisi costituente. Il Cavaliere non è un ufo, è l’espressione estremizzata di una tendenza che attraversa tutta Europa.

Che fare allora?

Pensiamo a Marcos, il sub comandante, il non-volto che aiuta la costruzione di un protagonismo dal basso. Quella è la strada, la costruzione di un movimento di massa.

La strada della Federazione della sinistra?

La federazione ha come obiettivo la sinistra di alternativa, sull’esempio della linke in Germania. Penso all’esperienza latino-americana come ad una stella polare, una realtà politica antiliberista, che guardi ai beni pubblici, all’orario di lavoro, all’Europa sociale. Ho l’impressione che la proposta di Vendola sia una battaglia interna al centrosinistra e per certi versi al Pd. La nostra è quella di costruire una sinistra di alternativa, anticapitalista e antipatriarcale. Non vorrei ripercorrere errori già fatti negli anni passati. Il centrosinistra italiano è interno alle logiche monetariste dei poteri forti. Non siamo in presenza di una pagina bianca che può essere riempita in modo diverso a seconda di chi lo guida.

In altre parole, se e quando ci saranno le primarie dovesse vincere Vendola, non cambierebbe il segno politico del Pd e dei suoi alleati.

Non corriamo troppo altrimenti si rischia la fantapolitica. Il problema oggi è la gabbia del bipolarismo che imprigiona nella dimensione dell’Europa di Maastricht. Noi ci siamo rotti la testa con Prodi ogni qual volta non andavamo incontro agli interessi di Confindustria, Bakitalia, Vaticano.

Allora in autunno si manifesta.

Noi vogliamo aggregare forze politiche di alternativa in un polo della sinistra autonomo dal Pd. La costruzione della federazione parla di questo e la manifestazione deve essere un luogo per i senza voce. Non possiamo dimenticarci le ragioni della nostra cocente sconfitta del 2008, sarebbe una pericolosa illusione far finta di niente.