FASCISTI
Dalle pagine delle lettere dei bisettimanali locali, uno squallido fascista locale tenta di beatificare Mussolini e il fascismo in genere. Così come altri, tipo Alemanno tentano di cancellare il disastroso ventennio fascista che seminò morte e distruzione, odio e razzismo cercando tra le nefandezze compiute alcune opere salvabili, esaltandole.
Nulla può cancellare quello che è stato il fascismo e nulla può riabilitare Mussolini che ne fu l'artefice, seminarono odio e distruzione e ricevettero la giusta condanna. altri furono perdonati e dovrebbero avere il pudore di tacere. Dovrebbe parlare solo la Costituzione.
Pubblichiamo un articolo di Michele Pistillo che ricorda come Mussolini fosse già razzista ben prima del ventennio.
“Mussolini era già razzista nel 1908”
Qualche considerazione sulla questione che da molto tempo viene dibattuta: Mussolini – razzismo – fascismo. L’ultima sortita di Alemanno ignora un dato di fatto essenziale: Mussolini non diventa razzista e persecutore di ebrei nel 1938 e neppure soltanto nel 1919 o 1921, come è stato giustamente richiamato da Michele Sarfatti e da Nicola Tranfaglia. Né il razzismo e l’antisemitismo di Mussolini, nel 1938, ha valore esclusivamente “politico” (“il razzismo politico” di cui parla nella sua biografia del duce Renzo De Felice). L’origine del razzismo mussoliniano risale a diversi anni prima. E precisamente già al 1908.
In un articolo dal titolo “La filosofia della forza. Postille alla conferenza dell’On. Treves” (“Opera Omnia” di Benito Mussolini, vol. I, pp. 174-184) il futuro duce si dichiara socialista, sindacalista, ateo, ma soprattutto acceso seguace di Nietsche e delle sue convinzioni non solo anticristaine, ma soprattutto anti-ebraiche. A Luciano Canfora che fece rilevare a Renzo De Felice questo scritto di Mussolini, del 1908, De Felice rispose che “era tutto vero”, ma che l’articolo andava “inquadrato nel clima anti-dreyfusiano”. Non era vero niente.
Dreyfus fu condannato il 22 dicembre 1894 e nel 1906 fu riconosciuta la sua piena innocenza. Il clima contro l’ufficiale francese di origine ebraica si era già da tempo dissolto.
Nell’articolo citato Mussolini, tra l’altro scrive: “L’inversione dei valori morali è stata l’opera capitale del popolo ebreo … E’ stato un atto di vendetta spirituale conforme al temperamento sacerdotale del popolo ebreo”. E facendo proprie le visioni nietchiane concentra tutte le sue argomentazioni sul super-uomo, sulla necessità della forza e della potenza, sulla condanna del cristianesimo come punto di approdo dell’ebraismo.
D’altra parte è lo stesso Mussolini a far risalire il suo antisemitismo al 1908. Nella riunione del Gran Consiglio del 6 ottobre 1938 il duce dichiara, tra l’altro: “E’ dal 1908 che vò meditando il problema. Si potrà documentarlo. Si legga del resto il mio discorso di Bologna (“questa nostra stirpe ariana e mediterranea”) del 3 aprile 1921”. (Bottai, Diario, alla data del 6 ottobre 1938). Ancora. Il 25 ottobre 1938, in un suo discorso dedicato all’argomento, per sottolineare come il razzismo e l’antisemitismo fossero una delle basi del fascismo dichiara: “Il problema razziale è per me una conquista importantissima, ed è importante averlo introdotto nella storia d’Italia”…..la questione “è di un’importanza incalcolabile, perché, anche qui eravamo dinanzi ad un complesso d’inferiorità” Mussolini, giocando sulle parole, preferiva spesso, prima del 1938, l’espressione
“stirpe latina”, “stirpe ariana”, ma nella sostanza affermava la necessità del razzismo come componente essenziale del fascismo.
Se Alemanno vuole distinguere il fascismo dal razzismo o dall’antisemitismo, fa un torto alla storia, anche se il fascismo non fu solo razzismo nelle sue varie espressioni e fu certo fenomeno più complesso e intricato. Purchè non si dimentichi mai – e i fatti lo testimoniano – che fascismo e razzismo sono un unico “male assoluto” nelle sue premesse (1908) e nelle sue estreme conseguenze (1938-1945). Significativo un aneddoto raccontato da Vittorio Foa. Il vecchio combattente antifascista, incontra alla camera dei Deputati un ex-fascista eletto deputato. Hanno uno scambio di battute sul fascismo, l’antifascismo e la guerra. Foa ad alcune considerazioni del suo interlocutore così risponde: “La differenza tra noi antifascisti e voi è tutta qui: abbiamo vinto noi e distrutto il fascismo e tu puoi essere un deputato al Parlamento. Se vincevate voi, noi saremmo stati fucilati o saremmo morti in galera, mentre non ci sarebbero più ebrei in Italia”. Alemanno rifletta su questo episodio che spiega perché il fascismo fu “male assoluto” e l’antisemitismo una delle sue espressioni più infami e perverse.
Michele Pistillo
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