VOGLIAM LA SCHIAVITU'

Oggi a Milano la protesta contro la mattanza di Basiano


Oggi a Milano ci sarà la risposta del movimento dei lavoratori contro la mattanza di Basiano. Alle 16 è prevista una manifestazione da piazzale Loreto. Ma la solidarietà a favore delle decine di lavoratori della Grande distribuzione (quasi tutti migranti) brutalmente caricati dalla polizia lunedì scorso per essersi opposti al licenziamento non si ferma qui. Per venerdi 22 è previsto uno spezzone nel corteo convocato dal Sindacalismo di Base nel giorno dello sciopero generale. Le strutture di movimento che hanno indetto il corteo attraverseranno prima Viale Padova con volantinaggio massiccio alle comunita’ degli immigrati per spiegare quello che è accaduto, prima di raggiungere il concentramento di Piazza Loreto alle 16.00.

Già nei giorni scorsi all’esterno del carcere di Monza è stato organizzato un presidio di solidarietà con i 19 arrestati dopo gli scontri. Circa 90 le persone presenti, tra amici e familiari.

Queste le prime adesioni: SI. Cobas (Milano-Piacenza-Parma-Bologna-Torino); CSA Vittoria; Presidio permanente Esselunga Pioltello, coll. La Sciloria, C.UB., U.S.I, US.B. Comitato No-debito, SLAI per il Sindacato di Classe, Resistenze metropolitane, Spazio popolare “LA forgia-Crema, Sin.Base Genova, ADL (Padova-Verona-Vicenza).

“Le immagini delle cariche e della mattanza davanti ai magazzini del “Gigante” di Basiano, da parte dei carabinieri di Monza, - si legge in un comunicato - hanno fatto il giro di tutta Italia. E con esse sono emerse tutte le ragioni degli operai e della loro resistenza”. “L’accanimento contro gli operai prima licenziati, poi pestati e infine arrestati in ospedali – continua - mostra il vero volto della “crisi”: una guerra aperta ai lavoratori (ben simboleggiato dall’attacco all’art.18, e quindi a ogni garanzia sui posti di lavoro), per far strada ad una nuova forma di schiavitù necessaria a salvaguardare i profitti”.

 

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Ritratto di valter clemente

Quello che è successo vicino a Mlano, dove lavoratori vengono pestati, mandati all'ospedale e arrestati per il semplice fatto che facevano un picchetto di protesta contro il loro licenzaimento è l'ennesimo anello di una catena che sta a dimostrate come ormai in Italia siano cancellati i diritti democratici e di come, supinamente, con l'aiuto del partito che dovrebbe trarre le sue origini dal PCI, ci stiamo avviando verso una dittatura fascista dove viene praticata anche la riduzione in schiavitù di uomini e donne.

I lavoratori del Gigante di Basiano, protestavano perchè il loro licenziamento non era dovuto a una mancanza di lavoro, ma perchè venivano sostituiti con altri lavoratori pagati la metà, al limite della riduzione in schiavitù. Se in Italia, nemmemo su questo riusciamo a indire uno sciopero generale, che avrebbe le sue ragioni anche per licenziare il governo Monti che della mattanza è il responsabile e che con il ddl sul lavoro e l'abolizione dell'articolo 18 favorisce apuunto la riduzione in schiavitù dei lavoratori allora vuol dire che abbiamo intrapreso una strada senza ritorno.

Ritratto di Valter

di Raffaele K Salinari
La «Repubblica delle idee», la serie di dibattiti organizzati a Bologna dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, ha prodotto certamente una novità: in occasione dell'incontro sul futuro dell'Italia alla presenza di Mario Monti all'Arena del Sole, un teatro pubblico, è stata introdotta una vera e propria «zona rossa» presidiata dalle forze dell'ordine con la consegna di non far transitare nessuno di fronte al luogo

della manifestazione, tantomeno i manifestanti che, da giorni, annunciano la loro volontà di far intendere la loro voce sui temi che li riguardano da vicino: lotta alla precarietà, diritti del lavoro, casa, diritto allo studio.
In particolare i Centri sociali bolognesi, il Teatro Polivalente Occupato, il Crash, gli attivisti del Collettivo Universitario autonomo, del Collettivo autonomo studentesco, vari gruppi anarchici, il centro sociale Lazzaretto, insieme alle forze della Fds, hanno organizzato prima un presidio in Piazza Maggiore e poi una manifestazione per far valere il principio di base dell'agibilità degli spazi urbani, e anche della possibilità di interloquire direttamente con il premier che discuteva del futuro di tutti solo con chi sembra a priori essere d'accordo con lui. Da giorni il Tpo aveva annunciato la sua volontà di transitare dinanzi al teatro e di voler entrare all'interno del dibattito. Pochi giorni fa avevano attaccato uno striscione: «sMontiamolo». La manifestazione è partita alle 14, con l'intenzione di violare una «zona rossa» che, per la prima volta nella storia della città, e forse della Repubblica italiana, non del giornale, è stata creata per proteggere una manifestazione privata. Curiosa circostanza: le direttive per le forze dell'ordine venivano da quel ministro degli interni Cancellieri che è stata a lungo commissario straordinario della città e che bene dovrebbe conoscere le dinamiche politiche del luogo.
Ma al corteo non è stato consentito il transito per via Indipendenza, e la delegazione non è stata ammessa al cospetto di Monti. Dall'altra parte della via un simile schieramento di polizia caricava l'altro pezzo di manifestazione organizzata dagli altri centri sociali. Sono partite un paio di cariche, i tafferugli sono durati alcuni minuti e non è mancato il lancio di bottiglie e altri oggetti. L'esplosione di tre grossi petardi ha alzato la tensione anche per la presenza di passanti e turisti nei pressi della «zona rossa». Uno dei due gruppi di manifestanti, dopo la seconda carica, ha lasciato via Indipendenza per spargersi in altre zone del centro.

 

da il manifesto