REGIONALI EMILIA ROMAGNA
stefano lugli
L’entusiasmo del premier per questo risultato è quindi totalmente fuori luogo, perché il 2-0 di cui si vanta arriva a tavolino per l’assenza di una delle due squadre in campo, quella degli elettori.
In questo quadro Cristina Quintavalla ottiene il 4% e la lista L’Altra Emilia-Romagna il 3,71%: superiamo lo sbarramento ed eleggiamo Piergiovanni Alleva, una vita spesa al servizio dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e che rappresenta molto bene la nostra totale alternatività alle politiche renziane di Bonaccini. Si tratta di un risultato non scontato, per la rottura che si è creata con SEL che ha corso con il Pd, per i pochi mesi avuti a disposizione e perché costruito con una campagna elettorale militante (ma la militanza territoriale è stata anche la nostra forza), fatta con poche risorse e con il costante oscuramento dei media. Un risultato che per le condizioni in cui si è determinato parla anche e soprattutto fuori dall’Emilia Romagna, confermandoci che lo spazio per la sinistra d’alternativa in Italia c’è.
Per capire bene cos’è successo il 23 novembre occorre guardare i voti assoluti, rispetto alle europee e rispetto alle regionali di 5 anni fa: sono infatti queste le due elezioni che ci permettono un confronto più coerente con il voto del 23 novembre.
Indaghiamo il campo della destra, a partire dalla Lega: è vero che ha fatto il pieno di voti? Rispetto alle europee di maggio sì, perché cresce di 117.045 voti (ne aveva 116.394 a maggio e oggi ne ha 233.439) portandosi al 19,42%, ma perde 55.162 voti rispetto alle regionali del 2010 quando aveva 288.601 voti e rappresentava il 13,67%.
Il vero tracollo lo subisce Forza Italia, che passa dai 518.108 voti del PDL alle regionali 2010 ai 100.478 di Forza Itala alle regionali 2014 (-80,6%) perdendo più di 170mila voti (-63%) rispetto alle europee di maggio scorso.
Crolla anche Fratelli d’Italia, che passa da 93.964 voti (4,07%) delle europee ai 23052 voti (1,91) delle regionali perdendo quasi 71mila voti.
E il centro destra (somma FI+Lega+FdI) arretra anche come coalizione, dal momento che la tra le europee e le regionali la coalizione del centro destra perde oltre 93mila voti (-20,7%).
Dato negativo anche per NCD-UDC, che con 31.635 (2,63%) perde voti sia rispetto alle europee quando aveva 59.554 voti (2,57%) sia rispetto alle regionali del 2010 quando la sola UDC prese 79.244 voti (3,75%).
Per quanto riguarda il M5S ha una crescita consistente rispetto alle regionali del 2010: allora con 126.619 prese il 6%, oggi con 159.456 sale al 13,26% guadagnando più di 32mila voti (+25,9%) Ma crolla rispetto alle europee di maggio quando con 443.936 raggiunse il 19,23% lasciando quindi per strada oltre 280mila voti (-64%). Sarà curioso vedere dall’analisi dei flussi elettorali rispetto alle europee quanto travaso di voti ci sono stati dal M5S alla Lega, che probabilmente intercetta elettorato grillino che non vede più quell’elemento di rottura rappresentato dal movimento di Beppe Grillo.
Venendo al Pd porta la responsabilità di essere una delle principali cause dell’astensionismo. Nei 6 mesi tra le europee di maggio (1.212.392 voti / 52,51%) e le regionali di novembre (535.109 voti / 44,52%) perde 677.283 voti (-55,9%), guadagnando meno consensi anche delle regionali del 2010 (-37,6%) quando con 587.613 voti si fermò al 40,6%.
A sinistra del Pd si può affermare che l’astensionismo ha colpito meno che negli altri partiti. SEL conferma i voti che aveva alle regionali del 2010 e anzi ne guadagna qualcuno in più: nel 2010 aveva 37.698 voti (1,78%) mentre oggi arriva a 38.845 voti che corrispondono al 3,23%.
L’Altra Emilia-Romagna, sostenuta dai comitati Tsipras, da Rifondazione Comunista e dai Comunisti Italiani ottiene un buon risultato con un consenso per la lista di 44.676 voti, pari al 3,71%, e la candidata presidente Cristina Quintavalla che intercetta un consenso personale che la porta a 50.211 voti (il 4%). L’Altra Emilia Romagna prende più voti di SEL in 8 province su 9 (solo nel collegio Forlì-Cesena SEL è davanti a AER) ed ha un rapporto di preferenze rispetto al voto totale del 38%. Solo la legge elettorale maggioritaria assegna a SEL due consiglieri nonostante abbia meno voti dell’Altra Emilia Romagna.
Anche se non è politicamente del tutto corretto si può comunque notare che la somma dei voti tra SEL e Altra Emilia-Romagna (83.521) è di un decimo (-11,1%) inferiore al risultato ottenuto da L’Altra Europa alle europee di maggio e del 15,7% in meno rispetto alla somma dei voti di SEL e Federazione della Sinistra alle regionali del 2010. Numeri che, appunto, confermano un peso inferiore dell’astensionismo nelle forze di sinistra.
Nel campo della sinistra ciò che fa la differenza è quindi la prospettiva politica.
SEL ha scelto di confinarsi nel campo moderato del renzismo emiliano-romagnolo rappresentato da Bonaccini condannandosi all’ininfluenza politica all’interno di una coalizione a maggioranza assoluta Pd. Presto le contraddizioni tra gli obiettivi politici dichiarati da SEL e la concretezza dell’azione politico-amministrativa della Regione esploderanno, e dovremo essere capaci di parlare agli elettori di SEL indicandogli la prospettiva di un percorso indipendente dal centrosinistra.
L’Altra Emilia Romagna ha scelto la costruzione di una proposta politica autonoma da un PD che fa politiche di destra e alternativa alla definitiva omologazione neoliberista della Regione Emilia Romagna. Con l’elezione di Alleva nell’assemblea legislativa regionale ora siamo in grado di dare voce all’opposizione politica al renzismo e alle sue declinazioni regionali e locali; ma sappiamo che il nostro cammino è appena all’inizio, perché il vero obiettivo è contribuire alla costruzione di una forte e radicata opposizione sociale alle politiche dell’austerità neoliberista oggi rappresentata da Renzi. Oggi la Cgil, il sindacalismo di base, i comitati per i beni comuni e contro lo Sblocca Italia, gli studenti, stanno mettendo in campo forme di mobilitazione e conflitto che interrompono la passività degli ultimi anni e che trovano nello sciopero generale del 12 dicembre una prima grande risposta di lotta. Noi saremo dentro a queste mobilitazioni, con l’obiettivo di dare voce nell’istituzione regionale a queste piazze.
L’Altra Emilia Romagna, così come L’Altra Calabria, ha scelto la continuità con l’esperienza politica delle Europee mettendo un mattone in più verso la costruzione dell’Altra Italia. Ora si tratta di proseguire questa esperienza mantenendo vivi e aperti i comitati locali, elemento di sintesi della pluralità della nostra lista, e facendo delle assemblee plenarie regionali - e del metodo del consenso - il luogo e lo strumento privilegiato della nostra elaborazione politica.
Segretario regionale Prc Emilia Romagna
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