ROMA 15 OTTOBRE 2011

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

 

Di Valter Clemente*

 

Non mi viene in mente altro titolo per descrivere la giornata di ieri 15 ottobre a Roma, una giornata difficile da raccontare, emozioni forti difficili da descrivere.

Inizio col descrivere la straordinaria partecipazione: ho partecipato a diverse manifestazioni più o meno numerose, perciò non penso di esagerare se dico che potevamo essere 500-600 mila, ma il dato che più mi ha colpito ed emozionato è stato  che la stragrande maggioranza era composta da giovani, noi vecchietti eravamo messi un po’ in disparte, studenti 15enni, precari, lavoratori, centinaia di sigle, mille colori migliaia di bandiere.

Un corteo colorato e inondato di suoni, di slogan, di voglia reale di un cambiamento e tanta, tantissima indignazione contro i potenti banchieri, contro il governo incapace e colpevole di distruggere i loro sogni, il loro futuro, il nostro presente e il nostro passato, il lavoro e la dignità umana. Un governo capace di reprimere ogni forma di protesta con la violenza:  operai, studenti malmenati, anche nei giorni precedenti questa giornata,  senza dare risposte al disastro sociale ma capace solo di svuotare le tasche.

Un corteo che da subito deve fare i conti  tra  chi vuole manifestare in modo fantasioso, allegro capace di dialogare tra le sue varie anime, con la determinatezza di voler arrivare in piazza per dare voce alle varie realtà dell’indignazione sociale, determinato a far capire ai potenti di turno che la pazienza sta per finire e che così non si può andare avanti e  chi, invece urla che la pazienza è finita, che i metodi sindacali e politici fin qui usati non hanno prodotto nessun risultato se non una connivenza con il grande capitale e che è  ora di passare all’azione.

Questa pluralità di voci, questo enorme serpentone di rabbia e indignazione parte alla volta di Piazza San Giovanni tra slogan canti e suoni,  ma viene superato dal gruppo di coloro che,  nei volantini distribuiti,  dichiarava  che l’unica alternativa è la lotta rivoluzionaria per abbattere il potere.

A quel punto hanno iniziato un attacco ai simboli del potere, banche, uffici postali, sedi di rappresentanza, auto di lusso, un film che ricordava  Genova 2001.

E’ però successo un fatto nuovo che ha annullato una parte degli effetti devastanti della lotta violenta, il corteo, li ha isolati,  cambiando percorso e , pur senza un servizio d’ordine organizzato,  ma con una unanimità di intenti, si è ricompattato e ha proseguito il proprio cammino urlando  i propri slogan, le proprie parole d’ordine, sciogliendosi, nel tardo pomeriggio,  a piazzale Ostiense.

Il corteo si è concluso senza poter  dare voce alle varie forme di indignazione e con la consapevolezza che a livello mediatico la grandissima partecipazione e i validi motivi della protesta sarebbero stati annullati dalla lotta violenta.

Durante il corteo ho potuto apprezzare gli attori del Teatro Valle di Roma , occupato da mesi, che hanno saputo , attraverso le performance, ascoltare e interpretare la piazza riuscendo anche nei momenti più difficili a ricomporre il corteo.

La politica italiana deve interrogarsi su come affrontare questa crisi, deve fare i conti con le centinaia di  migliaia di partecipanti che chiedono scelte diverse e che rispediscono al mittente la lettera a firma Draghi e Trichet. La sinistra deve al movimento delle risposte sui temi che gli vengono posti se non vuole perdere il treno del cambiamento.

Il movimento deve interrogarsi e ha iniziato a farlo immediatamente dopo la manifestazione su come far valere le proprie ragioni, assolutamente maggioritarie nei confronti di una esigua minoranza che tenta di ergersi ad avanguardia dello stesso, deve interrogarsi su come recuperare e portare al proprio interno alcune delle riflessioni valide degli antagonisti senza farsi prendere la piazza come ieri, isolando una violenza che non ha ragioni di esistere così come viene espressa oggi.

Chi usa la violenza deve interrogarsi sul perché ieri il movimento li ha isolati, deve capire che se si partecipa a una manifestazione dove vi sono delle parole d’ordine precise e un percorso non si può imporre la propria linea, per altro minoritaria.

E il PRC? Ieri era presente alla manifestazione con uno spezzone numerosissimo e coloratissimo di rosso, uno spezzone che chiudeva il corteo per la logica che i partiti non devono prevaricare il movimento, uno spezzone come sanno fare i comunisti che non ha lasciato passare nessuno e che ha garantito la sicurezza alle spalle  del corteo. Un PRC che entra con pieno diritto nelle parole d’ordine del movimento e che in questa sua fase congressuale deve finalmente togliere tutte le ambiguità sulla parte in cui deve stare, con chi deve costruire le alleanze e la lotta politica.

Infine una considerazione sulla gestione dell’ordine pubblico. Il potere da sempre usa le debolezze dell’avversario per reprimere, denigrarne le idee, le lotte, gli obiettivi. A Roma si sapeva che oltre agli indignati sarebbero giunti anche gli arrabbiati e che poteva succedere la ripetizione di un film già visto e a mio parere non è stato fatto niente per cambiarne la sceneggiatura.

Si sapeva che sarebbero arrivate migliaia di persone e che la protesta poteva mettere in difficoltà il potere, era perciò utile sviare l’attenzione, dare un fatto e una notizia che annullasse l’effetto politico della giornata. Per questo sono stati lasciati i cassonetti dell’immondizia lungo tutto il percorso del corteo, ben sapendo che potevano contenere oggetti atti a offendere, per questo sono state lasciate parcheggiate le macchine, perché si sperava che succedesse quello che è successo.

Un disegno mediatico ben organizzato che il movimento non è stato in grado di sconfiggere, ma solo di contenere. Su questo va fatta una ulteriore riflessione per capire e evitare in eventuali altre iniziative.

 

16/10/11

         

* segreteria PRC Biella

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Commenti

Ritratto di Anonimo

Condivido il tuo pensiero salvo il fatto che tu chiami "arrabbiati"quel migliaio di idioti decerebrati che usano la violenza per farsi sentire.

La loro nullità e totale mancanza di idee e programmi li rende complici del potere finanziario e mediatico,non so se te ne sei accorto ma tra loro c'erano anche frequentatori delle curve degli stadi (Roma.Napoli,Inter,Lazio).

Mi spiace che come esponente del PRC tu veda nelle richieste di questi idioti delle riflessioni valide da portare all'interno del movimento,quali sono? faccio casino e spacco tutto magari mi vanto di aver rotto la testa ad un poliziotto e divento rivoluzionario?Dimenticando che il poliziotto in questione è anche lui un lavoratore che fa fatica ad arrivare alla fine del mese?

comunque un effetto gli idioti incapucciati l'hanno ottenuto,si parla solo di loro e non della manifestazione,con soddisfazione di chi detiene il potere del quale sono complici.

Vladimiro