COTA:L'INCOMPETENZA FATTA PERSONA
L’elogio dell’inesperienza: a proposito di Cota e Monferino
E’ fatta: la Giunta regionale dopo averlo a lungo anticipato (perfino prima del deposito di altre candidature) ha assegnato l’incarico di Direttore della Sanità all’ex ad di Iveco-Fiat, Paolo Monferino. Sulla scelta pesano silenzi imbarazzanti. E’ triste, ad esempio, constatare che si è già consegnata la presidenza della commissione per la redazione del piano sanitario a Confindustria, attraverso l’incarico a Mariella Enoc (in palese conflitto di interessi di associazione e personale) e ora se ne affida l’attuazione alla Fiat.
Spiace annotare tra i cortigiani della signora Enoc (visto che ne legittimano con la loro partecipazione il ruolo di coordinamento) professionalità maturate e mantenute dal sistema pubblico, ospedaliero e universitario che evidentemente avvertono nell’impellente necessità professionale di misurarsi con la cultura imprenditoriale privata.
Umilia l’idea che le organizzazioni sindacali confederali di funzione pubblica e della sanità vengano ammesse, seppure in anticipo rispetto al Consiglio Regionale, alla conoscenza del misterioso oggetto del piano sanitario, essendo questo non già noto, ma addirittura scritto da una naturale controparte, Confindustria.
Tutto passa in una atmosfera ovattata e una discreta dose di sonnifero elargita da sapienti editoriali che, o consegnati a venerabili saggi cui la maturità consente qualsivoglia affermazione senza onere della prova o affidati a penne di successo cui non può esser richiesto - pena lesa maestà - di argomentare le opinioni, concorrono ad accreditare le scelte ed a intimidire le obiezioni.
Un paio di esempi: in un recente passato a seguito di una campagna su errori (di diversa gravità) di diagnosi – distanti e diversi nel tempo ma coreograficamente connessi all’inchiesta giornalistica – il venerabile saggio assolveva benevolmente i singoli professionisti (dopo giorni di pubblico dileggio), assegnando ai manager e ai politici della sanità la responsabilità indiretta. Ora con la stessa autorevolezza anagrafica elogia l’inesperienza del nuovo Direttore della Sanità e convertendo magicamente e in virtù ciò che per altri (che inesperienza sui singoli fatti, vista la non titolarità dei singoli atti medici) era una colpa invita tutta a lasciare lavorare (Luigi La Spina, 15/10/2010, La Stampa).
E del 18/10 il ringraziamento del Presidente Cota a un articolo del Corriere della Sera che gli attribuiva sette mesi di buon governo, secondo l’opinione dell’autore Aldo Cazzullo. Se l’autore ha la licenza di annunciare i propri atti di fede dalle colonne del giornale allora è utile interloquire. Se parla sulla base di informazioni allora sarebbe utile fargli pervenire alcune notizie sulle riduzioni del servizi sanitari e sociali, ad esempio, affinché possa formarsi una opinione, magari confrontandola con un’opinionista come Mario Pirani, che con corredo di dati motivava giudizi positivi sulla precedente gestione della sanità.
Ciò che stordisce è l’argomento usato dal Presidente Cota: con la immodestia che gli è naturale, si autoproclama “ottimo e abbondante” e a riprova adduce la nomina di Monferino, “uno al quale non si può fare un telefonata per raccomandare l’amico al posto di primario”. Si tralasci il fatto banale che non è il Direttore dell’Assessorato a nominare i primari: sarebbe troppo pretendere che Cota lo sappia è; come già detto, di questo tempi l’incompetenza è una virtù. Delle due l’una. Cota parla per conoscenza diretta, forse Monferino gli è stato maestro di catechismo e si riferisce a una virtù individuale; quindi lo ha scelto sulla base di relazioni personali a prescindere dal confronto tra curricula.
Oppure Cota assegna tale virtù a chi proviene dall’industria privata, attribuendo infallibilmente il vizio a chi si è formato nell’ambiente pubblico. Il rischio del vizio esiste; infatti guarda caso nel precedente mandato si erano adottate regole sui concorsi e sulle incompatibilità volte a ridurre la tentazione (a proposito quali sono i meccanismo espliciti e motivati impiegati nel sistema privato per promuovere le professionalità?). Attribuire il vizio al sistema pubblico è un pregiudizio, molto moderno ai tempi di Brunetta rispetto al quale sarebbe lecito attendersi l’indignazione e la comunicazione dell’indignazione. Ma forse è presto, forse ad agitarsi solo gli impazienti che non si rassegnano ad aver perso le elezioni: in fondo, lasciamoli lavorare …
Eleonora Artesio
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