Esistono ronde e ronde?
dal blog di Francesco Caruso
PERCHE’ SONO A FAVORE DELLE RONDE, LE NOSTRE RONDE.
La reazioni di indignazione seguite all’approvazione in consiglio
dei ministri del decreto legge sulle ronde, per quanto blande, credo
siano una risposta seppur parziale dinanzi ad un provvedimento
inquietante, intriso di xenofobia e razzismo.
L’istituzionalizzazione delle ronde rappresenta infatti una vera e
propria una mostruosità sociale, proprio perchè partorita all’interno e
funzionale al (de)grado di intolleranza, ma non mi sembra possa dirsi
altrettanto sul terreno della pratica sociale.
Promuovere forme di autodifesa popolare, di controllo dal basso del
territorio, di autogoverno della città, da oltre un secolo è sempre
stato un terreno di sperimentazione dei movimenti popolari, dalle
milizie operaie della Comune di Parigi agli Arditi del Popolo.
Ma il contesto odierno sembra molto più simile alla Germania
prenazista, con le Sturmabteilungen impegnate a perseguitare dissidenti
politici, omosessuali, ebrei e gli altri “nemici interni”, persecuzioni
funzionali per lo più, ieri come oggi, a occultare i disastri sociali
delle crisi sistemiche del capitalismo, come la grande depressione di
allora e la crisi economica attuale.
Con questo, non voglio certo dire che bisogna prendere le armi per
affrontare e contendere “manu militari” il territorio a milizie armate
di parafascisti ormai in procinto di instaurare la dittatura.
Non siamo fortunatamente in questo scenario: la battaglia va condotta
non sul piano militare, ma sul piano culturale e sociale, facendo però
attenzione, molta, molta attenzione, a intrecciare i due piani -
culturale e sociale - per non correre il rischio di rinchiudere e
svilire questo terreno di battaglia all’interno di una dimensione
accademica, retorica e autoreferenziale.
La battaglia si gioca non al chiuso di pur interessantissime e
necessarie tavole rotonde e seminari sulla forza dilagante della Lega
Nord, ma contendendo ad essa nelle periferie più degradate delle nostre
metropoli, nei territori sempre più infettati dalla demagogia del
razzismo, anche il tema delle ronde, inteso strategicamente come
cessione di sovranità primaria dalle istituzioni alla società, tra
l’altro sul terreno tanto delicato quanto strategico della sicurezza e
della pace sociale.
Su questo o si rimane attestati sulla difesa della legalità, delegando
agli strumenti di autoregolazione istituzionale il contenimento dell’
esondazione culturale xenofoba, invocando finanche il rafforzamento
delle forze dell’ordine in nome di presunta imparzialità degli apparati
di controllo e repressione sociale oppure è necessario rilanciare la
sfida su un terreno di costruzione di nuova legalità dal basso, di
riappropriazione dal basso e di rovesciamento concettuale delle stesse
categorie della sicurezza e della pace sociale.
Per questo le ronde para-governative per la sicurezza ci fanno schifo e
per questo andrebbero praticate una sorta di controronde che intralcino
il lavoro di queste milizie governative, ma anche e soprattutto
controronde sul piano sociale, contro il carovita per denunciare gli
speculatori del commercio, ronde contro il lavoro nero e il caporalato,
per denunciare e sanzionare dal basso i covi più disumani dello
sfruttamento, ronde contro l’omofobia, il razzismo, la precarietà, la
devastazione ambientale.
Ronde cioè in grado di attivare e organizzare energie e consenso
sociale per sfidare l’egemonia culturale della destra, di passare dalla
difesa dello status quo alla controffensiva sociale.
Non basta dire, posate i bastoni contro gli immigrati: piuttosto
bisognerebbe organizzare questa insorfferenza contro coloro i quali
realmente ci rendono ogni giorno la vità più insicura, precaria e
insostenibile.
E’ un impresa difficile? Certo, molto più difficile e complessa
dell’assemblamento elettorale di segmenti e pezzi di ceto politico
preoccupati della mera sopravvivenza di se stessi, in quanto
autoproclamatisi rappresentati e altrettanto autoproclamatisi di
sinistra, protesi a ribaltare di fatto i ruoli e funzioni, con l’azione
e il conflitto sociale ridotti a strumenti funzionali all’allargamento
degli spazi di rappresentanza politica e non viceversa.
Ben vengano quindi non tanto gli amministratori illuminati che
intralciano e boicottano la nascita delle ronde, ma anche e soprattutto
coloro i quali avranno il coraggio di istituzionalizzare le ronde
popolari contro il razzismo, il carovita, il lavoro nero, le quali però
non nascono e si sviluppano per decreto ma nella forza del radicamento
sociale e nel coraggio di sporcarsi le mani.
La sfida sul terreno della tanto decantata democrazia partecipativa si gioca anche su questo terreno.
Si può anche scegliere di non intraprendere questo terreno di sfida,
vuoi per una valutazione dei rapporti di forza o per un principio
legalitario ancora molto solido nella sinistra anche radicale.
Ma anche in questo caso resta il problema di come contrastare e
combattere l’istituzione delle ronde para-governative, tenendo presente
che un’opposizione parlamentare nelle mani di Di Pietro o del PD
rischia di dare semplicemente un ulteriore contributo peggiorativo in
sede di conversione.
Le controronde anche su questo piano sono l’unico strumento a
disposizione per smacherare la presunta neutralità dietro la quale i
partiti di governo cercano di nascondere la loro matrice
politico-xenofoba, spacciandolola come sicurezza partecipata per il
bene comune: una vera e propria opera di profanazione, direbbe Agamben,
per tentare di inserirsi nel cuore dei meccanismi di riproduzione del
dispositivo, al fine di mostrarne non solo la falsità ma soprattutto la
matrice intrinsecamente politica da cui scaturisce.
Potete strarne certi, dinanzi a controronde sociali saranno gli stessi
benpensanti che oggi guardano con indifferenza e anche tacito consenso
all’istituzionalizzazione delle ronde che grideranno allo scandalo
contro questo “far-west” e si attiveranno in prima persona per
smantellare ogni sorta di ronda al di fuori della legalità.
Perchè la guerra tra i poveri la possono pur sempre fare, ed anzi in
tempi di crisi è anche da sollecitare, ma se qualcuno tocca i
privilegi, pur sempre la polizia bisognerà chiamare.
Francesco Caruso
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Commenti
collettivi univ... (non verificato)
Mar, 24/02/2009 - 19:25
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...pensieri... Giubbe Rosse:
Ape (non verificato)
Mar, 24/02/2009 - 19:26
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Non saprei, il terreno è
Anonimo (non verificato)
Mer, 25/02/2009 - 11:05
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Le Giubbe rosse una buona
Anonimo (non verificato)
Mer, 04/03/2009 - 22:23
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Io condivido molto poco di
Aldo (non verificato)
Sab, 07/03/2009 - 11:24
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Elezioni? Seguite Totò