Domanda (proibita): perchè restiamo ancora in questo governo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo gli ultimi atti del governo e del parlamento, lo scoramento verso l'Esecutivo Prodi e la permanenza di Rifondazione nell'attuale maggioranza, sta portando molti di noi a sviluppare un semplice ragionamento: ha ancora senso stare al Governo? Di seguito trovate l'editoriale di Piero Sansonetti direttore di "Liberazione" che in un editoriale di giovedì 1° novembre si pone il pesante interrogativo. Diteci anche voi cosa ne pensate.

La domanda proibita. Di Piero Sansonetti

Ieri mattina abbiamo avuto una discussione accesa in riunione di redazione. Ciascuno di noi ha espresso forti dubbi sul rapporto tra sinistra e governo. Questo articolo che adesso scrivo, e che riassume la discussione, è del tutto - come si diceva una volta - "fuori linea". Contiene una domanda "proibita" che noi rivolgiamo a tutta la Sinistra. La domanda la pongo alla fine dell'articolo. Parto da due notizie. Due notizie di ieri sera. Prima: Lamberto Dini avverte Prodi che non voterà quegli articoli della Finanziaria che prevedono la sanatoria dei precari nella pubblica amministrazione. Cioè voterà contro un provvedimento ottenuto dai senatori del Prc e della sinistra. Seconda notizia: Walter Veltroni convoca una conferenza stampa per dire che le misure repressive decise dal governo martedì sera (con la dissociazione dei ministri di sinistra) non gli sembrano abbastanza severe, anche perché sono disegni di legge e non decreti urgenti, e dunque non tengono conto dell'emergenza criminalità. Veltroni chiede che il governo si riunisca, cambi i disegni di legge, decida il diritto dei prefetti a espellere dall'Italia i cittadini rumeni (indicati come responsabili dei peggiori delitti; e questa dichiarazione, oggettivamente razzista, viola la legge Mancino che proibisce il razzismo). Il governo prende atto delle indicazioni di Veltroni (che evidentemente è diventato un premier aggiunto, col potere di convocare il consiglio dei ministri) si riunisce d'urgenza per decidere come attuare nuove misure repressive, che aggirino le leggi europee e che sospendano lo stato di diritto almeno in alcune sue parti. Chissà come mai il governo non ha trovato invece che fosse un'emergenza, e richiedesse una riunione urgente, il fatto che in Calabria un bambino di 12 anni è morto, e poteva essere salvato, perché non è arrivata l'ambulanza? Non sarebbe stato opportuno un decreto per aumentare le ambulanze, o per migliorare la situazione della sanità pubblica in Calabria?
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Una notizia dell'altro ieri: in Parlamento settori della maggioranza si uniscono al centrodestra per cancellare un pezzo, significativo, del programma dell'Unione, e cioè quello che prevedeva una commissione parlamentare che indagasse su Genova 2001, cioè sulla mattanza di polizia e carabinieri contro il popolo no-global che fu definita dall'attuale ministro degli Esteri, D'Alema, "notte cilena" (nel senso di pinochettista, fascista). Si sa bene che la sinistra teneva moltissimo a quella commissione, perché vuole la verità su Genova, perché Genova ancora brucia la sua carne, perché è morto Carlo Giuliani, perché centinaia di ragazzi furono torturati. E per di più oggi rischiano assurde condanne penali.
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Poi ci sono tante altre notizie dei giorni e dei mesi scorsi. Per esempio che nel programma di governo erano previsti i Pacs, e la possibilità di unione civile per gli omosessuali, e che oggi quella prospettiva è cancellata. Oppure che nel programma di governo c'era scritto che sarebbe stata superata la legge 30, quella che stabilizza la precarietà, e invece quella legge è stata sostanzialmente irrobustita. O la notizia che non è stata cancellata - come promesso, sempre nel programma - la riforma delle pensioni prevista dalla legge Maroni, e che l'età pensionabile è stata innalzata. Oppure la notizia che i soldi del tesoretto sono stati distribuiti soprattutto per aiutare gli industriali. O che non ci si decide a tassare le rendite. O che la legge Fini-Giovanardi che perseguita i ragazzi che fumano canne e spinelli, è ancora lì. Oppure la notizia - che però non riguarda direttamente il governo - che nelle città amministrate dal centrosinistra si abbattono le baracche dei senza casa, si deportano i rom, si dà la caccia ai lavavetri eccetera.
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La domanda che adesso faccio, e che avete letto nel titolo, è semplicissima ma non è affatto facile trovare una risposta: vale la pena di restare in questo governo? O più precisamente: cosa è che obbliga la sinistra a restare dentro una alleanza che in nessun modo la rispetta, che cammina su una linea completamente diversa da quella tracciata nel programma di governo del 2006, che subisce i ricatti e i diktat delle sue componenti moderate - spesso più d'accordo con la Casa delle Libertà che con gli alleati di governo - che la considera pura riserva di voti, ne offende spesso i principi fondamentali, ritiene di poterla tenere prigioniera sulla base di una equazione che viene ripetuta all'ossessione: se si scioglie questa maggioranza torna Berlusconi?
Io capisco perfettamente il senso di quella equazione, e non ne disprezzo la forza, la concretezza. E' del tutto evidente che stiamo vivendo in un momento storico nel quale le classi dirigenti e gran parte del senso comune, dell'opinione pubblica, sono spostati - in ogni campo - su posizioni molto molto conservatrici, anzi, reazionarie. Come non avveniva da decenni, direi dagli anni '50. Molti principi della civiltà, punti fermi, che in passato sembravano granitici, sono stati spazzati via, cancellati. Ed è chiaro che in questo clima, in questa china, il ritorno al governo di una destra forte e rivitalizzata dalla sconfitta del centrosinistra, potrebbe essere devastante.
Comincio a dubitare però che sull'altare di questa cruda e crudelissima verità si possa sacrificare la stessa nostra esistenza, la ragion d'essere, la volontà di non essere cancellati - per esempio - del popolo, anzi dei popoli che sono scesi in piazza il 20 ottobre.
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Oltretutto assistiamo a una scena politica singolare. Da un lato i centristi dell'Unione ci intimano disciplina e lealtà all'alleanza. Dall'altro i loro leader (vale Veltroni per tutti) avverte che alle prossime elezioni intende rompere questa alleanza. Questo non è un elemento nuovo, che deve modificare le nostre valutazioni degli ultimi mesi? E non è un elemento nuovo anche il fatto che lo scioglimento dei Ds, e quindi la scomparsa di una forza politica robusta e riformista, ha determinato un drammatico spostamento a destra del quadro dell'Unione, cioè ha modificato il Dna dell'alleanza che avevamo sottoscritto prima delle elezioni del 2006?


01/11/2007