SUL RIORDINO DELLE PROVINCE
Ambo, terna, quaterna sembrano questi gli unici argomenti per discutere del riordino delle province.
Un riordino che nasce male, che ha un obiettivo reale fortemente negativo che nessuno evidenzia: la riduzione drastica degli spazi di democrazia diretta.
Da questa considerazione nasce il nostro giudizio negativo sull'accorpamento delle province, premettendo che a suo tempo noi eravamo contrari alla moltiplicazione delle province compresa quella di Biella, perché consapevoli che non avrebbe portato valore aggiunto in termini di governo del territorio ma un aumento “ delle poltrone” senza ricadute positive sulle popolazioni.
Avevamo visto lungo,infatti la provincia di Biella , ad esempio, è al limite della bancarotta e si dimostra incapace di gestire quelle che sono le sue competenze.
E' sulle competenze che si dovrebbe costruire il riordino dello stato dal punto di vista sia amministrativo sia politico e non , come avviene ora, solo per la necessità impellente di fase cassa, di recuperare denaro per permettere a banchieri e finanzieri vari di continuare a guadagnare speculando, oltre che sulla vita dei cittadini anche sull'ordinamento democratico.
Un argomento così delicato come il riordino dello stato dovrebbe coinvolgere l'intero assetto politico del paese, dai partiti alle organizzazioni sindacali alle associazioni di cittadini, anche perché apporta una modifica sostanziale della costituzione, e non essere oggetto di una legge fatta da un governo di non eletti, legittimato da una ostinata e antidemocratica posizione del Capo dello Stato, un governo dove non esistono più spazi di discussione democratica.
I cittadini vengono fuorviati nella loro capacità di decisione da argomenti mistificatori e populisti, da grossolane bugie su debito e spred, da false promesse di risparmi sugli elevati sperperi di denaro pubblico e sugli stipendi da favola degli amministratori. Come se nessuno mai lo avesse saputo, quasi fosse sempre stato tenuto nascosto. Ipocrisia e ipocriti allo scoperto per far tacere opposizioni sociali e opposizioni politiche.
Ecco perché non ci interessa il dibattito su dove e con chi deve unirsi Biella visto che secondo il “ Monti pensiero” non ha i numeri per essere una provincia, quasi li avesse sempre avuti.
Le domande che ci poniamo sono molte: che cosa ci guadagnano i cittadini da questa imposizione di riordino, pagheranno meno accise? Pagheranno meno assicurazioni e tasse varie? Non pagheranno la tassa sui passi carrai? I treni per Novara e Torino ci saranno ancora? Le strade avranno i fossi puliti e la banchine sistemate?Avremo mobilità anche tra il personale?
A queste domande sarebbe stato necessario dare risposta prima di decidere , i professori avrebbero dovuto ascoltare i territori non imporre, perciò facciano loro col loro metodo in stile dittatoriale.
La segreteria biellese del PRC
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