BIELLA UNA NON PROVINCIA
Biella, una provincia con un debito elevatissimo, dovuto in larghissima parte al proprio mantenimento: dipendenti, mezzi, assessori, consiglieri.
Per mantenersi, con un risicato bilancio a pareggio, questa provincia deve vessare i cittadini con nuove tasse.
Nel consiglio provinciale del 28 marzo, un assurdo dibattito sulla necessità del mantenimento di Biella come provincia non evidenziava nessun beneficio per i propri abitanti, ma metteva in luce un campanilismo ormai datato e una difesa strenua dei posti di potere.
Il presidente Simonetti nel suo intervento, metteva in tutta evidenza quanto si può fare per distruggere la terra dei propri padri e quanta speculazione economica si possa fare su quella terra.
Dimostrando una ignoranza politica e una incapacità di analisi che non rendono onore al titolo di onorevole che si porta, ha fatto un elenco di opere che, secondo lui, porterebbero sviluppo:autostrada, diga, centrali a gas, centrali a cippato, centrali fotovoltaiche ecc…
Tutta cementificazione del territorio che snaturerebbe completamente la sua morfologia.
Non facendo distinzioni tra centrosinistra e sinistra, tra comitati dei cittadini e partiti, ha, oltre a dimostrare la sua incapacità di analisi, utilizzato il tutto per un comizio elettorale, insinuando una incapacità propositiva in quanti invece continuano a dire di no a un simile modello di sviluppo.
Simonetti ha utilizzato la sua carica di presidente della provincia per fare propaganda politica, non è entrato nel merito delle critiche che gli vengono di volta in volta rivolte e ha fatto finta di non sapere che dietro ogni no c’è una proposta alternativa.
Allora quando egli parla di necessità dell’autostrada per togliere il biellese dall’isolamento, propone un modello di sviluppo inutile e penalizzante per il territorio, mentre chi si oppone indica negli interventi sulla viabilità esistente un altro modello meno impattante e così via, dalla diga alle centrali.
Se poi Simonetti, pensa, come ha detto in consiglio che il tessile tornerà ad essere una colonna portante dell’economia biellese e perciò occorre investire nella scuola per preparare giovani periti o ingegneri tessili, dimostra ancora una volta una incapacità di analisi o una pura e semplice proposta elettoralistica in favore di una Unione industriale che ha saputo portare alla fame il territorio sul quale i propri aderenti hanno creato il loro capitale.
Una industria tessile che sarà in mano a 4 o 5 aziende che parleranno ad un mercato d’eccellenza ma che farà sparire tutti i piccoli imprenditori che sono la risorsa del biellese, che copiando il modello Marchionne, avrà si, bisogno di personale qualificato, ma per spremere ancora una volta lo stato e i cittadini.
Se si vuole portare lavoro nel biellese, la parola d’ordine dovrebbe essere diversificazione, basta tessile,ma insieme al tessile nuove produzione e nuovi investimenti verso nuovi settori.
Questo è un altro modello di sviluppo, contrario al suo, non una incapacità propositiva o solo la politica del no.
Se oggi Simonetti ha al maggioranza e vuole con quella governare, si assuma la responsabilità, che sarà solo sua, di andare avanti con il modello di sviluppo che egli ha prospettato, cementificazione e tasse.
Noi ci opporremo con tutte le nostre, esigue?, forze, continueremo ad attaccarlo su ogni punto, a dire no, a proporre alternative, a difendere il territorio dall’invasione dei barbari del cemento.
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