La legge 30 non va in vacanza
La calura estiva spesso porta con se lo scandalo, che al di là del merito politico, riempia le cronache dei giornali. In questo limbo afoso finiscono le dichiarazioni di Caruso, la selva di risposte, le scuse, i capricci di Treu e la scontata solidarietà alla vedova Biagi. E' ovvio che dietro al botta e risposta c'è tutto il peso delle trattative sul tavolo del governo rispetto al welfare e che su questo, dentro la sinistra radicale, si misurano le compatibilità e la tenuta sulla manifestazione del 20 ottobre.
La 'devastante' dichiarazione di Caruso viene insabbiata, viene disinnescata, così che dietro l'infelice paravento lessicale si possa tornarne a celare il vero tasto dolente, la legge 30, la precarietà del lavoro e della vita. Una vita precaria ma una morte certa, quasi annunciata, come quella di Cristian, giovane di 16 anni di Bolzano, morto sul lavoro. Anche se sarebbe più umano non dimenticarsi, mai e poi mai di quella vita spezzata dal lavoro, quello che non si riesce proprio a dimenticare è invece quella parola, assassini.
La politica vuole delle scuse ma è evidente che le scuse di Francesco non possono bastare, così come dice l'onorevole Treu, perché chi si deve fare da parte è Rifondazione Comunista, come a dire che la richiesta della destra e di ampi settori del Partito Democratico, è si l'espulsione di Caruso dal Parlamento e dalla politica, ma possibilmente anche con tutta rifondazione.
Certamente Caruso si è sbagliato, si è corretto, ha ricalibrato il tiro.
Visto che ormai le dichiarazioni sembra che si debbano fare chiedendo il permesso, possiamo dire che la legge 30, cioè l'attuale organizzazione del lavoro che marcia sui binari del pacchetto Treu, contiene elementi e gangli che possono uccidere? La risposta sta nelle cronache quotidiane dei gravi infortuni o delle morti bianche.
Per questo non possiamo fare finta che il pacchetto Treu non sia esistito, che non sia più in vigore la legge Biagi.
La cultura di confindustria e il capitalismo italiano, la legislazione in materia di lavoro, stanno condizionando pesantemente le vite di milioni di persone?
Se il lavoro diventa stato permanente dell'esistenza, cioè se la vita stessa è messa a produzione dall'organizzazione del lavoro, quanto incide sulle proprie fatiche, sui desideri, sulle speranze, sulle storie umane, sulla vita e la morte di un essere umano la legge 30?
Dare una risposta vuol dire parlare anche della propria vita, della generazione che si è trovata al lavoro ancora prima di essere assunta per uno straccio di contratto, che ancora aspetta un minimo di garanzie da un governo di centro sinistra che invece ci getta, come sabbia negli occhi, lo stucchevole dibattito veltroniano per un patto intergenerazionale sulle pensioni.
Dentro Ikea, dove ho lavorato, non è mai morto nessuno a causa di queste leggi. Ma vivere bene è un'altra cosa.
Nella solitudine che la precarietà moltiplica c'è il virus della depressione, a fine mese c'è la certezza dello sconforto davanti alla busta paga. Ogni giorno c'è un turno, ogni sei turni forse un giorno di riposo. Il sabato e la domenica, a Ikea, arrivano migliaia di persone. Il bar, da dietro il bancone, è un inferno in cui si sgomita e si suda. Per ore e ore. E passa così il tempo che poi è tempo sottratto alla vita, alle nostre vite. E devi andare veloce, sempre più veloce anche se sai che non servirà finire prima, perché completato il giro si ricomincia e poi sotto di nuovo a preparare hot dog svedesi.
Perché nonostante il governo Prodi, la legge Biagi è ancora il contratto in scadenza perenne, è il salario umiliante, è l'orario flessibile, è il caporalato regolamentato, è dentro i dolori dei muscoli intirizziti, è dentro le anfetamine che si assumono per superare il turno, arrivare fino a chiusura, andare a letto, a volte piangere per la rabbia e lo sconforto e il mattino dopo ricominciare.
Quanta tristezza pensare a tutto questo, sapere che tutto ciò continua e non va in vacanza, sapere che nei cantieri il lavoro si porta via ragazzi di sedici anni e vedere che la "politica dei guanti bianchi" fa a pugni con Caruso. La loro distanza dalla vita reale la potranno misurare il 20 ottobre in piazza, quando porteremo per le strade di Roma le nostre vite, contro la precarietà che ci impongono. Forse quella data è l' ultima occasione per Prodi di ascoltare la gente o almeno andare a rileggersi il programma dell'unione. Per noi, per il popolo della sinistra, sarà una delle ultime per manifestare una speranza che rischia di essere tradita, reclamare reddito, pretendere diritti.
Non gli urleremo che sono degli assassini, ma sapremo bene di chi è la responsabilità delle quotidiane stragi sul lavoro.
Rimane impossibile nascondere dietro l'abbaglio di una rumorosa dichiarazione, il male prodotto dalla legge Biagi, dal pacchetto Treu, perché anche dopo che i giornali della calura estiva avranno trovato altri argomenti scottanti, come un parlamentare pizzicato con il naso nella cocaina o impegnato in un' avventura extraconiugale, le barbarie mantenute legge dello stato dal governo Prodi, rimarranno tali. Certo, magari con qualche modifica.
Andrea 'skandal' Iori
Metropoli, spazi sociali, innovazione.
Esecutivo Nazionale GC
La 'devastante' dichiarazione di Caruso viene insabbiata, viene disinnescata, così che dietro l'infelice paravento lessicale si possa tornarne a celare il vero tasto dolente, la legge 30, la precarietà del lavoro e della vita. Una vita precaria ma una morte certa, quasi annunciata, come quella di Cristian, giovane di 16 anni di Bolzano, morto sul lavoro. Anche se sarebbe più umano non dimenticarsi, mai e poi mai di quella vita spezzata dal lavoro, quello che non si riesce proprio a dimenticare è invece quella parola, assassini.
La politica vuole delle scuse ma è evidente che le scuse di Francesco non possono bastare, così come dice l'onorevole Treu, perché chi si deve fare da parte è Rifondazione Comunista, come a dire che la richiesta della destra e di ampi settori del Partito Democratico, è si l'espulsione di Caruso dal Parlamento e dalla politica, ma possibilmente anche con tutta rifondazione.
Certamente Caruso si è sbagliato, si è corretto, ha ricalibrato il tiro.
Visto che ormai le dichiarazioni sembra che si debbano fare chiedendo il permesso, possiamo dire che la legge 30, cioè l'attuale organizzazione del lavoro che marcia sui binari del pacchetto Treu, contiene elementi e gangli che possono uccidere? La risposta sta nelle cronache quotidiane dei gravi infortuni o delle morti bianche.
Per questo non possiamo fare finta che il pacchetto Treu non sia esistito, che non sia più in vigore la legge Biagi.
La cultura di confindustria e il capitalismo italiano, la legislazione in materia di lavoro, stanno condizionando pesantemente le vite di milioni di persone?
Se il lavoro diventa stato permanente dell'esistenza, cioè se la vita stessa è messa a produzione dall'organizzazione del lavoro, quanto incide sulle proprie fatiche, sui desideri, sulle speranze, sulle storie umane, sulla vita e la morte di un essere umano la legge 30?
Dare una risposta vuol dire parlare anche della propria vita, della generazione che si è trovata al lavoro ancora prima di essere assunta per uno straccio di contratto, che ancora aspetta un minimo di garanzie da un governo di centro sinistra che invece ci getta, come sabbia negli occhi, lo stucchevole dibattito veltroniano per un patto intergenerazionale sulle pensioni.
Dentro Ikea, dove ho lavorato, non è mai morto nessuno a causa di queste leggi. Ma vivere bene è un'altra cosa.
Nella solitudine che la precarietà moltiplica c'è il virus della depressione, a fine mese c'è la certezza dello sconforto davanti alla busta paga. Ogni giorno c'è un turno, ogni sei turni forse un giorno di riposo. Il sabato e la domenica, a Ikea, arrivano migliaia di persone. Il bar, da dietro il bancone, è un inferno in cui si sgomita e si suda. Per ore e ore. E passa così il tempo che poi è tempo sottratto alla vita, alle nostre vite. E devi andare veloce, sempre più veloce anche se sai che non servirà finire prima, perché completato il giro si ricomincia e poi sotto di nuovo a preparare hot dog svedesi.
Perché nonostante il governo Prodi, la legge Biagi è ancora il contratto in scadenza perenne, è il salario umiliante, è l'orario flessibile, è il caporalato regolamentato, è dentro i dolori dei muscoli intirizziti, è dentro le anfetamine che si assumono per superare il turno, arrivare fino a chiusura, andare a letto, a volte piangere per la rabbia e lo sconforto e il mattino dopo ricominciare.
Quanta tristezza pensare a tutto questo, sapere che tutto ciò continua e non va in vacanza, sapere che nei cantieri il lavoro si porta via ragazzi di sedici anni e vedere che la "politica dei guanti bianchi" fa a pugni con Caruso. La loro distanza dalla vita reale la potranno misurare il 20 ottobre in piazza, quando porteremo per le strade di Roma le nostre vite, contro la precarietà che ci impongono. Forse quella data è l' ultima occasione per Prodi di ascoltare la gente o almeno andare a rileggersi il programma dell'unione. Per noi, per il popolo della sinistra, sarà una delle ultime per manifestare una speranza che rischia di essere tradita, reclamare reddito, pretendere diritti.
Non gli urleremo che sono degli assassini, ma sapremo bene di chi è la responsabilità delle quotidiane stragi sul lavoro.
Rimane impossibile nascondere dietro l'abbaglio di una rumorosa dichiarazione, il male prodotto dalla legge Biagi, dal pacchetto Treu, perché anche dopo che i giornali della calura estiva avranno trovato altri argomenti scottanti, come un parlamentare pizzicato con il naso nella cocaina o impegnato in un' avventura extraconiugale, le barbarie mantenute legge dello stato dal governo Prodi, rimarranno tali. Certo, magari con qualche modifica.
Andrea 'skandal' Iori
Metropoli, spazi sociali, innovazione.
Esecutivo Nazionale GC
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