MONTI - BERLUSCONI

Il governo Monti sta facendo le stesse politiche del governo Berlusconi.

Inaccettabili e sbagliate.

La manovra è profondamente iniqua: la pagano per l’80% lavoratrici e lavoratori, pensionati, giovani, redditi medio-bassi. Si salvaguardano i grandi patrimoni e i grandi speculatori. 

La manovra aggrava la crisi: colpendo i consumi popolari blocca ogni possibilità di ripresa economica e spinge il paese nella recessione.

La manovra non ferma la speculazione, come dimostra l’andamento dello spread. Perché la speculazione si contrasta modificando le politiche della BCE e non massacrando i diritti sociali.

Per questo va costruita l’opposizione a Monti. Per evitare che la nostra società diventi sempre più ingiusta e che l’Italia faccia la fine della Grecia: ridotta allo stremo dalle stesse ricette.

Per questo avanziamo proposte per un’altra politica, e vogliamo costruire mobilitazioni durature con le lavoratrici e i lavoratori, gli studenti, i sindacati che si battono per un’alternativa, i movimenti.

Per questo vogliamo costruire l’unità della sinistra: per dare forza alle ragioni del lavoro, dei diritti, della dignità delle persone, della democrazia e del futuro.







Una manovra iniqua.
E’ vergognoso l’intervento sulle pensioni
Si aboliscono le quote e le pensioni di anzianità. Non bastano più i 40 anni di anzianità contributiva: ci vorranno  da subito 42 anni e 1 mese, ed ogni anno questi requisiti cresceranno ancora. Anche raggiungendo i nuovi requisiti, se si va in pensione prima dei 62 anni, la pensione viene tagliata. Peggiorano seccamente anche le norme per la pensione di vecchiaia. Ci si accanisce contro le donne che vedono aumentare da subito l’età pensionabile a 62 anni, per arrivare a 66 nel 2018. Crescerà ancora fino a 70 anni, poi, per donne e uomini. Si portano tutti al contributivo e si blocca la rivalutazione al costo della vita delle pensioni lorde sopra i 1405 euro, circa 1100 euro al netto.

Il tempo in cui si è costretti al lavoro crescerà da subito anche di 6 anni. Se nel frattempo si viene licenziati, con cosa vivranno le persone?  Si spezzano i progetti di vita di chi ha già lavorato a lungo.  Si tengono fuori i giovani dal mondo del lavoro.

Questo taglio che a regime varrà 20 miliardi, ha come sola giustificazione la scelta di fare cassa con le pensioni. E’ falso infatti che l’Italia spenda per le pensioni più del resto d’Europa: se si usano dati omogenei, togliendo dai conti le tasse altrove bassissime o inesistenti e  il TFR, che valgono 4 punti di Pil, l’Italia è pienamente nella media. Nel 2009 il saldo tra le entrate contributive e le prestazioni pensionistiche al netto delle tasse, cioè quello che effettivamente esce dalle casse dello stato e va nelle tasche dei pensionati, è stato attivo per 27,6 miliardi!  Ed il bilancio dell’Inps è in attivo ormai da anni.  E’ vero invece che il sistema previdenziale è iniquo, perché gli attivi dei fondi dei lavoratori dipendenti e dei parasubordinati, coprono i passivi degli altri fondi, a partire da quelli dei dirigenti, su cui non c’è nessun intervento. Così accade che ci siano pensioni da 90.246 euro al mese, che prendono dall’INPS ogni 48 ore quanto un pensionato al minimo prende in un anno! 

E’ iniquo l’intervento sulla casa
La rivalutazione degli estimi catastali unito all’imposta sulla casa colpirà pesantemente le famiglie italiane. Si colpisce nel mucchio senza salvaguardare la prima casa e tutelare i lavoratori e le fasce più deboli, con un intervento che pesa 11 miliardi di euro per ogni anno.

E’inaccettabile la politica fiscale
La sovratassa sui capitali scudati è risibile: sono nuovamente salvaguardati quei capitali illeciti, frutto anche di attività criminose, che avevano beneficiato del trattamento di favore riservatogli da Berlusconi. Non c’è la patrimoniale a fronte di una situazione scandalosamente iniqua: nel nostro paese l’1% della popolazione, i ricchissimi, possiede lo stesso patrimonio immobiliare e finanziario del 60% degli italiani. Gli aumenti dell’accisa sui carburanti e dell’IVA, fanno lievitare i prezzi e colpiscono in maniera indifferenziata: dunque colpiscono di più chi ha di meno. Aumenta l’addizionale Irpef, tassa piatta e perciò iniqua.

Le risorse vanno tutte alle imprese
Le imprese sono le sole che ricevono consistenti benefici con sconti fiscali di 4 miliardi nel 2012, 6,7 miliardi nel 2013, 7,3 miliardi nel 2014. Questa misura viene giustificata in nome della crescita e dell’occupazione. Peccato che la continua riduzione del prelievo fiscale sulle imprese che c’è stata negli ultimi anni non abbia portato a nessuno di questi risultati, perchè il problema delle imprese italiane non è il fisco ma il pesante deficit di ricerca e innovazione.
Che aggrava la crisi.
La manovra del governo Monti si aggiunge a quelle del governo Berlusconi. Il totale delle tre manovre approvate nel 2011 varrà quasi 50 miliardi nel 2012, 76 nel 2013, 81 nel 2014. Sono cifre enormi. Colpendo i redditi medio bassi e i consumi popolari, non sono solo ingiuste, ma anche recessive, cioè aggravano la crisi.  In questo modo il debito crescerà: perché si contrae l’economia e diminuiscono il Pil e le entrate fiscali. Ed infatti tutte le stime parlano di recessione per il 2012. Questo è tanto più grave in una situazione in cui il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito dal 12% del Pil nel 2003 al 5% nel 2010. La recessione significherà nuova disoccupazione, in una situazione già gravissima con quasi un milione di posti di lavoro persi dall’inizio della crisi. Con la disoccupazione giovanile oltre il 30% e le possibilità di lavoro delle ragazze e dei ragazzi bloccate dall’intervento sulle pensioni.
E non ferma la speculazione.
In Italia dopo la caduta del governo Berlusconi si sono impedite le elezioni con la motivazione dell’emergenza, affermando che occorreva subito un nuovo governo per fermare la speculazione. Si sono fatti due errori: si è impedito il voto popolare su scelte e programmi e la speculazione non è stata affatto fermata. Perché per fermare la speculazione bisogna contrastare le grandi banche e le grandi finanziarie e non massacrare i lavoratori.  Per fermare la speculazione è necessario che la Banca Centrale Europea, come fanno tutte le altre banche centrali, possa fare prestiti direttamente agli stati membri. La BCE invece presta soldi alle banche private al tasso dell’1%,  ma non agli stati che sono costretti a finanziarsi sul mercato pagando interessi da usura. In Italia del 7%. Le banche lucrano, gli stati si indebitano, i lavoratori pagano. Del resto il debito è cresciuto in Europa per salvare le grandi finanziarie, a rischio per le operazioni speculative fatte. Se si vuole contrastare la speculazione va cambiata la politica della BCE, vanno tassate le transazioni finanziarie, va ricostruito un sistema creditizio pubblico che usi le risorse per finanziare l’economia e non per speculare. Monti in Europa si è schierato contro ogni modifica del ruolo della BCE. E si è schierato a favore dell’ Euro Austerity, cioè di quelle politiche secondo cui ogni anno il debito eccedente il 60% del Pil dovrebbe essere ridotto di un ventesimo. Per l’Italia significano avanzi di bilancio di 45  miliardi l’anno, per vent’anni. Sono politiche folli, che precipiterebbero l’Italia e l’Europa in una recessione senza precedenti, e distruggerebbero, con tagli feroci, ogni diritto sociale.
E il secondo tempo?
Il secondo tempo, che dovrebbe essere dedicato alla crescita e all’occupazione, obiettivi incompatibili con le politiche di Monti e l’Euro Austerity, è iniziato con un nuovo attacco all’articolo 18, quello che protegge i lavoratori dai licenziamenti ingiusti. Non solo l’articolo 18 non va toccato, ma va abrogato quell’articolo 8 con cui il governo Berlusconi ha reso possibile ogni deroga al contratto nazionale e ai diritti del lavoro, aiutando la Fiat ad espellere dalle fabbriche la Fiom.  E va contrastata la precarietà, rimettendo in discussione la legge 30 e le 46 tipologie di rapporti di lavoro esistenti nel nostro paese. Così come sono necessarie politiche industriali pubbliche per creare posti di lavoro e riqualificare l’apparato produttivo. Ma di tutto questo non c’è traccia. Il governo sembra invece volere nuove privatizzazioni contro i 27 milioni di italiani che con il referendum hanno detto che l’acqua e i servizi locali sono beni comuni.

Un’alternativa è possibile.

1. Va contrastata la speculazione. La BCE  deve acquistare direttamente i titoli di stato dei paesi europei. Ci vuole un polo pubblico del credito. Vanno tassate le transazioni finanziarie.

2. Va introdotta una patrimoniale progressiva a partire dall’1% sulle grandi ricchezze oltre gli 800.000 euro, in grado di produrre un gettito di 20 miliardi annui, e eliminata la tassazione sulla prima casa non di lusso. Il Vaticano deve pagare l’ICI sulle attività commerciali. Va portata al 15% la sovratassa sui capitali scudati, per un gettito di almeno 15 miliardi.  Va eliminata l’addizionale Irpef e aumentata l’aliquota per i redditi sopra i 75.000 euro. Va fatto fino in fondo il contrasto all’evasione fiscale, stimata in 120 miliardi annui: il solo recupero del 15% è pari ai tagli a regime sulle pensioni.

3. Va posto un tetto a 5000 euro per le pensioni d’oro e per ogni cumulo di pensione. Vanno eliminate le norme inique sulle pensioni e garantita la pensione futura ai lavoratori precari.

4. Vanno tagliate le spese militari: dagli F35 che costano 17 miliardi alla missione in Afghanistan, agli organici di un esercito in cui i graduati sono più dei soldati semplici. Si possono recuperare 4 miliardi annui.

5. Vanno bloccate le grandi opere inutili e dannose come la Tav in Val Susa che costa 17 miliardi o il terzo valico della Milano Genova che ne costa 6.

6. Vanno tagliati i privilegi della politica, reperendo risorse per almeno 2 miliardi annui.

7. Va fatto un piano per il lavoro e l’ambiente, per la conoscenza e il welfare. Si possono creare almeno mezzo milione di posti di lavoro nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili, nella mobilità sostenibile, nel riassetto del territorio. Dando risposte alle vertenze in corso a partire da Fincantieri e con l’obiettivo della piena e buona occupazione. Si può e si deve investire nuovamente nella scuola e nell’Università pubblica, nei servizi essenziali e nel sistema di welfare, a partire dall’istituzione del reddito sociale per i disoccupati.

8. Vanno ridati diritti al lavoro. Va contrastata la precarietà del lavoro e la legge 30. Va abrogato l’articolo 8 che distrugge il contratto e i diritti del lavoro. Va fatta una legge sulla democrazia sindacale contro l’inaccettabile espulsione dai luoghi di lavoro dei sindacati che difendono realmente i lavoratori, a partire dalla Fiom.

Costruiamo l’opposizione di sinistra al governo Monti!


Dove: