controlacrisi.org Fabio Sebastiani
Sinistra, in Europa la fanno plurale. E in Italia siamo fermi al condizionale. La conferenza del Prc a Roma
"Non serve fare altri partiti ma serve l'unità della sinistra valorizzando le diversità, che sono una ricchezza e non un problema. Una sinistra plurale contro il liberismo e le destre di Berlusconi, Renzi e Salvini: l'unità nella diversità diceva Berlinguer".
Interessante e partecipata conferenza ieri a Roma, organizzata da Rifondazione comunista. Paolo Ferrero alla fine riassume così il senso, e il risultato, della giornata ("Sinistra in Europa, la fanno plurale") sul suo profilo Facebook. E così è andata. E quel "non serve fare altri partiti" suona come un monito esplicito a chi pensa ancora che la deriva politicista possa dare ancora qualcosa di positivo e di nuovo. L'ultimo "cattedratico" che si è applicato, c'è da dire senza veli, è stato Stefano Fassina, che è venuto a esporre la sua lezione proprio qui, lasciando tutti un po' sbigottiti. "Se cambiate la data del referendum, se il governo stabilisce l’election day anche per la consultazione No Triv, allora sono pronto a ridiscutere le alleanze". E questa fa il paio con le dichiarazioni su Marino e le primarie dei giorni scorsi. Tutta un'altra aria rispetto alle parole che Pierre Laurent, portavoce del Pcf, usa per chiudere il suo intervento: "La contraddzione tra le forze è secondaria. Non bisogna spaventarsi delle differenze".
Una sinistra plurale, quindi, che lo è innanzitutto nella specificità dei luoghi, quelli europei. E lo è fin troppo anche nella "provincia" italiana, precipitata dal "partito di massa" che tutti ci ammiravano (come ha sottolineato Heinz Bierbaum, della Linke) alle masse senza partito, e senza partiti.
La conferenza è stata ben organizzata e istruttiva, perché ha messo in primo piano con una evidenza plastica l'anomalia italiana, palesando il perimetro delle esperienze europee. Riassumendo, da una parte c'è l'area del centro-nord Europa con il Front de Gauche e Die Linke che in qualche modo reggono a livello elettorale e nella coesione interna e si apprestano ad affrontare la battaglia finale contro il populismo e il neoliberismo, variamente declinati; dall'altra, l'area mediterranea con Grecia, Spagna e Portogallo. Qui la sinistra fa quello che può e limita i danni, difende il popolo usando le mazzafionde, insomma. E, dalle parole di Izquierda Unida, sembra di capire che il richiamo all'unità sia sostanziale e convinto. L'idea della Unidad popular, insomma, al di là del Mediterraneo la prendono seriamente. E' vero, la rappresentante di Syriza, Lefteris Stoukogeorgos, ha dato un po' l'idea di voler nascondere la "polvere" sotto il tappetto attribuendo la responsabilità delle proteste a chi le "mette in evidenza", cioè a quel sistema mass mediatico che in Grecia è sotto botta dell'esecutivo; ma quello che ne esce fuori è che Tsipras se la sta giocando fino in fondo, e con lui tutti quelli che nell'apparato stanno guardando in faccia la bestia e cercando di produrre risposte convincenti colpo su colpo. Syriza, sempre stando a quello che ha detto Stoukogeorgos, non firmerà altre cambiali in bianco.
La Spagna è sicuramente il laboratorio più avanzato dove il rapporto tra chi è al potere e il popolo è via via sempre più slegato dall'idea della "rappresentanza" e si sta inoltrando su procedure nuove e positive del poder popular. Un po' lo stesso quadro che esce dalla testimonianza (video) di Carlos Flanagan del Frente Amplio in Uruguay. Lì il processo dura da quarantacinque anni. E ha prodotto soluzioni "che nemmeno voi umani". A Barcellona, c''è l'esperienza di "En Comù" avviata su percorsi comparabili. A livello nazionale il quadro è più complesso, ovviamente. Izquierda Unida, che sembra aver ritrovato una sorta di armonia interna, è comunque pronta a giocare il suo ruolo in questa fase svelando il populismo impotente (rispetto alle contraddizioni reali poste dal liberismo) di Podemos. Podemos rischia di cadere nell'errore dell'autosufficenza. E questo potrebbe costargli caro, sia sul lato politico che rispetto ai processi reali messi in moto a partire proprio dal suo slogan.
Tra qualche mese ci sarà il congresso della Sinitra europea. Berlino sarà la sede. Non male come luogo di ragionamenti approfonditi che lasciano finalmente sullo sfondo le sterili mediazioni. Avremo in mano qualche elemento in più e qualche contraddizioni liberista sarà finalmente scoppiata e avrà liberato nuove forze. Forse potrebbe essere davvero il tempo e il luogo giusto per segnare un nuovo punto di partenza. Anche perché il dato che è uscito fuori ieri è che la "faglia mediteranea" potrebbe allargarsi e non c'è più tempo per decidere da che parte stare. Quelli che stanno nel pieno della tempesta ci chiedono di non lasciarli soli. Quelli che si sentono più al sicuro con il loro "dieci per cento" sono, però, impotenti, e senza possibilità alcuna di mettere a frutto il risultato. Noi stiamo esattamente in mezzo, in un "peggio di così" che davvero non si può raccontare. Su questo il video di Libera Tv qui
Interessante e partecipata conferenza ieri a Roma, organizzata da Rifondazione comunista. Paolo Ferrero alla fine riassume così il senso, e il risultato, della giornata ("Sinistra in Europa, la fanno plurale") sul suo profilo Facebook. E così è andata. E quel "non serve fare altri partiti" suona come un monito esplicito a chi pensa ancora che la deriva politicista possa dare ancora qualcosa di positivo e di nuovo. L'ultimo "cattedratico" che si è applicato, c'è da dire senza veli, è stato Stefano Fassina, che è venuto a esporre la sua lezione proprio qui, lasciando tutti un po' sbigottiti. "Se cambiate la data del referendum, se il governo stabilisce l’election day anche per la consultazione No Triv, allora sono pronto a ridiscutere le alleanze". E questa fa il paio con le dichiarazioni su Marino e le primarie dei giorni scorsi. Tutta un'altra aria rispetto alle parole che Pierre Laurent, portavoce del Pcf, usa per chiudere il suo intervento: "La contraddzione tra le forze è secondaria. Non bisogna spaventarsi delle differenze".
Una sinistra plurale, quindi, che lo è innanzitutto nella specificità dei luoghi, quelli europei. E lo è fin troppo anche nella "provincia" italiana, precipitata dal "partito di massa" che tutti ci ammiravano (come ha sottolineato Heinz Bierbaum, della Linke) alle masse senza partito, e senza partiti.
La conferenza è stata ben organizzata e istruttiva, perché ha messo in primo piano con una evidenza plastica l'anomalia italiana, palesando il perimetro delle esperienze europee. Riassumendo, da una parte c'è l'area del centro-nord Europa con il Front de Gauche e Die Linke che in qualche modo reggono a livello elettorale e nella coesione interna e si apprestano ad affrontare la battaglia finale contro il populismo e il neoliberismo, variamente declinati; dall'altra, l'area mediterranea con Grecia, Spagna e Portogallo. Qui la sinistra fa quello che può e limita i danni, difende il popolo usando le mazzafionde, insomma. E, dalle parole di Izquierda Unida, sembra di capire che il richiamo all'unità sia sostanziale e convinto. L'idea della Unidad popular, insomma, al di là del Mediterraneo la prendono seriamente. E' vero, la rappresentante di Syriza, Lefteris Stoukogeorgos, ha dato un po' l'idea di voler nascondere la "polvere" sotto il tappetto attribuendo la responsabilità delle proteste a chi le "mette in evidenza", cioè a quel sistema mass mediatico che in Grecia è sotto botta dell'esecutivo; ma quello che ne esce fuori è che Tsipras se la sta giocando fino in fondo, e con lui tutti quelli che nell'apparato stanno guardando in faccia la bestia e cercando di produrre risposte convincenti colpo su colpo. Syriza, sempre stando a quello che ha detto Stoukogeorgos, non firmerà altre cambiali in bianco.
La Spagna è sicuramente il laboratorio più avanzato dove il rapporto tra chi è al potere e il popolo è via via sempre più slegato dall'idea della "rappresentanza" e si sta inoltrando su procedure nuove e positive del poder popular. Un po' lo stesso quadro che esce dalla testimonianza (video) di Carlos Flanagan del Frente Amplio in Uruguay. Lì il processo dura da quarantacinque anni. E ha prodotto soluzioni "che nemmeno voi umani". A Barcellona, c''è l'esperienza di "En Comù" avviata su percorsi comparabili. A livello nazionale il quadro è più complesso, ovviamente. Izquierda Unida, che sembra aver ritrovato una sorta di armonia interna, è comunque pronta a giocare il suo ruolo in questa fase svelando il populismo impotente (rispetto alle contraddizioni reali poste dal liberismo) di Podemos. Podemos rischia di cadere nell'errore dell'autosufficenza. E questo potrebbe costargli caro, sia sul lato politico che rispetto ai processi reali messi in moto a partire proprio dal suo slogan.
Tra qualche mese ci sarà il congresso della Sinitra europea. Berlino sarà la sede. Non male come luogo di ragionamenti approfonditi che lasciano finalmente sullo sfondo le sterili mediazioni. Avremo in mano qualche elemento in più e qualche contraddizioni liberista sarà finalmente scoppiata e avrà liberato nuove forze. Forse potrebbe essere davvero il tempo e il luogo giusto per segnare un nuovo punto di partenza. Anche perché il dato che è uscito fuori ieri è che la "faglia mediteranea" potrebbe allargarsi e non c'è più tempo per decidere da che parte stare. Quelli che stanno nel pieno della tempesta ci chiedono di non lasciarli soli. Quelli che si sentono più al sicuro con il loro "dieci per cento" sono, però, impotenti, e senza possibilità alcuna di mettere a frutto il risultato. Noi stiamo esattamente in mezzo, in un "peggio di così" che davvero non si può raccontare. Su questo il video di Libera Tv qui
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