NUCLEARE- CHI SONO GLI SCIACALLI
Ministri della Repubblica, giornali di destra, in questi giorni di drammatiche notizie che pervengono dal Giappone martoriato da un terremoto di immani proporzioni e da uno tsunami altrettanto devastante, hanno titolato, detto, che parlare criticamente dell'energia nucleare era azione di sciacallaggio.
L'Italia fascista e leghista impavida prosegue con il proprio programma nucleare senza ripensamenti.
Lo conferma anche il presidente della provincia di Biella Simonetti, già noto per le sue posizioni ambientaliste, diga, autostrada ecc...
GLI SCIACALLI SONO QUELLI CHE DI FRONTE ALL'EVIDENZA DELLA TRAGEDIA HANNO MINIMIZZATO, LASCIANDO AL FREDDO E ALLA FAME, MIGLIAIA DI CITTADINI. SCIACALLI SONO QUELLI CHE NEL RESTO DEL MONDO HANNO TAPPATO LE BOCCHE CRITICHE PER DIFENDERE UNA ENERGIA NUCLEARE CHE E' SOLO SPECULAZIONE ECONOMICA. SCIACALLI SONO QUELLI CHE PARAGONANO UN INCIDENTE NUCLEARE A UN ALTRO TIPO DI INCIDENTE COME AD ESEMPIO IL CEDIMENTO DI UNA DIGA. SCIACALLI SONO.......NO!! CRIMINALI SONO.
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Commenti
valter clemente
Mer, 16/03/2011 - 15:41
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di Gianni Mattioli e Massimo
di Gianni Mattioli e Massimo Scalia
È superfluo ripetere che le immagini che arrivano dal Giappone, l’enormità del disastro e delle sofferenze chiamano il senso della fraternità, ma è anche odioso che questa dichiarazione venga ripetuta a legittimare censure su ciò che quegli eventi suggeriscono per i fatti di casa nostra. Al contrario, quella vicenda porta alla luce fatti ai quali viene da rispondere con un senso di ribellione per l’incompetenza e/o la disonestà che emergono nel dibattito di queste ore. Siamo alle soglie di una catastrofe, afferma il commissario europeo Oettinger, ma in Italia si proclama che il programma nucleare italiano prevede la realizzazione di impianti della migliore tecnologia, per i quali non ci sono questi rischi. Chi lo dice, se è un competente, sa di dire cose contrarie alla realtà.
Quando gli americani nel 1999, dopo che dal 1978 l’avversione delle popolazioni per l’impatto sanitario delle centrali in condizioni di routine aveva causato il blocco di ogni ordinativo, dopo l’incidente di Three Mile Island, dopo Chernobyl, danno il via al consorzio di ricerca Generation IV, l’obiettivo proclamato è quello di ripensare dalle fondamenta la sostenibilità del nucleare. Non un lavoretto di maquillage: un aggiustamento per pompe, tubi e valvole, alla luce degli «insegnamenti» di Three Mile Island – ciò che oggi si intende per III generazione – ma quei cambiamenti radicali che diano alla parola sicurezza un significato non probabilistico, ma di certezza. Si possono infatti migliorare i dispositivi, renderli ridondanti, ma questo, se riduce la probabilità di un incidente del tipo sin qui noto, non cambia il fatto che l’incidente resta possibile con i suoi effetti enormi di sofferenze e di paura. Cambiare invece la fisica del reattore pone evidentemente problemi difficili di ricerca, il cui approdo si allontana nel tempo: 2035? 2040? E già Carlo Rubbia, considerando l’insieme dei progetti di Generation IV, ne metteva in evidenza il carattere di soluzioni incomplete. Generation IV è tuttavia una sfida sulla tecnologia.
Ciò che si gioca invece dinanzi ai nostri occhi è assai meno nobile. Degne di rispetto sarebbero istituzioni che dicessero agli italiani: è vero, questi rischi ci sono, il paese è sismico e la tecnologia è imperfetta, ma non c’è alcun altro modo per fornire energia al paese e dunque si dovrà, in modo trasparente, ripartire i rischi e ripagarli con benefici diretti a chi dovrà direttamente subirli.
Questo discorso non si fa, e come farlo?: l’intero programma nucleare italiano darebbe meno di un settimo dell’obiettivo a cui ci chiama l’Unione europea il 2020. Una Ue che, peraltro, nei suoi obiettivi, diventati obiettivi di tutto il mondo, non prevede il ricorso al nucleare. Ma si campa di imbroglio, come quando alla gente di Scanzano si disse che le rocce saline garantivano l’integrità nei secoli di un deposito di scorie. Un falso. O si nasconde quanto recentemente dichiarato dal Governo federale tedesco: sì, intorno agli impianti nucleari c’è più del doppio di leucemie infantili. Ma per Veronesi, presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, il rischio da funzionamento normale non esiste. Emerge cioè l’etica di una lobby, decisa a conseguire comunque il suo risultato e, del resto, il terreno dell’energia è da sempre terreno di lobby: anche sul vento la cricca ha tentato la sua speculazione.
Ma di fronte alla catastrofe anche le lobby dovrebbero tacere.
il manifesto 16 marzo 2011