ELEZIONI--UN COMMENTO
Non è un disastro. È molto peggio
Pubblicato il 26 feb 2013
di Matteo Pucciarelli -
Allora, visto che a differenza dei dirigenti del centrosinistra in questo spazio non ci sono carriere da difendere, possiamo discuterne in tutta sincerità: da qualunque parte della sinistra si guardi – moderata, moderata ma radicale, radicale e basta – la sconfitta è totale.
1. Ricordiamo sommessamente che 14 mesi fa Berlusconi era molto e sepolto, Monti non esisteva e Grillo aveva il 4 nei sondaggi. Se non si è andati al voto è grazie alle pressioni del presidente della Repubblica e all’accondiscendenza suicida di Bersani.
2. Le primarie si sono rivelate l’ennesima illusione collettiva, così come lo furono nel 2005. La democrazia non è roba utile per questo Paese. Vincono quelli che fanno per sé, perché fanno per tre (vedi Berlusconi, ma anche Grillo).
3. La sinistra radicale (sia Sel che Rc) esce ancora una volta con le ossa rotte dal voto. Proprio in una fase storica che, paradossalmente, mette in evidenza i fallimenti del riformismo come finora è stato inteso. Forse è davvero ora di fare spazio ai giovani e di riunificare un’area divisa più dalle inimicizie personali che dalle divergenze politiche.
4. Chi protesta, chi è attivo nelle lotte, non sceglie a sinistra ma opta per il Movimento Cinque Stelle. È il momento di togliersi la puzza da sotto il naso (parlando sempre di fascismo e di matite ciucciate, ad esempio) e provare a ricordarci che, programma alla mano, il 70 per cento delle proposte del M5S è di estrema sinistra. La domanda è questa: perché l’elettorato si affida a Grillo e non all’originale? Sono molto sincero: la risposta che avrei in mente è troppo deprimente per dirla. Ma magari ha un fondo di verità: perché Grillo va di moda.
5. Se il Pd fa la grande alleanza con il Pdl alle prossime elezioni il M5S prende l’80 per cento. Conoscendo gli enrichiletta, la cosa è possibile.
6. Nonostante i giganteschi spot a reti unificate, Monti porta a casa un deprimente 10 per cento. È l’unica soddisfazione della giornata. E conferma l’incapacità d’analisi del Pd, che non ha fatto altro che evocarne un futuro accordo.
7. Tornando alla sinistra radicale. Ingroia era e resta una splendida persona. Che ho votato con convinzione. Ma aveva ragione il direttore di questa rivista, Paolo Flores d’Arcais. Bisognava saltare il giro e prepararsi al futuro caos post-voto. Devo essere sincero: credevo si sbagliasse. Adesso, comunque sia, invitare Ingroia a fare le valige è un gioco semplice e pure codardo. Credo resti una risorsa, così come lo è quel simbolo, il Quarto Stato. Che adesso non va di moda, ma che ha un suo valore e una sua ragione d’esistere.
8. Infine Berlusconi. Resta il politico più straordinario della storia di questo Paese. In senso negativo, certo. Eppure rimane drammaticamente unico. Chi non lo ha stritolato 14 mesi fa deve dimettersi una volta per tutte.
9. Basta parlare di politica. D’ora in poi motori, donne, discoteca.
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