T.I.N.A
PRC E LA SINDROME TINA
ugo boghetta
Una sindrome si aggira per Rifondazione. Si chiama: TINA (there is not alternative). Il caso più
eclatante sono le giustificazioni per le improvvide scelte di Tsipras.
La sindrome si estende ora anche all'ennesima costituente di sinistra. Nonostante questa ipotesi: non
rappresenti affatto la sostanza del deliberato congressuale, è vagamente antiliberista, è incerta sul
PD e qualcuno è in attesa della modifica dell'Italicum per nuove alleanze, qualcuno è ulivista, non
viene costruita dal basso (concessione del resto democraticista), non si comprende se ci sia la sola
cessione di sovranità elettorale o se sia una federazione, è certamente elettoralista e politicista,
appare come un altro disastro unitario, vari compagni sembrano presi dal: “non c'è alternativa”.
Eppure non è vero. Un'alternativa c'è sempre. Si può dire No. Era vero per Tsipras. È vero per la
costituente. Il problema è che l'alternativa va pensata, progetta, preparata. Finire in un cul de sac
non è un destino inevitabile: è frutto di scelte.
Allora bisogna chiedersi come si è arrivato a TINA!
Una delle cause sta in quel virus malefico ripetuto ossessivamente da anni in tutti i discorsi e
documenti:”siamo necessari ma non siamo sufficienti”. Sembra una frase innocua, perfino di buon
senso. È invece un'enorme cazzata. Un partito, un partito comunista è sufficiente per definizione. La
sua sufficienza sta nella sua cultura teorica e politica, nella sua analisi e nei suoi obbiettivi
strategici. Non importa quanto questi siano lontani o sproporzionati. Se così non fosse non
esisterebbero partiti comunisti! In seguito, nel cammino, si stringono alleanze, si da vita a fronti,
cartelli elettorali e a quant'altro serve di fase in fase.
Se invece ci si ritiene insufficienti si è sempre in cerca in modo spasmodico della parte mancante.
Si finisce così per inseguire per anni la costruzione di un soggetto politico qualsiasi: addirittura con
anti-comunisti!? La sindrome dell'insufficienza diventa patologica. A forza di essere fuori baricentro
si perde qualsiasi progettualità propria, identità, senso perfino. Si finisce per essere sempre più
deboli e, dunque, aver sempre più bisogno di altri. Il virus malefico diventa distruttivo. È un autosabotaggio.
Questa perdita di senso è così grave che nessuno oggi saprebbe dire perché ci chiamiamo:
Rifondazione, Comunisti, Marxisti.
Dichiararsi necessari è un'autocertificazione che lascia il tempo che trova. Ma poi, si è insufficienti
per cosa? Per fare la rivoluzione? Non di certo poiché è derubricata. Per fare l'opposizione a Renzi?
Ma non serve un soggetto politico qualsiasi. Si è semplicemente insufficienti a superare gli
sbarramenti elettorali. Soprattutto ci si ritiene non autosufficienti.
Ma oggi è così importante imbastardirsi e intestardirsi alla ricerca di un soggetto qualsiasi, a unità
qualsiasi? Oppure è ora di prenderci il tempo per ri-progettarci; rileggere il capitalismo attuale, la
fase internazionale, l'Europa, la crisi sempre più generalizzata del nostro paese, e dare risposte alla
luce di un marxismo attualizzato!?
Quello che manca non è l'alternativa ma la nostra missione. Il motivo per cui ci si chiama
comunisti: la rivoluzione, la lotta di classe per il socialismo. Un falso realismo ci sta uccidendo.
Diventiamo tutti Tsiprioti.
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