Come Rifondazione divenne il primo partito no tav

Come Rifondazione divenne il primo partito no tav

Come Rifondazione divenne il primo partito no tav

di Giuseppe Carroccia*

Once 1992: amarcord No Tav.

L’arrabbiatura per l’arresto della compagna Nicoletta Dosio mi ha fulminato con un ricordo che, anche se un po’ confuso, mi sembra giusto socializzare. Primavera o autunno 1992, nel salone della Federazione di Bologna di Rifondazione Comunista. Siamo nella sede che ospitava la sezione Tomba aziendale dei ferrovieri del Pci, settecento iscritti. Il nostro circolo ferrovieri, che conta una quarantina di compagni, con alcuni quadri provenienti da Dp molto capaci, organizza un incontro sul progetto alta velocità appena iniziato.

Ci sono Mauro, Costantino, Ermanno. Io e Beppe siamo i più giovani. Segretario del circolo è Annibale Donninelli, operaio delle Officine Grandi Riparazioni, del direttivo nazionale Filt Cgil, fondatore insieme a Vito Totire dell’associazione esposti Amianto che pochi anni dopo morirà per un tumore all’intestino. Uno dei compagni migliori che ho mai conosciuto, instancabile, capace durante una riunione di stuccare i buchi nella parete della sezione mentre sentiva gli interventi. Da Firenze vengono tra gli altri Ezio Gallori e Sandro Targetti. Dal nazionale viene Roberto Musacchio che si occupa di ambiente. Ci sono i dirigenti cittadini Boghetta, Masella, Paoletti e Piergiorgio Nasi, animatore della campagna contro la vendita delle Farmacie Comunali. C’è soprattutto il segretario della Federazione Ivan Cicconi, ingegnere che per primo capisce e documenta quello che si vuole realizzare con l’AV. Siamo tutti lì riuniti per cercare di convincere il senatore Libertini che l’alta velocità è inutile e dannosa: una truffa. Ivan smonta il piano finanziario: i privati non metteranno una lira sarà tutto a carico dello Stato. I ferrovieri, impegnati nella lotta contro la privatizzazione che dopo lo scioglimento del Pci vede il favore anche della Cgil, smontano quello produttivo. I tracciati sono fatti sulle carte topografiche di prima della guerra. Serve invece potenziare i nodi di ingresso nelle stazioni, potenziare il trasporto merci e quello pendolare, manutenere le linee soprattutto al sud. Viene citato il piano generale dei trasporti. Anche nello stesso gruppo Fs ci sono perplessità sul progetto, l’ex AD Schimberni era contrario.

Quattro ore di discussione. Libertini, uno dei dirigenti più autorevoli e preparati, che negli anni settanta era stato presidente della commissione parlamentare casa e trasporti, teorico e studioso del movimento operaio, favorevole ai processi di automazione, ascolta e non scioglie la questione. Ma non prova a convincerci. Un mese dopo arrivano in federazione i primi rotoli di manifesti dal Nazionale contro la Tav.

Fummo i primi e gli unici a prendere posizione contro. Nessun altro partito nè sindacato. Persino Legambiente era favorevole. Per anni abbiamo continuato a spiegare ai compagni, ai lavoratori, ai viaggiatori i guasti che si sarebbero prodotti e che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Facendo assemblee anche nelle officine dove venivano prodotti i pendolini.

Non era facile da spiegare. Nessuno sciopero o manifestazione sindacale è mai stata promossa contro la tav in quegli anni. C’è voluta la determinazione e il coraggio della popolazione della Val di Susa per far aprire gli occhi a chi ha voglia di vedere la realtà delle cose. Di questo gli saremo sempre grati

Coraggio Nicoletta. Non sarai mai sola.

Veniamo da lontano.

 

 * ferroviere, segretario del circolo Luigi Longo (Cinecittà, Roma)

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