VALLEMOSSO, L'ACQUA E IL BOSCO

 

Dopo aver letto le dichiarazioni apparse sui giornali locali del sindaco di Vallemosso mi pongo una domanda, ma questi amministratori sono stati eletti per difendere i beni comuni o per svenderli ai privati, oltretutto pare appartenga a un partito che ha nello slogan Italia bene comune.

Si parte da una considerazione sull'Acquedotto industriale Vallestrona, dove si dice che vista la diminuita presenza delle fabbriche perciò una vendita minore di acqua della diga di Camandona il comune si impegna a partecipare alla costruzione di centraline idroelettriche per garantire i guadagni della società acquedotto e ricavarne utili per rimpinguare le casse comunali.

La domanda che mi pongo è,dove sta scritto che l'acqua è proprietà della società acquedotto e che se questa ne vende meno si debba lasciare che la si utilizzi in altro modo. L'acqua che è sempre meno, causa l'aumento dell'inquinamento terreste è un bene prezioso e comune,perché deve essere sfruttato da pochi a fini di lucro?

Ha ragione in questo caso il sindaco di Camandona che difende l'acqua come bene comune e come risorsa da sfruttare economicamente ma lasciandola all'uso di tutti. Egli infatti parla di un lago da usare sia per la pesca sia per il relax di piacevoli momenti come passeggiate e scampagnate.

Ma poniamo pure il caso che la si possa utilizzare per produrre energia elettrica, il comune di Vallemosso ha fatto un serio studio sui bisogni di energia elettrica della valle e del biellese e ha comparato questo studio con le necessità di energia elettrica che ha attualmente l'Italia e la sua capacità di produzione tramite Terna e Enel e anche con la capacità di produzione europea?

In altre parole esiste un piano energetico nazionale dove venga evidenziata una carenza di produzione di energia tale da giustificare tutti questi impianti che i comuni e i privati costruiscono, non come risparmio energetico, ma esclusivamente a fini di lucro?

Esiste una rete elettrica capace di assorbire queste produzioni e utilizzarle al meglio senza disperdere l'energia e questa energia favorisce la chiusura delle grandi centrali a olio o nucleari?

Penso che prima di autorizzare una centralina sul proprio territori un sindaco dovrebbe rispondere a queste domande e dovrebbe rispondere a una domanda che come cittadino del paese poi chiederei, tipo, visto che il comune produce energia a minor costo con un bene comune che è l'acqua, di quanto riduce la mia bolletta elettrica?

Poi il sindaco parla di centrale a biomasse per il teleriscaldamento e sempre per la produzione di energia elettrica che avrebbe come vantaggio una pulizia dei boschi e un risparmio sul riscaldamento ai cittadini. Sorge spontanea un'altra domanda, siamo sicuri che una centrale a biomassa non produca inquinamento, sopratutto in una valle così chiusa come quella di Mosso?

Si è fatta una indagine sulle proprietà dei boschi che circondano la valle e si è chiesto ai proprietari se sono disposti a cedere la legna per questo tipo di centrale?

In questi anni di giuste anche se poche leggi in difesa dell'ambiente si è puntato alla sistematica sostituzione delle caldaie con macchine sempre meno inquinanti e sull'uso del metano e non del gasolio, si è fatta una indagine a Vallemosso su quanti passerebbero al teleriscaldamento vanificando investimenti dei quali magari stanno godendo detrazioni fiscali?

Abbiamo a Cossato una mega centrale a cippato che brucia una quantità di legna enorme all'anno, ci si è messi in contatto per sapere se sono autosufficienti o se invece devono mandare camion in giro per il nord Italia a comprare legna? Perché se cosi fosse, forse per rilanciare il lavoro si potrebbe favorire la nascita di una cooperativa di boscaioli che puliscano i boschi della valle vendendo la legna alla centrale di Cossato, già esistente senza costruire un'altra mostruosità.

Il rilancio di una zona non necessariamente deve passare attraverso la difesa di interessi privati e la svendita di territorio. Un sindaco dovrebbe avere a cuore il bene di tutta la popolazione e non di una parte che sulla popolazione vuole lucrare depredandola anche del territorio nella quale vive.