LIBERAZIONE

Dopo il mancato rifinaziamento del fondo sull'editoria della manovra economica del governo Monti, diversi piccoli quotidiani dovranno chiudere o ridimensionarsi.

Tra questi c'è il NOSTRO gionale,LIBERAZIONE, anzi, il NOSTRO, chiude prima, fin dal 1 gennaio, questo perchè ci costerebbe troppo e il partito, editore unico, non riesce a supportare il deficit di 8000 euro giornalieri.

Questa decisione ha sollevato critiche, condanne, prese di posizione dure da parte anche sindacali. Il tenore è quello della condanna politica, i comunisti che licenziano, che chiudono, fino alla cattiveria del sindacato che tira in balo l'incapacità di essere editori.

Quello che mi sento di dire è che certe scelte sono dolorose, ma che vanno fatte per non affondare tutti insieme, la colpa non può essere imputata al partito. che si impegnerà in ogni sede per cercare di risolvere la situazione, ma la vera colpa è del governo che tenta di affossare le uniche voci critiche, di opposizione e di lotta.

Molti di quelli indignati oggi per la chiusura, sono tra quelli che manco lo compravano il giornale, perciò una prima risposta potrebbe essere quella degli abbonamenti e degli autofinanziamenti, poi una partecipazione alle proteste contro la decisone del governo di non rifinanziare.

Pubblico l'intevento di Paolo Ferre e la posizione dei lavoratori di LIBERAZIONE

111228liberazionePaolo Ferrero
Il governo Monti, in continuità con il governo Berlusconi, non sta solo attaccando le conquiste sociali, ma anche le conquiste democratiche. La conferma da parte di Monti del taglio - attuato da Tremonti - del fondo sull'editoria, fa parte di questo attacco e ci costringe a sospendere le pubblicazioni di Liberazione a partire dal 1° gennaio. Le cifre parlano da sole: nel 2010 il taglio del contributo è di circa 500.000 euro, nel 2011 - sapremo a fine 2012 la cifra esatta, perché il contributo viene erogato con un anno di ritardo - è di circa 2 milioni di Euro. Tagli enormi, insostenibili per un giornale come il nostro, che iniziò ad uscire 20 anni fa come settimanale. Questi provvedimenti non colpiscono solo Liberazione, ma anche un centinaio di altre testate che rischiano di chiudere, con la perdita di migliaia di posti di lavoro e una forte riduzione della democrazia nel paese. Basti pensare che oltre a Liberazione rischiano la chiusura il Manifesto e l'Unità. Il Presidente Mao diceva che uccidono più le pallottole di zucchero che quelle di piombo. Qui ci troviamo di fronte ad un sistematico perseguimento della distruzione della sinistra comunista che avviene attraverso misure burocratiche, non attraverso la repressione. Prima l'introduzione delle leggi elettorali maggioritarie, poi l'innalzamento dello sbarramento elettorale per le europee al 4%, oggi il taglio del fondo sull'editoria. Più la crisi avanza e il capitalismo evidenzia il suo fallimento e più provano ad ucciderci.


Questo attacco è tanto più odioso perché noi - partito, Liberazione, lavoratori - abbiamo fatto la nostra parte per quanto riguarda il taglio dei costi. Nel 2008, anno in cui fui eletto segretario e ultimo anno della direzione Sansonetti, la perdita di Liberazione fu di oltre 3 milioni e centomila euro. Nel 2009, primo anno della direzione di Dino Greco, la perdita scese a 1,6 milioni di euro. Nel 2010, la perdita sarebbe stata di 300.000 euro ma il taglio sopra ricordato operato da Berlusconi e Monti ci aggiunge altri 500.000 euro di perdita. Per il 2011, nonostante l'ulteriore riduzione dei costi che abbiamo operato, la perdita dovuta al mancato finanziamento pubblico salirebbe a 2 milioni di euro. Se il governo non avesse operato tagli, oggi, grazie all'azione di risanamento portata avanti con determinazione in questi anni, noi saremmo in pareggio o in lieve attivo.
In queste condizioni non si può tergiversare, pena il fallimento del giornale e del Partito, che di Liberazione è azionista unico.
La nostra azione deve quindi muoversi su tre direttrici:
In primo luogo la sospensione delle pubblicazioni dal primo gennaio. Una scelta dolorosa per il partito, i lettori, i lavoratori, ma assolutamente necessaria. Con i tagli di Monti nel 2012 il giornale ci costerebbe una ulteriore perdita di 8.000 euro per ogni numero che va in edicola. Banalmente, questi soldi non ci sono.
In secondo luogo proseguiremo l'azione politica nei confronti del governo, in due direzioni. Innanzitutto la costruzione di un fronte ampio di protesta e pressione al fine di ottenere il ripristino del fondo per l'editoria, già a partire dai fondi che saranno erogati a fine 2012 per l'anno 2011. Su questo terreno sono già state compiute varie azioni sia dal partito che dalla direzione e dai lavoratori di Liberazione. Si tratta di proseguire e intensificare questa azione di lotta e pressione e di allargarla coinvolgendo di più tutti i giornali interessati dal taglio. Inoltre stiamo operando con gli uffici governativi per ottenere la certezza che il finanziamento alla testata di Liberazione - sia pure ridotto - possa essere erogato anche se Liberazione dovesse uscire come settimanale o come quotidiano on line. Nel corso del mese di gennaio il governo ci ha garantito una risposta certa in modo da avere una base chiara da cui partire per decidere come proseguire la missione di Liberazione.
In terzo luogo abbiamo lanciato una campagna di sottoscrizione finalizzata al rilancio di Liberazione nella forma del quotidiano - cartaceo o on line - o del settimanale. Una volta avuta una risposta chiara del governo, a seconda della cifra che avremo raccolto a titolo di sottoscrizione, decideremo come procedere. E' infatti evidente che ogni prosecuzione di Liberazione non potrà dar luogo a nuovi deficit che nessuno può pagare.
A queste tre linee di lavoro se ne accompagna una quarta, legata alla eventuale disponibilità da parte dei giornali della sinistra di ospitare una pagina autogestita di Liberazione per tutto il periodo in cui il nostro non uscirà autonomamente.
Nell'auspicare che questa solidarietà militante tra testate di sinistra possa essere realizzata, vi chiediamo quindi di contribuire con la vostra sottoscrizione affinché Liberazione non muoia. Sarebbe un danno per la democrazia, un colpo alla sinistra e una perdita pesante di posti di lavoro. Non possiamo accettarlo, convinti come siamo che Liberazione abbia un utile compito da svolgere.

OCCUPY LIBERAZIONE. LE LAVORATRICI E I LAVORATORI DI LIBERAZIONE OCCUPANO LA REDAZIONE DEL GIORNALE

Occupazione aperta del giornale, perché Liberazione continui a vivere. E' questa la decisione dell'assemblea permanente di Liberazione riunita oggi per valutare in che modo proseguire la battaglia per la vita della testata e la difesa dei suoi 50 lavoratori. Dopo la rottura del tavolo sindacale, avvenuta ieri in seguito alla decisione unilaterale e irremovibile della Mrca spa (socio unico il Partito della Rifondazione comunista) di sospendere le pubblicazioni cartacee dal primo gennaio prossimo, l'obiettivo di giornalisti e poligrafici è quello di continuare a fare il giornale, continuando a lavorare tutti, come previsto dai contratti di solidarietà firmati a luglio. Se la Mrc non dovesse tornare sulle sue decisioni, ancora tre uscite su carta e poi il prodotto completo a disposizione dei lettori on line. Già stanotte un gruppo di lavoratori srotolerà i sacchi a pelo sui pavimenti della redazione di viale del Policlinico 131. Perché? Per un motivo simbolico: rimarcare il fatto che Liberazione non è proprietà privata di nessuno ma appartiene a una grande collettività, stratificata e composita, formata dai lettori, dai militanti di Rifondazione, da tutti quelli e quelle che il giornale hanno fatto negli anni, dai diversi direttori che lo hanno guidato (tra gli altri Luciano Doddoli, Luciana Castellina, Lucio Manisco, Sandro Curzi, Sansonetti, Greco), dai tantissimi pezzi di società e movimenti che il giornale ha raccontato (dal mondo del lavoro a Genova 2001, all'acqua pubblica, ai No Tav, ai No Ponte). E per un motivo pratico: per chiedere all'editore di riconsiderare le proprie posizioni e venire a costruire nel confronto almeno una soluzione-ponte di un mese, per farsi trovare ancora vivi dalla riforma e dagli stanziamenti del governo. La redazione è aperta. L'invito è a tutti coloro che hanno a cuore la stampa libera e vogliono portare solidarietà ai lavoratori: collegatevi, passate, scrivete, discutete, partecipate.

L'assemblea permanente di Liberazione Cdr e Rsu di Liberazione

in data:28/12/2011

 

 

COMUNICATO CONGIUNTO DELL'ASSEMBLEA PERMANENTE DI  LIBERAZIONE, DEL COMITATO DI REDAZIONE E DELLA RAPPRESANTANZA SINDACALE UNITARIA

CHI SCEGLIE DI CHIUDERE LIBERAZIONE?

Stop alle pubblicazioni del quotidiano e cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori, il tutto a partire dal 1 gennaio.
E’ questa la decisione irrevocabile che la Mrc, editore del quotidiano Liberazione, una Spa il cui socio unico proprietario è Rifondazione Comunista, ha comunicato questa mattina alla rappresentanza sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici di Liberazone, Cdr e Rsu, in occasione del secondo incontro del tavolo fissato presso la Fieg, la Federazione degli editori. Nessun progetto per il futuro, solo l’ipotesi di continuità del sito internet con due giornalisti, direttore e un poligrafico. E la generica promessa di un incontro a fine gennaio per “vedere cosa fare dopo” e per esplicitare “un progetto”, fatta ai poligrafici ma non ai giornalisti.
Da notare che le rappresentanze sindacali si sono presentate al tavolo con una proposta articolata di riduzione dei costi, compresi ulteriori interventi sul costo del lavoro, già fortemente ridotto negli ultimi anni, e di possibile aumento dei ricavi, per garantire la continuità del giornale cartaceo per affrontare questo breve periodo di incertezza. Questo senza abbandonare l’ipotesi di sviluppo del giornale online attesa per altro, in base agli accordi sindacali firmati, dall’editore entro settembre e invece mai presentata.
Le ipotesi avanzate dai lavoratori non sono nemmeno state prese in considerazione. L’azienda ha solo reiterato la propria decisione “irrevocabile” di sospendere le pubblicazioni dal 1 gennaio. Decisione sostanziata, prima dell’inizio di qualsiasi confronto sindacale, dall’annullamento dei contratti di stampa e distribuzione. Il tutto mentre si chiedeva a un’altra testata di ospitare una pagina di Liberazione: dandola così già per chiusa a trattativa sindacale invece appena iniziata.
I problemi economici ci sono, nessuno lo mette in dubbio, ma addossare tutta la responsabilità dell’uccisione della testata al governo Monti, specie in presenza di proposte concrete e praticabili da parte dei lavoratori, è un’interpretazione dei fatti che l’assemblea unitaria permanente di Liberazione non si sente più di avallare.
Qualcuno ha deciso a priori di chiudere Liberazione (e/o di ridurla a un sito ai minimi termini, tale da perdere la fisionomia di prodotto giornalistico degno di questo nome).
Qualcuno ha convocato un tavolo sindacale che non è mai stato tale, in cui il confronto non è mai nemmeno cominciato e che non aveva altra funzione che quella di strappare la firma delle organizzazioni sindacali a un provvedimento unilaterale di cassa integrazione a zero ore per tutti in assenza di prodotto. Un suicidio preventivo inspiegabile, a cui giornalisti e poligrafici non hanno nessuna intenzione di allinearsi.
L’iniziativa pubblica di denuncia e di lotta è appena cominciata, non ci arrendiamo. Abbiamo inaugurato oggi un fondo di solidarietà tra i lavoratori.
Resisteremo un minuto di più di coloro che vogliono dilapidare un patrimonio collettivo che non è loro proprietà privata: lettori e professionalità non si buttano dalla finestra. Nessuno, neanche Rifondazione Comunista, può permetterselo.

Assemblea permanente di Liberazione
Cdr e Rsu

Roma, 27 dicembre 2011

in data:27/12/2011

 

 

Dove:

Commenti

Ritratto di Anonimo

scusa Valter ma a chi bisogna credere, a Ferrero o a CDR e RSU?

Inoltre una curiosità,quante copie vende Liberazione? copie vendute in edicola.

Grazie ciao

Vladimiro

Ritratto di valter clemente

ognuno ha una sua ragione, Ferrero più degli altri, tutti concordano comunque nel ritenere responsabile il mancato rifinanziamento del fondo, fondo che probabilmente non servirebbe se tutti gli attori della carta stampata rispettassero le regole. oggi per permettere una pluralità di idee e dibattito politico questo fondo serve. non è solo Liberazione che ha problemi, ma Liberazione ne ha più di altri, è per questo che ha ragione Ferrero più di CDR e RSU, il PRC ultimamente vive grazie all'impegno quotidiano di militanti che si tassano, il famoso autofinanziamento, ha meno introiti di altri partiti perchè ha pochi eletti che versano quote sempre più alte dei loro contributi ( a parte qualcuno,  c'è sempre un qualcuno che pensa di essere lui l'eletto), perciò sostenere una anche piccola perdita,metterebbe in difficoltà tutto il partito. Perchè il PRC è l'editore unico di Liberazione, giornale che ha subito attacchi correntizi non indifferenti, sopratutto con la direzione Sansonetti che ha fatto perdere un gran numero di lettori.ora non ti so dire quante copie vende, mi erano arrivati gli ultimi dati, non li trovo forse sono in Federazione, comunque vende molto  meno del necessario per coprire le spese. ora se il Manifesto e l'Unità come hanno detto, ospitano la prima pagina e si potenzia il giornale on-line penso si possa prendere il tempo necessario per il rilancio che ritengo possibile. i compagni si stanno attivando per una campagna di autofinanziamento straordinario. penso che un giornale sia necessario, ma ritengo anche giuste le osservazioni di Luciana Castellina sulla possibilità di un trasferimento on-line.

ciao Auguri

Valter

Ritratto di Anonimo

Grazie della risposta,mi sento di condividere il commento di Nicotra qui sotto,più attuale e lungimirante,spiace notare che il male italico di addossare la colpa a qualcun'altro è endemico anche in Rifondazione.

Ma Sansonetti chi l'ha scelto?

Un felice 2012 anche a te Auguri!

Vladimiro

Ritratto di valter clemente

NICOTRA: LIBERAZIONE, ALCUNE PAROLE FUORI DAL CORO


Sono stato nel 1992 tra i sei giornalisti professionisti che costituivano la prima redazione di Liberazione. Le parole amare e crude che sto scrivendo le ho dette, inascoltato ed in rigorosa minoranza, da tre anni in ogni sede di partito in cui sono stato coinvolto . Per il legame fortissimo che mi lega a quella esperienza non le ho mai dette a cuor leggero e sempre nel rispetto di chi Liberazione la faceva uscire ogni giorno. Chi ha ucciso Liberazione? Ho una risposta diversa da quelle che circolano, l’una contro l’altra, in questi ultimi amari giorni di vita del nostro giornale. Non ho dubbi su chi l’ha uccisa : gli elettori. All’indomani della sonora sconfitta della Sinistra Arcobaleno (di nuovo un rimosso??) gli elettori avevano bocciato non solo un progetto politico ma anche il suo braccio comunicativo : l’unico quotidiano che sosteneva quella strana avventura politica. Per me non c’erano dubbi : una forza extraparlamentare non può permettersi un quotidiano politico che raggiunge a mala pena cinquemila lettori spolpando le residue risorse economiche del partito. Era capitato anche al Quotidiano dei Lavoratori che uscì solo per tre giorni dopo il mancato raggiungimento del quorum di DP ( che si presentava nel cartello di Nuova Sinistra Unita). Proponevo di chiudere Liberazione quotidiano cartaceo e di trasformarlo in settimanale e in quotidiano on line con tanto di radio e tv via web. In quella rovinosa sconfitta potevamo inventarsi forme nuove di comunicazione in grado di aumentare la superficie di contatto delle nostre idee con un maggior numero di persone. Suggerivo di guardare a cosa succedeva in Europa nella comunicazione alternativa e di sinistra e facevo notare che ormai nella tradizione classica del partito/ quotidiano nel vecchio continente rimaneva solo l’Humanitè (tra l’altro bruscamente ridimensionato nella sua parte cartacea e potenziato invece nella parte on line). Ma la rifondazione dei nostri modi di comunicare evidentemente, ma aggiungo io incredibilmente, non era all’ordine del giorno. Prima si è usata Liberazione, quella di Sansonetti, contro il progetto politico scelto democraticamente dagli iscritti ed iscritte di non sciogliere Rifondazione Comunista. Poi mi si è spiegato che se non facevamo uscire il giornale ci rimettevamo economicamente (ma intanto vendevamo le sedi di partito e nelle direzioni nazionali eravamo costretti a votare diversi salvataggi economici del giornale). Poi Berlusconi prima , Monti dopo non avendo in alcun modo a cuore la libertà d’informazione hanno falcidiato fino ai minimi termini il fondo sull’editoria sulle quale fondavamo le residue speranze di far vivere un quotidiano di otto pagine che chiudeva in redazione alle 19.30 raggiungendo solo una parte dell’edicole del Paese. Il segretario Paolo Ferrero ha spiegato molto bene quello che il partito ha fatto per far sopravvivere Liberazione come quotidiano e a questa parte di storia non ho niente da aggiungere.
Rimane il mio cruccio che in tutta questa vicenda non si sia mai posto sul serio il problema di quale comunicazione avevamo bisogno, se l’impresa che con Doddoli iniziammo ormai quasi venti anni fa aveva ancora un senso , nel mondo di internet, di facebook, di twuitter. Per intenderci una esperienza come www.controlacrisi.org ha una platea di lettori molto superiore a quella di Liberazione, eppure il partito ci ha investito poco o niente.
Pur ritenendomi un comunista libertario, alla disciplina di partito e alle decisioni collegialmente assunte mi sono sempre attenuto. Il partito decideva che Liberazione quotidiano doveva vivere e come un soldatino ho obbedito partecipando alle cene di sottoscrizione, alle campagne di autofinanziamento, avendo l’onore di scriverci ogni volta che mi è stato chiesto. Ho solidarizzato con i lavoratori e sostenuto ogni iniziativa che ne limitasse il disagio.
Non posso però non insorgere davanti ai maldestri tentativi di questi giorni di addossare sul partito le responsabilità della chiusura di Liberazione. Mi incazzo letteralmente quando leggo che qualcuno, strumentalmente, mette in contraddizione il Prc che solidarizza con i lavoratori delle aziende in lotta con la decisione di chiudere, a causa dei tagli di Monti, l’esperienza del quotidiano cartaceo.
Allora è utile ricordare le cose che sono scritte all’inizio di questo articolo : a decretare la morte di Liberazione quotidiano cartaceo sono stati gli elettori che ci hanno severamente punito il 14 e 15 aprile 2008. Di fronte a quella catastrofe politica l’idea di rimanere uguali a se stessi è stato un grave errore. Come per il Prc anche per Liberazione è arrivato il tempo di ripensare se stessi e diventare maggiormente utili socialmente. C’è un grande patrimonio di saperi, esperienze e inchieste da non disperdere e che meritano di arrivare ad un pubblico più vasto e non solo di nicchia. Ragioniamo di una Liberazione settimanale , più aderente anche ai bisogni militanti del partito e di un quotidiano on line al quale affiancare radio e tv via web. Liberazione può e deve vivere . Innoviamoci e impegniamoci insieme per questo obiettivo.