Ben rivà an Riva? spunti per un dibattito

 
 
 
 
 
 
 
Venerdì scorso si è svolto presso il quartiere di Riva un importante incontro tra la Circoscrizione e l'Amministrazione Comunale di Biella. Da quello che ci riportano gli organi di informazione locali abbiamo appreso due ordini di questioni di segno -a nostro parere- diametralmente opposto.  Da un lato questa Amministrazione, unita all'intraprendenza e allo spirito di servizio del presidente del quartiere e di tutta la circoscrizione, sono riusciti ad animare e a far vivere Riva forse più di tutti gli altri quartieri della città.  Quello che è emerso dall'incontro della settimana scorsa è sicuramente positivo e va nella direzione giusta perché siamo convinti che incrementare ulteriormente le iniziative culturali, ricreative, sociali sia nel segno di una nuova attenzione verso quello che per molti anni è stato considerato un piccolo ghetto nel cuore del centro storico.
Riva però è anche nei fatti la nuova attrattiva di centinaia di giovani biellesi e non, che il venerdì ed il sabato sera si riversano lungo le sue strade ed i suoi locali. Nei mesi scorsi abbiamo avuto occasione di sottolineare come questo angolo della città possa essere paragonato ai "Navigli" di Milano o ai "Murazzi" di Torino, con l'aggiunta non indifferente di tre importanti officine culturali: Cittadellarte, gli ex-Pria e la Cracking Art. In questo senso il piano integrato di sviluppo locale della Giunta Barazzotto coglie questi aspetti e cerca di immaginare per il futuro un'ulteriore espansione di questa zona.
Nell'assemblea di venerdì scorso però è emerso un altro aspetto, cioè  come una piccola parte degli abitanti possa vivere questo nuova trasformazione: urla, schiamazzi, atti di maleducazione o addirittura di vandalismo sono una questione seria ma non ancora un problema che deve essere arginato, il problema resta il "come"; la sociologia urbana  ci insegna  che essi possono però tradursi in difficoltà - spesse volte insormontabili - soprattutto se si introduce un occhio clinico e repressivo dei fenomeni stessi. In questo senso è a nostro parere risibile pensare di affrontare la questione introducendo cinque, dieci, venti telecamere come se  questa iniziativa risolvesse realmente e nei fatti la questione. Oltre all'evidente violazione della privacy individuale, ci domandiamo quale sarebbe l'efficacia della loro funzione o se, come spesso accade,  non sia una sorta di simulata partecipazione da parte  delle Istituzioni, senza in realtà andare al cuore della questione; ci chiediamo  anche quale sarebbe il numero necessario di telecamere per controllare ogni anfratto del quartiere.  D'altra parte medaglie e rovesci partecipano allo stesso acquisto e quindi la presenza dei locali anima strade e vivacizza realtà e contemporaneamente crea disagi ai residenti; il problema affonda le sue reali radici nella qualità dell'animazione che deve essere innalzata e non degradata dalle intemperanze giovanili malamente represse e da ciò esponenzialmente riproposte.
Concordiamo e da tempo sollecitiamo un puntuale rispetto della ZTL notturna (magari anche la sua estensione oraria) nel tratto superiore di Via Italia e, crediamo che sia assolutamente indispensabile il rispetto del codice della strada e del pubblico decoro che devono essere garantiti soprattutto attraverso la presenza della Polizia Municipale. Ci chiediamo se questo non sarebbe sufficiente a limitare i disagi, limite che sarebbe  mantenuto dalle  telecamere puntate sulle targhe dei trasgressori e conseguenti multe ai parcheggiatori inadempienti. Insieme a questi provvedimenti garanti del rispetto degli spazi collettivi la città di Biella dovrebbe poter immaginare degli eventi notturni ricreativi e musicali  liberi dal circuito commerciale, nello stesso quartiere di  Riva e nella cornice della Piazza del Monte.
Restiamo convinti che gli occhi del grande fratello non abbiano mai aiutato a risolvere i problemi ma anzi li hanno acuiti e cronicizzati  rendendoli insuperabili creando una frattura spesso insanabile fra i bisogni e il loro soddisfacimento; affrontare con determinazione i problemi della convivenza civile e di contro il bisogno di socializzazione delle giovani generazioni possono interagire positivamente ma hanno bisogno di un reciproco sforzo da parte di tutti. Noi siamo disponibili a farlo. 
Biella, 9 ottobre 2007
Ritratto di Anonimo

Sul senso, comprendo che la tesi è collaborazione e non controllo se ci sono problemi di convivenza e schiamazzi. Personalmente ho a cuore le sorti del luogo dove passo pressoché tutte le serate libere e ritengo che tanta parte di responsabilità sta in capo ai gestori dei locali. Se non rispettano loro le regole (sempre che siano congruamente dimensionate), difficilmente lo faranno i loro avventori. Come a dire che il casino è inversamente proporzionale alla capacità di fare il proprio mestiere, fermo restando che più gente = più incassi. Nel pezzo è chiara la dicotomia nel pensiero del Sindaco riportato dai giornali, ma mi pare che non sia una novità. L'ho visto venerdì sera, seduto dietro in una macchia dei vigili, che passava fendendo la folla fuori dal pluto. mi ha fatto tenerezza, era lui l'animale in gabbia o almeno si è proposto come tale.
Ritratto di Anonimo

In merito alle riflessioni proposte da parte di esponenti politici di diversi schieramenti a proposito dei disagi lamentati dagli abitanti del quartiere Riva e comparse sui vari organi di stampa, come membri del Consiglio di Circoscrizione Biella-Riva e come abitanti del quartiere, ci permettiamo di fare alcune considerazioni. Innanzitutto, questi disagi non sono né pochi né trascurabili. È vero che il quartiere negli ultimi venti anni è diventato molto più bello e più vivibile, ma è anche vero che alcune situazioni negative si trascinano da troppo tempo e stanno portando all’esasperazione un numero non piccolo di abitanti: il fatto di non riuscire a rientrare in casa propria o ad uscirne (in alcuni casi addirittura a piedi!) perché auto posteggiate contro ogni logica di buon senso impediscono l’accesso e non potersi rivolgersi a nessuno per far valere i propri diritti perché la polizia municipale di notte non è in servizio e le forze dell’ordine in servizio non si occupano di rimozioni forzate può essere considerato un disagio di poco conto soltanto per chi non lo prova sulla propria pelle. Non riuscire a dormire fino alle 4 o alle 5 del mattino di tutte le notti di tutti i fine settimana perché alcuni locali pubblici, in spregio a tutte le norme vigenti, tengono le finestre aperte, con la musica a tutto volume ben oltre l’orario previsto per la chiusura metterebbe a dura prova i nervi di chiunque. Ritrovarsi con il muro di casa tinteggiato di fresco con una spesa non indifferente sfregiato da qualche “artista del graffito” non è certo un’esperienza piacevole neppure per chi ha una sensibilità artistica particolarmente spiccata. Gli androni di casa costantemente irrorati e profumati da una popolazione notturna schiamazzante e urinante sono un’altra delle piacevolezze alle quali troppi abitanti sono regolarmente sottoposti… Nessuna delle persone alle quali sta a cuore la qualità della vita nel rione invoca la chiusura dei locali pubblici o l’avvento di un “quartiere dormitorio” nel quale, è facile capirlo, avrebbero buon gioco a tornare spacciatori e malintenzionati di vario genere. Nessuno si sogna neppure di chiedere “leggi speciali”, quasi che avessimo da fronteggiare situazioni paragonabili a terrorismo o mafia; ma crediamo sia legittimo chiedere e pretendere che siano fatti osservare leggi e regolamenti che già sono in vigore, e che esistono proprio per tutelare i diritti di tutti e favorire la civile convivenza e il reciproco rispetto. Il quartiere deve essere fruibile e vivibile, giorno e notte, non soltanto per chi vi accede in cerca di svago e divertimento, ma anche per chi ci abita. Il Comune di Biella, che accorda le licenze ai locali e istituisce le ZTL, deve farsi garante del fatto che le licenze vengano utilizzate nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e di tutti i cittadini, e che i divieti siano rispettati, anche per non ingenerare in troppi la convinzione di vivere in una città nella quale “comanda chi può, e obbedisce chi vuole”. E se per garantire il rispetto delle leggi, non in quanto tali, ma in quanto norme a tutela di tutti i cittadini, è necessario utilizzare le telecamere, ben vengano!. Elevare il livello delle iniziative ludiche e culturali proposte, il confronto, la sensibilizzazione e il dialogo sono certamente utili per impedire sul nascere molti comportamenti scorretti, ma non sono sufficienti per dissuadere chi basa il proprio agire incivile sulla convinzione dell’impunità. Non pensiamo che le telecamere siano “la soluzione” a tutti i problemi, ma possono essere un valido aiuto per dissuadere qualcuno e identificare qualcun altro. Non ci pare neppure appropriato invocare spettri di “grandi fratelli”, in quanto esistono leggi che disciplinano e limitano l’utilizzo degli “occhi elettronici”: basterà applicare e far rispettare anche quelle. Paolo Robazza a nome di tutti i consiglieri del C.d.C . Biella Riva