ODIA
Francesco Piobbichi
Ho letto questo stralcio di un articolo riportato nel blog militant, l'ho letto ed ho pensato a quello che scriveva Sanguineti poco prima di lasciarci rispetto alla necessità che abbiamo di rimettere in piedi l'odio di classe. Le sue parole scritte nel 2007 sono una torcia accesa nel buio della crisi. Oggi l'odio di classe dello sfruttato contro lo sfruttatore non è semplicemente una necessità politica quanto semmai una necessità sociale. L'odio di classe oggi è necessario innanzitutto per rimuovere il senso di colpa che il sistema dominante fa assumere allo sconfitto sociale. Si può essere poveri e miseri, si può essere sconfitti e piegati, ma non si può restare soli con la colpa sulle spalle. Lo Stato oggi è un avversario dei proletari e lo diventerà sempre di più. Come dimostra questo articolo la storia di questi pensionati, esodati, indebitati è la storia di una composizione di classe mutata velocemente nella crisi, è la storia di un welfare che non c'è più, di uno stato gabelliere per le banche che è in grado di redistribuire solo sacrifici verso il basso. Nello stesso giorno in cui ho letto questa notizia un pensionato di Palermo dopo ore di fila ( dalle 5 del mattino ) è morto per infarto mentre litigava con un altro per i posti di fila per l'esenzione dal ticket. Disperazione, suicidi, guerra tra poveri. Storie come questa sono il bollettino che questa crisi ci offre, e diventano giorno dopo giorno notizie naturali, come i morti sul lavoro. Se non c'è odio vuol dire che non si sente l'ingiustizia addosso, vuol dire che si percepisce la crisi come un evento climatico. Un temporale infatti non si odia perchè non è frutto di scelte umane. La crisi invece ha dei responsabili, le politiche di austerity hanno dei mandanti, e nella crisi c'è chi si ammazza per il senso di colpa e chi si arricchisce nel privilegio. E' ora di mettere nomi e cognomi a chi ha provocato tutto questo. E' ora di reinstaurare l'odio di classe...
"perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. “Loro” sono i capitalisti, “noi” siamo i proletari del mondo d’oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma «tutti coloro che lavorano per un capitalista, chi in qualche modo sta dove c’è un capitalista che sfrutta il suo lavoro.
A me sta a cuore un punto. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di proletariato. Credo invece che non c’è nulla da vergognarsi a riproporre la questione. E’ il segreto di pulcinella: il proletariato esiste. E’ un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra mentre la sinistra via via si sproletarizza.
Bisogna invece restaurare l’odio di classe, perché loro ci odiano e noi dobbiamo ricambiare. Loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto? Recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale.
E’ importante riaffermare l’esistenza del proletariato. Oggi i proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i pensionati. Poi c’è il sottoproletariato, che ha problemi di sopravvivenza e al quale la destra propone con successo un libro dei sogni".
E.Sanguineti
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