RENZI - ICHINO IL PD CHE DIVENTA PDL

RENZI

A differenza della pletora di dichiarazioni che accompagnano il vuoto politico imposto dal regime dei padroni, pensiamo che la vicenda Renzi sia semplicemente il segno dell'ultima fase di degenerazione del mondo dei politicanti  prima che arrivi la tempesta. Renzi vuole fare opinione, e la maggior parte dei politicanti del centro sinistra non può che stare al gioco che Renzi ha aperto. Lo fanno,  perchè quando la politica è ridotta al commento ed all'immagine tutti devono prendere parte all'orgia comunicativa.  Per questo, mentre l'Italia è in preda alla crisi, con la speculazione che ci divora e con governo ed opposizione responsabili verso la BCE, il ceto dei politicanti non può che cercare di apparire mettendo in mostra il proprio corpo nello spazio mediatico che il partito di De Benedetti contribuisce a creare. Per questo le dichiarazioni di oggi possono essere di appoggio o di stizza, ma solo nel solco di quella che sembra la figura pornpolitica del corpo del giovane in oggetto, che più che un sindaco sembra un attore di un porno gang bang. Si chiamano così infatti i film porno in cui una donna o un uomo fa sesso con altre decine di corpi a turno. Renzi è quindi vecchio per alcuni e giovane per altri, bello o brutto, simpatico o antipatico, il tutto si gioca nello scambio tra agenzie stampa e corpi che avviene nello spazio mediatico che ha reso la politica italiana sempre più simile ad un film porno. Forse sarà questa la lezione appresa dal giovane Renzi in quella famosa e riservata cena a casa del grande maestro della pornopolitica italiana. Anche se lo sembra, Renzi per noi non è una star pornopolitica, ma un sindaco di una città che sgombera i richiedenti asilo dalle piazze come fanno i leghisti, che privatizza come fa la destra, che legittima gli inceneritori e attacca i lavoratori. Renzi è uno che la settimana scorsa ha attaccato da destra il Governo Berlusconi sulle pensioni ed ha applaudito la lettera di Mario Draghi. A differenza di chi oggi commenta Renzi e il Big Gang Bang che sembra coinvolgerlo, noi ci schieriamo con chi lo ha contestato alla stazione Leopolda. Per questo stiamo con i sindacati dell’azienda di trasporti pubblici Ataf, del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con i dipendenti comunali e con i comitati, tra cui quelli contrari alla Tav ed agli inceneritori...

 

ICHINO

La manifestazione dei pensionati, quanto mai tempestiva, ha nei fatti inaugurato la sequenza - che ci auguriamo intensa e crescente - delle mobilitazioni sociali contro la lettera del governo all'Ue. Che, come spero ognuno avrà capito, rappresenta un vincolo per l'oggi e per il domani, un solenne impegno di Stato, maturato sotto l'impulso e il sostanziale patrocinio del Presidente della Repubblica. Dunque, un lascito non facilmente esorcizzabile da parte di chi dovesse succedere a Berlusconi, qualunque sia la natura politica della coalizione in futuro abilitata a governare.

E' perciò di grande importanza conoscere ora - e nel dettaglio - cosa pensano le opposizioni. Tutte. A partire, ovviamente, dal Pd e a cominciare dal tema dei licenziamenti, primo discrimine di qualsiasi scelta politica.
Come si è visto, Emma Marcegaglia si è affrettata a plaudire a quella che è una storica rivendicazione della borghesia industriale: unire alla flessibilità in entrata (già largamente acquisita attraverso un tripudio di lavori precari) quella in uscita. Del resto, non si poteva pretendere che i padroni (in ispecie quelli di casa nostra) rinunciassero ad un simile regalo, all'istituzionalizzazione cioè di un rapporto di potere, dentro i luoghi di lavoro, che consentirebbe loro di fare letteralmente quello che vogliono, nella più totale assenza di vincoli giuridici che ne limitino, anche labilmente, l'arbitrarietà. Quindi Confindustria incassa e ringrazia, seppellendo definitivamente (e questo non può che essere un bene) l'infelice connubio che aveva caratterizzato le relazioni sindacali con l'accordo del 28 giugno e la lettera congiunta di intenti sottoscritta il 4 agosto anche con le banche. Le stesse che qualche settimana dopo hanno chiesto al Paese, ai lavoratori e ai cittadini italiani di suicidarsi, pagando in solido un debito da loro non contratto.
Berlusconi ha creduto di offrire ai lavoratori una spiegazione convincente, garantendo loro che il licenziamento, sebbene non più contestabile e dunque non annullabile per via giudiziaria, sarà tuttavia seguito dalla cassa integrazione. Così, la soppressione di un diritto sarà pagata (dallo Stato) con un pò di assistenza. Insomma, invece di promuovere le assunzioni si incentivano i licenziamenti: bizzarro modo per dare seguito e sostanza a quel passaggio della "Lettera" in cui con enfasi si dichiara l'impegno del governo a «trasformare le aree di crisi in aree di sviluppo».
Il "pagherò" - almeno a Bruxelles - ha funzionato, Silvio Berlusconi ritrova d'incanto il tradizionale buonumore. Anche la parola. Il Cavaliere batte il ferro finché è caldo, incurante delle proteste che continuano a riempire le piazze del paese. Un ottimismo in parte comprensibile, visto che la lettera di intenti inviata alla Banca centrale europea ed alla commissione Ue rischia di ipotecare pesantemente il cammino di ogni eventuale futuro governo. Nel segno di una supina accettazione di un sistema economico-finanziario che butta mille miliardi nel fondo salva-stati cioè salva banche continuando al tempo stesso a cancellare quel che restava del welfare europeo. Il portavoce del governo tedesco, Steffen Sibert, mette le mani avanti: «Speriamo che Roma pensi come il Quirinale». Un problema. Perché Berlusconi, si sa, non è un gregario. Non lo è mai stato. Decide lui, non si fa imporre le decisioni. Soprattutto ora che la sua lettera d'intenti è stata ritenuta sufficiente dalle istituzioni europee, è piaciuta ad Umberto Bossi, ha e ha ricompattato la sua pur esigua maggioranza (fino a quando?). Il Cavaliere attacca la moneta unica. Lo fa a testa bassa, come non farebbero nemmeno i leghisti più "evoluti". «L'euro come moneta non ha convinto nessuno, perchè non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario né una banca di riferimento e delle garanzie». Il caro leader di Arcore rimastica le giustificate critiche - di sinistra - all'Europa di Maastricht per portare avanti un suo disegno personale, probabilmente quello dell'Italaietta che con la "svalutazione competitiva" cercava di tirar avanti in altre epoche. E in ben altri contesti. Tant'è. Prove tecniche di campagne elettorale. Un secondo dopo il Cavaliere rispolvera l'antico cavallo di battaglia dei giudici comunisti. «Sono uscito con una completa assoluzione per non aver commesso il fatto da 25-26 processi ma pensate al disdoro, al tempo perso e ai 400 milioni in avvocati e consulenti. Insieme ai 600 milioni a De Benedetti fanno un miliardo». Sospiro. In un crescendo rossiniano il capo popolo si lascia andare: «Sono invecchiato molto. Vorrei molare ma non posso per senso di responsabilità nei confronti del paese». Applausi a scena aperta dal suo amato pubblico pidiellino.
Il premier dedica l'intera giornata all'offensiva mediatica. In mattinata - parlando con Maurizio Belpietro su Canale 5 - si sofferma sul rapporto con la Lega. Stupendo, meraviglioso, idilliaco. Dice: nessuna intesa col Carroccio per votare l'anno prossimo, ma patto fino al 2013 e un programma di governo per i prossimi 18 mesi.
«Bossi è un fedele alleato - ripete - il resto sono sogni delle opposizioni». In vista della prossima legislatura, Berlusconi anticipa che il centrodestra sceglierà il candidato premier attraverso le primarie sul modello Usa. Scontato il cambio di nome del partito: «Posso soltanto anticipare che il nuovo nome non sarà "Forza Silvio" come ho letto su qualche giornale». Elezioni nel 2013 dunque? Passare dalle parole ai fatti non gli sarà facile vista la realtà di Montecitorio. E se l'attacco all'euro - come appare - sembra già un cavallo di battaglia pre-elettorale, le conclusioni sono obbligate: Lega, "responsabili" e pidiellini malpancisti («la lettera dei cospiratori - si affrettava ad assicurare ieri Osvaldo Napoli - è rientrata insieme agli apprezzamenti della Ue») non assicureranno a lungo la tenuta del'esecutivo. Tanto vale prepararsi alla primavera. Parlando dei licenziamenti facili previsti dalle misure annunciate nella lettera del governo alla Ue, Berlusconi assicura che per i lavoratori licenziati ci sarà la cassa integrazione. «Come ha detto Sacconi, l'obiettivo nostro è incentivare le assunzioni, non i licenziamenti. Ci siamo impegnati a rendere più efficienti gli strumenti di sostegno al reddito, e i dipendenti troveranno nello Stato la garanzia di essere remunerati con la cassa integrazione e di avere il tempo di trovare un altro lavoro». Una bugia. Commentando le proteste dei sindacati in proposito, Berlusconi rilancia: «Ci siamo ispirati a un ddl del senatore del Pd, Ichino». Quello cui si ispira anche il sindaco rottamatore Matteo Renzi. Arcitaliani si nasce non si diventa. Tornando sulla vicenda di Bankitalia, il premier definisce «sgradevole» la situazione che coinvolge Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del board della Bce che «resiste» alle dimissioni creando un caso con Parigi, dal momento che il suo posto dovrebbe essere preso da un francese. Dagli a Bini Smaghi. Ultime notizie: un'esortazione all'opposizione, perché faccia propri alcuni dei principi contenuti nella lettera all'Ue arriva dall'ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato: «La lettera è una lettera di intenti, che in italiano si dice intenzioni. Sono buone intenzioni». Di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno, dice il proverbio.

Dino Greco

 

 

 

 

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