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Ecco l'“impresentabile" di Ingroia: è un medico comunista

Marino Andolina, pediatra di Trieste, attivo nei teatri di guerra, nemico delle multinazionali del farmaco

La caccia alle streghe di Ingroia è partita alla grande: da Libero a Il Fatto quotidiano viene agitato lo spettro - segnalato, pare, dai noti libertari di Sel - di un “impresentabile". E' un medico triestino, Marino Andolina, capolista al Senato in Friuli per Rivoluzione civile ma indagato da Guariniello a Torino per reati gravissimi: una truffa legata alla vicenda di 14 ammalati, a cui sarebbero stato promessi “effetti terapeutici” grazie alle staminali. Ma Andolina, già capogruppo in Comune per Rifondazione comunista, è il pediatra di Trieste, conosciutissimo in città anche per le missioni umanitarie nei teatri di guerra tanto che due anni fa, alle primarie da sindaco per il centrosinistra ha registrato un lusinghiero 35,6% sebbene fosse sostenuto solo da Rifondazione e dalla Fds.
Se Antonio Ingroia sembra stare sulla difensiva - «Andolina mi è stato indicato da uno dei partiti della lista, Rifondazione Comunista, non ci ho mai neppure parlato. Abbiamo preparato liste con oltre 900 candidati in 15 giorni, non potevo certo incontrare ogni persona. Così abbiamo delegato la scelte di diversi nomi ai partiti» - a fronteggiare gli untori con la penna della novella inquisizione arriva Roy Paci, noto trombettista, che il medico triestino non ha mai sentito nominare: «Il signor Andolina è un medico che di fronte ad una bambina con una malattia genetica ha usato una tecnica proibita in questo paese disobbedendo ai dettami delle gerarchie sanitarie. Grazie a questa cura, la bambina adesso è viva e risponde alla cura positivamente ma Andolina è un “disobbediente” e deve essere punito dalla legge. Ad avercene di questi “illegali” in Italia. Todos somos illegales!».
E Paolo Ferrero, segretario del Prc, spiega che «Marino Andolina è un medico che sta usando le cellule staminali per guarire malati terminali, c'è gente che lo considera molto meritorio. E' un caso ben diverso da quelli di chi ha rubato soldi alla pubblica amministrazione. Io penso che la vicenda che riguarda Andolina sia quella che vede in campo la scienza, il tentativo di usare le staminali per guarire persone che stanno malissimo, come i malati di Sla. Su questo c'è discussione, come sempre capita in presenza di pratiche innovative. Ma ricordiamo che stiamo parlando di un medico, di uno scienziato che sta rischiando di persona. Tanto di cappello ad Andolina».
Chi ha ragione? Da un punto di vista scientifico il dibattito è in corso e il cronista sarebbe presuntuoso e superbo a invadere un campo non suo. Da un punto di vista politico è interessante ascoltare la versione dell'“impresentabile" Marino Andolina.
«Anzitutto vorrei scusarmi per l’imbarazzo che ho creato con la mia candidatura. Come altri candidati con la coscienza a posto anche se indagati (penso ai nostri indagati per disordini di piazza) non pensavo che la sola iscrizione ad un registro indagati mi escludesse dalla candidatura. Ho sbagliato e mi scuso». Spiega a Liberazione il medico triestino: «Sapendo che c'era indagine in corso ho scritto spesso a Guariniello, macché, è stato come chi parla con la Madonna: mai una risposta! Ho chiesto anche a un carabiniere che lavora per lui di mettersi il camice e seguirmi passo passo in laboratorio».
Più volte, nel corso dell'intervista, Andolina precisa di aver cercato, in nome dell'articolo 32 della Costituzione (quello sul diritto alla cura) di far rispettare la legge, quel decreto Turco del 2006, reiterato da Fazio col successivo governo. «Ma quella legge è boicottata e tutti quelli che hanno cercato di applicarla sono finiti nel mirino della magistratura. Io cerco da quattro anni di trasferire una metodica salvavita negli ospedali pubblici italiani. Quel decreto permette di curare con cellule staminali pazienti in pericolo di vita o di aggravamento. Ho ottenuto un parere proveritate di un famoso giurista di Piacenza (Eusebi) e il parere favorevole del professor Rasi già direttore dell’Aifa, l'agenzia per il farmaco».
Va detto che le indagini di Torino sono chiuse da oltre un anno e non c'è ancora alcun rinvio a giudizio e che, nell'indagine che riguarda l'ospedale di Brescia, Andolina non è stato toccato da un avviso di garanzia e sta pensando di autodenunciarsi. Intanto, alcuni dei pazienti hanno fatto un ricorso d'urgenza e 10 giudici su 11 hanno dato loro ragione imponendo la riapertura del laboratorio chiuso e la ripresa delle cure con le staminali. «Io uso solo le staminali adulte, le mesenchimali - chiarisce Andolina - quelle embrionali non le vuole il Papa e nemmeno io perché possono provocare tumori poi ci sono quelle Ips che hanno fruttato il Nobel a Shinya Yamanaka ma, al momento, anche queste possono causare tumori. Le uniche utilizzabili sono le cellule adulte».



Però i carabinieri avrebbero sequestrato un laboratorio in un sottoscala, ribatte il cronista, e vi accusano di aver preso soldi dai pazienti: «Chi ha inventato la metodica è un gruppo di Torino che a S.Marino aveva un laboratorio sofisticatissimo, costato oltre un milione di euro, ma in un piano terra (che a S.Marino ha quasi ovunque una parte sottoscala) e sarebbe pericoloso non farlo in un piano terra. L'indagine è iniziata prima che io arrivassi e la Regione Piemonte, con la Bresso, aveva stanziato mezzo milione di euro ma non sono mai stati erogati. Vannoni, di Fondazione Stamina, ha usato i suoi soldi, devastando il patrimonio di famiglia, poi, non avendo più una lira ha chiesto a una serie di pazienti facoltosi, gli altri sono stati curati gratis».
Resta l'accusa di somministrazione di farmaci pericolosi. «Mi permetto di dubitare che possa reggere dopo i successi registrati senza effetti collaterali: Celeste ora si muove, anziché essere paralizzata o morta, Smeralda è uscita dal coma e respira da sola e finalmente può piangere».
Il «peccato oroginale» di Andolina sembrerebbe quello di essersi messo di traverso alle multinazionali del farmaco che «hanno imposto all'Ue una direttiva che è la cosa peggiore dopo le leggi razziali perché impedisce al laboratorio non profit di lavorare finché le cellule non saranno commercializzate in fiale congelate, ossia finché non si trasformino in farmaci (con procedure lunghe e costose) anche le cellule dei donatori, anche le mie! Per questo nel 2006 ci fu il decreto Turco che autorizzava a intervenire in casi urgenti, per questo c'è il boicottaggio feroce. Credo che Rc dovrebbe sostenere questa battaglia per la legalità, migliaia di pazienti rischiano di morire - alcuni già sono morti - senza una cura che è risultata efficace».

Checchino Antonini

in data:28/01/2013

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